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Ok della bicamerale al decreto premi e sanzioni. numerose le polemiche


Dopo l’ok della Bicamerale, il decreto legislativo su premi e sanzioni per gli amministratori locali (ottavo tassello del federalismo fiscale) approda in Consiglio dei ministri per l’esame finale.

Il decreto legislativo per le Regioni e gli Enti locali, prevede alcuni passi importanti:

- la rimozione dell'amministratore (governatore, sindaco, presidente di provincia) che porta l'ente locale al dissesto. La rimozione del governatore per “grave dissesto finanziario” comporta una responsabilità politica dello stesso che così non potrà essere rieletto per 10 anni ad alcuna carica pubblica elettiva. La decadenza automatica scatterà anche, per accertate responsabilità, nei confronti di direttori generali, amministrativi e sanitari delle aziende sanitarie e dei responsabili degli assessorati competenti. Ai fini di una maggiore trasparenza nella gestione amministrativa, i governatori saranno tenuti, novanta giorni prima della scadenza della legislatura, a redigere una relazione di fine mandato in cui andranno evidenziate le azioni intraprese per contenere la spesa sanitaria e la situazione economico-finanziaria dell'ente;
- l’introduzione del principio dei costi e dei fabbisogni standard per i ministeri con la possibilità che i ministri, nel caso in cui non rispettino l'equilibrio dei conti e si discostino troppo dai fabbisogni standard delle amministrazioni centrali, possano essere soggetti a sanzioni fino alla sfiducia individuale, che l’articolo 94 della Costituzione mette a disposizione della Camera. Il Governo, a tal proposito, è chiamato a valutare la possibilità di prevedere l’incandidabilità del ministro sfiduciato per 10 anni da tutte le cariche pubbliche;
- l’approvazione delle nuove sanzioni per chi non rispetta il patto di stabilità. In particolare, a partire dal 2010, gli enti che non riusciranno a garantire gli obiettivi minimi di finanza pubblica si vedranno tagliati fuori anche dal fondo di riequilibrio. Inoltre, sono previste altre penalità, come il taglio del 30% delle indennità e gettoni, la stretta sulla spesa corrente e il blocco di indebitamento e assunzioni.

Il voto ha già alimentato numerose polemiche non solo da parte delle opposizioni parlamentari, che hanno annunciato di presentare a settembre una mozione “per chiamare il Governo a rispondere del fallimento dell'intero processo del federalismo", ma anche da parte delle stesse Regioni e Province. Il provvedimento è stato accusato di essere addirittura “non costituzionale” dalle autonomie locali, dato che il suo combinato disposto con la manovra correttiva di luglio sta rischiando di rendere difficile se non del tutto impossibile per molti “restare in equilibrio di bilancio”.
Anche da parte dei sindaci vi è stata un’accoglienza negativa. Dall’Anci fanno sapere che il giudizio sul decreto non può che restare negativo.

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