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Registri infortuni da abolire

Attesa l’abolizione del registro infortuni dopo l’introduzione, ad opera del Decreto legislativo in materia di sicurezza, della comunicazione degli infortuni con assenza superiore ad un giorno e nell’ottica della semplificazione già iniziata dall’attuale Governo.

E’ prevista per il 16 maggio, infatti, l’introduzione della nuova comunicazione all’INAIL, o all’IPSEMA, in relazione alle rispettive competenze, a fini statistici e informativi, dei dati relativi agli infortuni sul lavoro che comportino un’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento e, a fini assicurativi, le informazioni relative agli infortuni sul lavoro che comportino un’assenza dal lavoro superiore a tre giorni (art.18 comma 1 lettera r) del Dlgs n. 81/08 rinviato al 16 maggio dal cd “mille proroghe” convertito in legge il 24 febbraio).


*Le regole sul registro infortuni*


Il libro infortuni, istituito dal DPR 24//7/55 n. 547, è il documento aziendale nel quale sono annotati cronologicamente tutti gli infortuni accaduti ai lavoratori che comportano un’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento. La tenuta di tale registro è obbligatoria in tutte le aziende nelle quali siano occupati prestatori di lavoro subordinato o soggetti ad esso equiparati Il registro degli infortuni prima di essere messo in uso, deve essere presentato alla ASL competente per territorio, che controllerà la numerazione progressiva delle pagine, contrassegnando ogni foglio, dichiarando nell’ultima pagina il numero dei fogli che lo compongono e la data del rilascio.

In cambio la ditta dovrà versare obbligatoriamente una somma che si aggira intorno agli 11.00 euro ( la cifra varia da regione a regione).



*Perché il registro infortuni è inutile?*


Perché l’annotazione dell’infortunio sul libro non è altro che una ripetizione a oltranza di notizie già in possesso degli Organi di Polizia, dell’Asl e dell’Inail con documentazione assolutamente veritiera e incontestabile e che rimane inalterata nel tempo.

Infatti quando si verifica un evento infortunistico sul lavoro, il lavoratore si reca al pronto soccorso o comunque in una struttura Ospedaliera la quale, visitato il paziente e accertato il danno, rilascia il primo certificato. Nella stessa sede lo stesso evento viene annotato dal posto di Polizia della struttura. Dopodiché viene inviata telematicamente dal datore di lavoro la denuncia dell’Infortunio all’Ente di competenza (Inail) stampando peraltro per i propri archivi la documentazione prodotta e con la data di ricezione da parte dell’Istituto.

A questo punto il lavoratore viene chiamato a visita dai medici dell’Inail che accerteranno ancora una volta la gravità dell’Infortunio producendo ulteriore documentazione che sarà consegnata dal lavoratore al datore di lavoro che la utilizzerà per elaborare il cedolino paga e poi la depositerà nella pratica della ditta e del dipendente o comunque in archivio per cinque anni.


*Conclusioni*



Insomma, alla fine della trafila si avrà una tale mole di documentazione certa e veritiera che sembra esagerato e inutile riversare anche su un registro che niente aggiunge e nulla toglie alla documentazione acquisita.

Si aggiunga infine che per la mancata tenuta e conservazione del registro è stabilita a carico del datore di lavoro una sanzione amministrativa di non poco conto inasprita esageratamente dalla legge 296/2006 che ha quintuplicato le sanzioni previste per tali violazioni.
Questi passaggi che certificano inequivocabilmente date e diagnosi dell’infortunio saranno a breve (dal 16 maggio 2009) anche riepilogati nella denuncia d’infortunio con invio obbligatorio anche per gli infortuni con prognosi di durata superiore a un giorno.

Ci aspettiamo quindi che il legislatore, nell’ottica della semplificazione burocratica o presunta tale (vedi libro unico), si soffermi un attimo a valutare il caso di mandare in pensione il più inutile fra i libri obbligatori: il libro o registro degli infortuni.


Nestore D'Alessandro