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Il no definitivo della cassa dottori commercialisti all’unione con quella dei ragionieri

Incontro infruttuoso e definitivo quello del 7 aprile 2010 tra le Casse di dottori commercialisti e ragionieri. A decretare l'impossibilita` di un percorso previdenziale comune fra le due professioni e` un documento della Cnpadc, guidata da Anedda, inviato ai delegati territoriali e al Consiglio nazionale di categoria. L’elaborato certifica la perdita costante di iscritti alla Cassa dei ragionieri. La situazione descritta preannuncia il rischio che entro i prossimi vent'anni l'ente dei ragionieri non riesca, neppure attraverso la liquidazione del relativo patrimonio, a far fronte agli impegni pensionistici maturati al 31 dicembre 2003 col sistema retributivo. Viene rilevato, inoltre, in formazione un progressivo deficit anche sulla gestione previdenziale a contributivo.

In una riunione con i principali sindacati - Aidc, Adc, Andoc e Ungdcec - il Consiglio di amministrazione della Cassa di previdenza dei dottori commercialisti ha incassato il totale accordo con quanto dichiarato.

In completo disaccordo il presidente Saltarelli, Cassa ragionieri, che torna a ripetere le sue ragioni affermando che non si tratta di una novita` la chiusura dei dottori che non vogliono basarsi su una piattaforma omogenea che darebbe altri risultati.

Intanto l'approvazione della mini riforma previdenziale, che ha lo scopo di dare la possibilita` alle Casse di erogare pensioni piu` adeguate agli iscritti permettendo la manovrabilita` del contributo integrativo, e` stata rimandata. E' stato invece approvato l’emendamento per concedere l’indennita` di maternita` ai papa` professionisti.