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Stop al “valore normale”

Il Governo ha presentato al Senato un pacchetto di emendamenti alla legge Comunitaria del 2008, che verrà discusso la prossima settimana alla commissione Politiche comunitarie, con il quale si intendono annullare tutte le modifiche normative introdotte nel decreto legge n. 223/2006. Questo decreto aveva ampliato i poteri di rettifica degli uffici, stabilendo che la prova di esistenza di attività non dichiarate poteva essere stabilita sulla base del valore normale dei beni nelle ipotesi di cessioni aventi per oggetto beni immobili oppure in caso di costituzione o trasferimento di diritti reali di godimento. Con il nuovo intervento, invece, il legislatore vuole cancellare il riferimento ai valori di mercato, fissati periodicamente dall’agenzia del Territorio, negli accertamenti sulle compravendite immobiliari. In pratica, se l’emendamento dovesse essere recepito, negli accertamenti immobiliari, il primo effetto sarà quello di togliere al Fisco il potere di rettificare il corrispettivo della cessione sulla base unicamente della divergenza con il valore normale. Per le compravendite di immobili, le presunzioni automatiche del Fisco tornerebbero così ad essere presunzioni semplici e dovranno essere dimostrate dall’ufficio. Gli automatismi nei controlli si fermeranno di conseguenza ai soli valori catastali, che viaggiano intorno al 15-20% del valore reale. In questo modo, perderanno valore anche i colpi inferti dalla Commissione europea, che prima dell’estate aveva messo in mora l’Italia contestando proprio la possibilità di calcolare le imposte (soprattutto l’Iva) sulla base di un indicatore stimato invece che sulla base del valore indicato in fattura. Il colpo potenziale per il Fisco potrebbe essere durissimo, come si evince dai dati riferiti al 2007 – anno di esordio del nuovo indicatore in campo fiscale – che evidenziano una crescita degli accertamenti da parte dell’Agenzia del +212% rispetto ai risultati ottenuti l’anno precedente basandosi esclusivamente sul valore catastale.


Altre novità contenute negli emendamenti alla legge Comunitaria del 2008 riguardano l’innalzamento, da parte dell’Esecutivo, a 10mila euro della soglia al di sotto della quale le operazioni effettuate da soggetti assimilabili a consumatori finali non sono considerate acquisti intracomunitari e diventano imponibili. Inoltre, sale a 35mila euro anche il limite al di sotto del quale le operazioni di rappresentanti di altri Paesi Ue in Italia nei confronti di consumatori finali non sono più considerate intracomunitarie. Per quanto riguarda i fondi pensione, la tassazione dei fondi non italiani sarà allineata a quanto previsto per le gestioni nazionali e l’aliquota calerà all’11%. Sul fronte del gioco illegale (stimato in 2 miliardi di euro), si torna a ribadire la necessità dell’attivazione di un “portale unico” per le scommesse on-line. Saranno, inoltre, rese disponibili 200 nuove concessioni da assegnare in funzione delle esigenze che proporrà il mercato. Le maggiori entrate legate alle innovazioni apportate nel settore dei giochi verranno utilizzate per finanziare una nuova fase dell’operazione “social card” e per compensare le minori entrate derivanti – come detto sopra – dalla riduzione all’11% della aliquota dei fondi pensione.