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Record di investimenti mondiali in energia rinnovabile

Carlo Lavalle
Gli investimenti globali nelle fonti rinnovabili hanno raggiunto un nuovo livello record di 257 miliardi di dollari nel 2011 malgrado la recessione. Il tasso di crescita però rallenta quando sarebbe invece necessario intensificare i finanziamenti per approdare il più velocemente possibile alla green economy di fronte alla prospettiva di un inasprimento dei cambiamenti climatici.

Rispetto al 2004, secondo il rapporto “Global Trends in Renewable Energy Investments” a cura del Programma Ambientale delle Nazioni Unite (Unep), pubblicato martedì 11 giugno contemporaneamente al “Global Status Report 2012” di REN21, il volume degli investimenti è aumentato di sei volte, segnando peraltro un più 17% in riferimento al 2010, mentre è quasi raddoppiato in confronto al 2007, anno che precede l'inizio della crisi economica internazionale.

Stati Uniti e Cina sono i due paesi che hanno investito maggiormente nelle energie rinnovabili. In particolare, gli investimenti statunitensi hanno continuato a crescere (+ 57%) anche in presenza del boom dello shale gas, e nonostante la mancanza di indirizzi chiari in tema di politica energetica. Alla Cina spetta comunque il primato con 52 miliardi di dollari investiti in tecnologia pulita, senza considerare il grande idroelettrico. Gli Stati Uniti seguono con 51 miliardi di dollari ma l'Unione europea con 101 miliardi rimane la regione con la quota più alta di investimenti nel 2011 (+ 10% rispetto all'anno precedente). Notevole anche lo sviluppo in India dove l'investimento verde, pari a 12 miliardi di dollari, aumenta del 62%, il più alto grado di espansione a livello mondiale.

La fonte più finanziata è l'energia solare - i cui prezzi sono scesi sensibilmente a causa della forte competizione tra produttori - che ha superato di slancio l'eolico. Nel complesso, il settore solare ha attratto fondi per 147 miliardi di dollari - circa il doppio di quelli ottenuti dal vento, scesi del 12% a 84 miliardi - il che tradotto in percentuale costituisce un balzo in avanti degli investimenti del 52%. Dietro questo spettacolare risultato, come evidenziato nel documento dell'Unep, c'è il boom delle installazioni di pannelli fotovoltaici su tetti in Italia e in Germania, la rapida diffusione di impianti su piccola scala dalla Cina al Regno Unito e la realizzazione di progetti di solare a concentrazione di grandi dimensioni in Spagna e Usa.

Sul piano generale, in molti paesi le fonti rinnovabili, che diminuiscono peraltro il gap relativamente agli investimenti lordi per combustibili fossili, non rappresentano più soltanto un settore di nicchia ma sono diventate un segmento significativo e crescente dell'offerta di energia. Nel corso del 2011 si è assistito ad un continuo aumento in tutti i settori di uso finale. Di pari passo le tecnologie pulite hanno conquistato nuovi mercati estendendosi in paesi finora toccati solo marginalmente dal fenomeno. Oggi l'energia rinnovabile arriva a coprire il 16, 7% dei consumi finali mondiali, con una parte importante della quota totale costituita da biomassa tradizionale, utilizzata principalmente per attività di riscaldamento e cottura nelle aree rurali delle nazioni in via di sviluppo, e un'altra rappresentata da una moderna componente tecnologica, in fase di ascesa.

Per quanto concerne il settore elettrico, il 44% della nuova capacità installata deriva da fonti rinnovabili, grande idroelettrico escluso, grazie a cui si produce il 20, 3% di elettricità mondiale, idroelettrico compreso. Tra i primi sette paesi al mondo per produzione di elettricità da energia rinnovabile, insieme a Cina, Usa, Germania, Spagna, India e Giappone, si trova l'Italia che per giunta si piazza al terzo posto se considerato il consumo pro capite.

Nondimeno, questo processo di crescita non è privo di contraddizioni e indolore. Crisi economica e riduzione degli incentivi hanno messo in difficoltà diverse aziende alcune delle quali sono state costrette chiudere l'attività, come nel caso di cinque importanti imprese produttrici di energia solare negli Stati Uniti e in Germania, o ad avviare dolorosi programmi di ristrutturazione. Gli investitori, d'altro canto, hanno sofferto l'incertezza mostrata dai governi europei e statunitense sulle politiche di sostegno.

Per Achim Steiner, direttore esecutivo dell'Unep, siamo davanti ad una situazione di “eccesso di capacità produttiva in alcuni settori delle energie rinnovabili, segnatamente nel solare” che fornisce opportunità per allargare il mercato grazie a costi bassi prima impensabili dei quali si giovano soprattutto le popolazioni svantaggiate che hanno poco o nessun accesso a servizi energetici moderni. Indebolendo tuttavia il supporto pubblico il rischio è che la transizione verso l'economia verde possa subire una battuta d'arresto proprio nel momento in cui è stata intrapresa una trasformazione decisiva.