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Lavoro e sicurezza

Sommerso nell'edilizia: i sindacati lanciano l'allarme-cantieri
cantiere

30 marzo 2009. Lavoro nero, meccanismi distorto di assegnazione delle gare, logica del massimo ribasso e catene di appalti e sub-appalti: la denuncia di Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli infortuni sul lavoro

ROMA - Incidenti sul lavoro: non una fatalità e neppure il prezzo da pagare alla complessità del processo produttivo, ma il risultato della mancata osservanza delle più elementari misure di prevenzione. I sindacati Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil hanno presentato alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli infortuni sul lavoro un documento congiunto contenente una serie di proposte per arginare il fenomeno degli incidenti nel settore delle costruzioni. L'idea cardine è quella di creare una concorrenza fra le imprese basata su fattori di qualità e innovazione e non una lotta senza quartiere fondata sull'abbassamento dei costi, l'evasione contributiva, il lavoro nero e l'elusione delle normativa di sicurezza.

Tra le proposte presenti nel documento figurano la necessità di disciplinare l'accesso alla professione imprenditoriale e di individuare soluzioni che consentano l'assegnazione degli appalti secondo il meccanismo dell'offerta economicamente più vantaggiosa, ma anche l'idea di consolidare l'esperienza del Durc (Documento unico di regolarità contributiva), incentivare la regolarità delle imprese attraverso sistemi di riduzione degli oneri fiscali, garantire parità di condizioni fra lavoratori immigrati e italiani, rafforzare ed estendere la presenza dei rappresentanti territoriali per la sicurezza e incrementare la formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Ma cosa accade attualmente nei cantieri? Il documento presentato alla Commissione di inchiesta apre uno spaccato poco rassicurante sul lavoro edile e le sue zone d'ombra. Secondo i sindacati edili, infatti, gli elementi più critici sono soprattutto il meccanismo distorto di assegnazione degli appalti, la logica del massimo ribasso e la lunga catena dei subappalti e sub-contrattazioni di servizi, noli e forniture. Un secondo (ma non secondario) fattore di criticità è poi determinato dal massiccio ricorso al lavoro nero e irregolare. Nonostante il Durc abbia fatto emergere circa 200mila lavoratori irregolari - si legge nel documento - in alcuni casi la presenza del lavoro sommerso raggiunge anche il 35-40% della manodopera complessiva. Una situazione, quest'ultima, che non riguarda soltanto alcune realtà meridionali caratterizzate da forte disoccupazione ma anche città come Roma e Milano che, almeno fino ai mesi scorsi, potevano vantare tassi di disoccupazione a livello europeo.

A peggiorare la situazione c'è poi il caporalato, che interessa soprattutto i lavoratori stranieri. Gli immigrati rappresentano mediamente il 25-30% dei lavoratori regolarmente iscritti alle Casse edili - sottolineano Feneal, Filca e Fillea - ma nelle città del Centro Nord costituiscono spesso il 40-50% dei lavoratori regolari. Un'ulteriore causa di sfruttamento esasperato dipende poi dal cosiddetto "distacco di lavoratori nell'ambito di una prestazione di servizi", un meccanismo che consente di importare temporaneamente in Italia lavoratori di altri Stati. Anziché godere delle tutele e dei diritti degli edili italiani questi lavoratori sono ricattati e sottopagati. Infatti - si legge ancora nel documento - questo meccanismo di ingresso in Italia, in deroga alle quote previste dal decreto flussi e senza tetti, comporta spesso consistenti risparmi previdenziali rispetto alla manodopera italiana grazie al pagamento dell'obbligo contributivo nel Paese di origine, che risulta ovviamente più basso. Il risultato per i sindacati è un eclatante fenomeno di sfruttamento che ricade non solo sui salari, con edili stranieri pagati un quinto rispetto ai colleghi italiani, ma anche sulla sicurezza con un abbassamento del livello di guardia e conseguente crescita degli infortuni anche gravissimi.