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Detassazione, decreto da rifare

Detassazione dei premi di produttività: un decreto in ritardo di 5 mesi che lascia delusi i lavoratori riducendo la platea dei beneficiari, penalizza la produttività, non porta sviluppo e crea incertezza operativa.

Detassazione dei premi di produttività: un decreto in ritardo di 5 mesi che lascia delusi i lavoratori riducendo la platea dei beneficiari, penalizza la produttività, non porta sviluppo e crea incertezza operativa. Dopo le continue richieste e sollecitazioni dei Consulenti del lavoro, è stato finalmente pubblicato il DPCM che sblocca per il 2012 la detassazione, definendo il limite massimo assoggettabile a imposta sostitutiva del 10% e il limite massimo di reddito annuo da lavoro dipendente, oltre il quale non è possibile usufruire della detassazione.

Dal nuovo DPCM, nonostante il finanziamento di 830 milioni, arriva un taglio molto consistente al limite massimo detassabile che passa da 6.000 euro degli anni precedenti a 2.500. Anche il limite massimo di reddito annuo (2011), oltre il quale il lavoratore non potrà accedere, subisce una drastica riduzione: da 40.000 a 30.000 euro. Questo significa che si riduce la platea degli aventi diritto: i dipendenti del settore privato.

E il cospicuo taglio arriva proprio in questo momento in cui sono necessari provvedimenti per lo sviluppo. Imporre questi nuovi ristretti limiti rappresenta, secondo i Consulenti del lavoro, un'occasione persa, perché il decreto non fornisce di certo una spinta ai consumi, non incentiva la tanto auspicata crescita e, non da ultimo, fa venire meno l'interesse dei datori verso la contrattazione decentrata.

5 mesi senza poter detassare ha già creato una inevitabile contrazione dei consumi. L’assenza dell’emanazione del decreto contenente i limiti di applicazione dell'imposta sostitutiva, infatti, ha portato non pochi problemi a datori e lavoratori. Una situazione di stallo, durante la quale i datori sono stati costretti a sospenderne l'applicazione, nonostante avessero già firmato gli accordi come richiesto dalla norma e già predisposto budget contando sulla riduzione fiscale. Ma sono i lavoratori i veri svantaggiati: le somme potenzialmente detassabili (ad esempi sulle ore straordinarie) sono state tassate con le ordinarie aliquote anziché al 10% diminuendo il netto in busta paga.

Ora si può iniziare con l'applicazione concreta ed effettuare i conguagli a fine anno o a fine rapporto di lavoro per le somme corrisposte fino ad oggi e tassate ordinariamente. Se il datore ha già provveduto a tassare al 10% le somme corrisposte, ma il lavoratore ha superato i nuovi limiti, dovrà attivare il ravvedimento operoso. E’ auspicabile, visto il ritardo del provvedimento, un intervento che preveda la possibilità di versare senza sanzioni.