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Firmati i decreti sulle rinnovabili accolte solo in parte le richieste

Definiscono i nuovi incentivi per l'energia fotovoltaica (Quinto conto energia) e per le altre fonti (idroelettrico, geotermico, eolico, biomasse, biogas). Ma non chiudono le polemiche. Ecco perché di ANTONIO CIANCIULLO

DOPO 9 mesi di attesa, i decreti sulle rinnovabili, più volte annunciati, sono stati firmati dai ministri dello Sviluppo economico Corrado Passera, dell'Ambiente Corrado Clini e dell'Agricoltura Mario Catania. Definiscono i nuovi incentivi per l'energia fotovoltaica (Quinto conto energia) e per le altre fonti (idroelettrico, geotermico, eolico, biomasse, biogas). Ma non chiudono le polemiche. Per il governo rappresentano un freno alla spesa e un passo concreto in direzione del superamento degli obiettivi europei. Per le associazioni di settore sono invece un colpo definitivo al sistema di incentivi che aveva permesso all'Italia di recuperare in pochi anni le posizioni perdute.

"Buona parte dei miglioramenti richiesti dalle Regioni è stata accolta", commenta Corrado Clini. "In particolare è stato portato da 12 a 20 chilowatt il limite oltre il quale gli impianti devono essere iscritti a un registro. I 20 chilowatt sono la fascia che permette anche a una piccola officina di mettersi i pannelli sul tetto per autoprodurre l'energia di cui ha bisogno. Questo vuol dire dare spazio alla cosiddetta generazione diffusa, cioè alla moltiplicazione dei piccoli e piccolissimi produttori".

Il ministro dell'Ambiente sottolinea inoltre che sono stati recuperati gli incentivi, in un primo tempo soppressi, per gli impianti fotovoltaici nelle zone degradate e per sostituire con i pannelli fotovoltaici i tetti in amianto.

Anche per il solare termodinamico, quello che concentra il calore con gli specchi, sono previsti
meccanismi di facilitazione che soddisfano gli imprenditori. "Il decreto offre gli strumenti per far crescere una tecnologia molto innovativa di cui l'Italia possiede le chiavi sia dal punto di vista della ricerca che della capacità produttiva", afferma Gianluigi Angelantoni, presidente di Anest, l'associazione di settore.

"Il legno storto non si raddrizza: questi decreti, anche se contengono singoli elementi positivi, erano nati male e si sono conclusi male", replica il senatore Francesco Ferrante, responsabile Pd per i cambiamenti climatici. "Il bonus per l'amianto è estremamente ridotto e il limite di potenza incentivata non permette di applicarlo ai capannoni industriali. Inoltre il tetto dei 20 chilowatt è troppo basso: le Regioni avevano chiesto di arrivare a 100 chilowatt. La verità è che questo governo ha deciso di non sostenere il settore delle rinnovabili abbandonandolo a metà strada: un pessimo segnale per lo sviluppo del paese".

Dura anche la protesta dell'Anev, l'associazione dei produttori di eolico. "Proprio mentre l'International Energy Agency rendeva pubblico il rapporto in cui si prevede una formidabile crescita delle rinnovabili nei prossimi 5 anni, con l'eolico che rappresenta la fonte maggiore dopo l'idroelettrico, il governo ha varato i decreti che mettono il settore in ginocchio", accusa il presidente Simone Togni. "In questo modo si impedisce la nascita di un mercato veramente concorrenziale, si fa salire il prezzo dell'energia e si mettono a rischio decine di migliaia di posti di lavoro".

Dal punto di vista degli incentivi, le richieste delle Regioni sono state parzialmente accolte con un ampliamento del budget di spesa per un totale di 500 milioni di euro annui suddivisi tra fotovoltaico (200 milioni) e non fotovoltaico (300 nilioni). Il nuovo sistema entrerà in vigore 45 giorni dopo il superamento (previsto per fine settembre) della soglia di 6 miliardi di incentivi per il fotovoltaico, e il primo gennaio 2013 per il non fotovoltaico (per il quale è previsto comunque un periodo transitorio di 4 mesi).

"Ha vinto la burocrazia: il che vuol dire che aumenteranno i costi per i produttori e per i cittadini", obietta Massimo Sapienza, l'animatore del movimento Sos Rinnovabili. "E' paradossale che mentre si continua a parlare di tagli alle spese superflue se ne aggiungano altre rendendo obbligatori registri perfettamente inutili. Noi avevamo proposto di arrivare agli stessi obiettivi di contenimento della spesa con il metodo tedesco, cioè con l'abbattimento automatico degli incentivi man mano che si raggiungono determinati livelli di produzione: un metodo semplice e molto sicuro, capace di rendere il mercato fluido. Come per la vicenda degli esodati il governo ha rifiutato il dialogo, non ha accettato un confronto sui numeri, si è arroccato in difesa. Non è la strada per far crescere il paese".

(06 luglio 2012)