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Il burn out

Il Burn out

Il burn out, proprio perché è un cronicizzarsi di risposte allo stress che diventano patologiche, insorge gradualmente e si possono distinguere 4 fasi:

PRIMA FASE, detta anche dell’“entusiasmo idealistico”, l’operatore si sente motivato dalla sua scelta di svolgere una professione si tipo assistenziale, con aspettative di “onnipotenza”, di successo, di miglioramento del suo statu s e di quello dei suoi utenti. In questa prima fase l’operatore comincia però ad entrare in contatto con i bisogni degli utenti e spesso tralascia o trascura i propri bisogni profondi e le proprie motivazioni.
SECONDA FASE, detta anche di “stagnazione”, l’operatore continua a lavorare ma si accorge che il suo lavoro non lo soddisfa del tutto e i risultati dei suoi sforzi lavorativi cominciano a risultare inconsistenti. Comincia a farsi strada un sentimento di profonda delusione. Da una precedente immagine di salute, bontà, potere, l’operatore diventa vittima del dolore, del disagio e dei bisogni, espressi dall’ utente, come se fosse difficile distinguere se stesso dall’ altro.
TERZA FASE, è anche la più critica ed è quella della “frustrazione”. L’operatore comincia a credere di non essere più in grado di aiutare nessuno. Il suo vissuto è di perdita e svuotamento. Inoltre la frustrazione deriva anche dallo scarso apprezzamento che derivano dai superiori o dagli utenti stessi. In questa fase il soggetto frustrato potrebbe mettere in atto atteggiamenti aggressivi, verso sé o gli altri o atteggiamenti di fuga e ritiro.
QUARTA FASE, è quella in cui il graduale disimpegno dell’operatore, potrebbe portarlo ad una vera e propria “morte professionale”.

Le capacità personali giocano, nelle professioni d’aiuto, un ruolo importantissimo almeno quanto le capacità tecnico-professionali. Le capacità o abilità personali, importanti nei lavori ad alto tasso relazionale, sono principalmente l’empatia, cioè la capacità di comprendere profondamente i bisogni dell’ altro, la capacità di adattamento alle diverse situazioni, l’autocontrollo, l’iniziativa e la fiducia in se stessi, la competenza nella gestione del lavoro e la capacità nel costruire relazioni in modo creativo ed efficiente. in poche parole, ciò che D. Goleman definisce “intelligenza emotiva”, ovvero la capacità delle persone di affrontare in modo efficace ed ottimale le difficoltà della vita. La possibilità di contattare intimamente le proprie emozioni è data proprio da questa intelligenza emotiva e consente all’individuo di sviluppare la propria personalità in modo flessibile e creativo.
Le cause del burn out

perdenteAlcuni autori individuano più di 40 fattori, raggruppabili in 3 categorie:

1. Fattori sociali e personali del soggetto:

background culturale, ideologico e religioso;
livello socio-economico;
stile di vita e situazione familiare;
sesso, età e aspettative professionali, lo stile cognitivo, l’ intolleranza alla frustrazione, l’ eccessivo coinvolgimento;
capacità più o meno alta di tollerare lo stress.

2. Fattori relazionali:

Sono relativi ai rapporti con l’utenza, nelle sue varie forme e tipologie, differenti a seconda del tipo di organizzazioni nelle quali si opera; nella scuola, ad esempio, riguardano i rapporti con gli studenti e i loro famigliari, la direzione scolastica, i colleghi e poi l’affollamento delle classi, le aumentate richieste o un’ eccessiva competitività fra colleghi.

3. Fattori oggettivi organizzativi (o professionali):

Scarsa retribuzione, condizioni ambientali sfavorevoli, turni e orari stressanti, routine burocratica; nella scuola, ad esempio, riguardano l’organizzazione e l’insoddisfazione per i livelli retributivi, il precariato, il susseguirsi continuo e confusivo di riforme, il carico di lavoro, le risorse didattiche carenti, i programmi da svolgere, gli orari di lezione, i flussi di comunicazione interna, la frequenza delle riunioni, lo scarto tra le aspettative e la realtà.
Possibili soluzioni

Nel burn-out esiste la difficoltà di misurarsi con le proprie emozioni e quindi il non riconoscimento del problema con conseguente sentimento di rassegnazione rispetto alla vita. La prevenzione o il superamento di una situazione di burn-out va quindi ricercata:

in un’adeguata organizzazione dell’ambiente lavorativo
nella creazione di un clima lavorativo positivo, che sostenga la motivazione al lavoro
in una corretta formazione e informazione degli operatori (ad esempio attraverso costanti supervisioni, incontri con figure professionali esterne all’ equipe...).

Garantire un clima che sia gratificante per l’operatore significa gestire il suo carico emotivo personale a favore della promozione del benessere psicofisico e prevenire problematiche relative allo stress lavoro correlato.