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Il fisco spinge sulle fusioni

Comunità europea, Governo e associazioni di categoria spingono le aziende ad unire le forze. L’accorpamento di due o più realtà aziendali conviene. È quanto emerge dalle recenti misure varate dal Legislatore volte ad incentivare la crescita dimensionale delle imprese. Un intervento in tale direzione è, ad esempio, quello recato dal decreto legge 5/2009 di conferma delle disposizioni sul bonus aggregazioni della legge 296/2006: ai soggetti risultanti da operazioni di fusione, scissione o conferimento d’azienda attuate nel 2009 vengono riconosciuti gratuitamente i maggiori valori attribuiti ai beni strumentali materiali e immateriali per un ammontare complessivo non superiore a 5 milioni di euro. Requisito necessario è che l’impresa risultante (e non anche le imprese partecipanti) sia una società di capitali. Una novità in tema proprio di requisiti è rappresentata dalla norma, sempre del Dl incentivi, che prevede che il requisito dell’indipendenza tra le imprese partecipanti alle citate operazioni di aggregazione viene meno nel caso di soggetti legati tra di loro da rapporti di partecipazione superiori al 20%.


Altri provvedimenti finalizzati alla concentrazione delle imprese sono: la reintroduzione dei distretti produttivi (un insieme di imprese legate tra di loro da vincoli territoriali, produttivi o dalla condivisione comune di know-how, che formano un unico sistema imprenditoriale) e delle reti di imprese (una forma di coordinamento contrattuale tra più imprese che vogliono aumentare la loro “massa critica” e avere maggiore forza sul mercato senza doversi fondere o unirsi sotto il controllo di un unico soggetto).