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Il problema amianto

IL PROBLEMA AMIANTO

Dati recenti dell’ISTAT riportano che la quantità di lastre di cemento-amianto messe in opera nell’ultimo trentennio in Italia sia variabile tra 2 e 3 miliardi di mq. L’estensione delle superfici di coperture sono valutabili nell’ordine di qualche milione di mq per le grandi città.

L’associazione delle imprese del settore, riferisce che negli anno 1995-96 alcuni milioni di mq di lastre di eternit sono state rimosse, per un totale di circa 85.000 tonnellate di rifiuti pericolosi prodotti e circa un quinto del totale bonificate con diverse tecniche come con incapsulamento o sopracopertura.

Studi epidemiologici effettuati a partire dagli anni cinquanta, non solo confermano l’esistenza di un nesso causale tra esposizione ad amianto e di patologie ad esso riconducibili, ma stabiliscono sia una stretta relazione tra amianto e mesotelioma, il tumore maligno della pleura, sia l’intervallo di tempo che intercorre tra l’inizio dell’esposizione e la comparsa di questa neoplasia che risulta essere all’incirca 15-20 anni.

Le proiezioni per il futuro hanno messo in evidenza un aumento progressivo dei tassi di mortalità, in particolare in Italia, dove i carcinomi polmonari attribuibili all’amianto sono attualmente 1000-1500 per anno e si presume aumenteranno fino a 20-30000 nei prossimi dieci anni tra le persone precedentemente esposte nell’ambiente di lavoro o nell’ambiente di vita.

Da questi pochi dati, si desume che il problema delle coperture in cemento amianto è vasto e complesso, che avrà ancora una lunga vita. Accanto a provvedimenti di carattere normativo, occorre dunque rilanciare la ricerca scientifica, finalizzandola peraltro verso i diversi aspetti del problema amianto. A tal proposito, nell’ambito delle diverse attività di ricerca il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e l’ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e Sicurezza del Lavoro) che da tempo collaborano in questo specifico settore, hanno promosso una giornata dedicata al problema amianto: le coperture in cemento amianto, che si è tenuta a Roma il 15 giugno 2005.

Nell’ambito della manifestazione sono stati affrontati argomenti relativi ai diversi aspetti dalla ricerca medica e chimica per la prevenzione ed il trattamento delle patologie da amianto, all‘identificazione di una scala di patogenicità delle fibre di amianto. Inoltre, sono stati illustrati i primi risultati di alcuni studi per la messa a punto di nuovi metodi di inertizzazione di materiali contenenti amianto, nonché presentati nuovi sistemi di monitoraggio per una valutazione del rischio amianto in strutture che lo contengono, non per ultimo, il comportamento in discarica dei rifiuti di amianto non solo a breve e a lungo termine considerando l'impatto ambientale dello smaltimento in discarica anche a lunghissimo termine.

La manifestazione è stata l’occasione per presentare i risultati di un’attività di monitoraggio su alcuni fabbricati con coperture in cemento-amianto in località Magliana, Roma, svolta in collaborazione tra il LARA (Laboratorio Aereo Ricerche Ambientali) dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR e il Laboratorio Polveri e Fibre del Dipartimento Igiene e Lavoro dell’ISPESL.

L’area presa in esame, caratterizzata da una rilevante presenza di queste particolari coperture è stata monitorata sia attraverso telerilevamento aereo, sia con indagini in sitù e campionamenti di fibre di amianto aerodisperse. Riporto brevemente alcuni dei risultati conseguiti. Nell’area oggetto dello studio 560, 55 Ha, abbiamo quantificato tramite telerilevamento da aereo 30.800 mq di superfici in amianto pari a 370.000 kg. La destinazione d’uso dei fabbricati esaminati con copertura in cementoamianto per un 61, 9 % è di tipo produttivo, mentre un 28.5 % è adibito a deposito il 4.8 è destinato a civile abitazione mentre il 4, 8 e non utilizzato. Il numero di addetti dichiarati che svolgono un’attività lavorativa in strutture con una copertura in cemento amianto sono complessivamente 242, con un massimo di 90 addetti ed un minimo di 1. Per il 23% dei casi siamo in presenza di fabbricati dove all’interno è presente la controsoffittatura. Le superfici di copertura dei fabbricati esaminati variano da un minimo di 100 mq ad un massimo di 5.000 mq. I campionamenti ambientali effettuati per misurare la concentrazione di fibre aerodisperse hanno evidenziato valori inferiori ai limiti previsti dalla normativa. Infatti, dalle indagini effettuate su ogni fabbricato con copertura in cemento -amianto è risultato che solo il 15% sono stati realizzati negli anni ’50, mentre il 50% negli anni ’60 e il 20% negli anni ’70 e il restante 15% dagli anni ’80 in poi; si tratta di coperture messe in opera non particolarmente vetuste, in uno stato di conservazione definibile “medio” tale da non rilasciare fibre. I dati raccolti relativi all’indagine epidemiologica su casi di malattie asbesto correlate riferita sempre alla zona della Magliana, a detta degli esperti, ancorché basato su un numero limitato di casi, mostra una sostanziale coincidenza fra il numero di eventi osservati e attesi nella popolazione maschile, e un lieve incremento dei casi osservati nella popolazione femminile.

Da una osservazione del dato telerilevato sulla zona della Magliana risulta ben visibile una situazione di disordine ambientale dove convivono abitazioni residenziali, capannoni industriali impianti sportivi, depositi a cielo aperto ed orti spontanei. L’impressione percepita è quella di una realtà composta da piccole e medie imprese estremamente critica nei confronti della normativa giudicata spesso farraginosa, a volte incurante delle metodiche di smaltimento previste dalla legge, anche a causa degli altissimi costi applicati dalle aziende per la bonifica, ma di certo ben consapevole del rischio amianto.