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Dsa e attenzione

DSA e attenzione L’attività cognitiva comprende una pluralità di funzioni che possono essere distinte in verticali e trasversali o orizzontali. Le funzioni verticali sono identificabili con le abilità specifiche, come la motricità, il linguaggio, la lettura, la scrittura, il calcolo. Sono tutte funzioni specializzate, sensibili all’apprendimento e suscettibili di evidenti cambiamenti evolutivi. Le funzioni trasversali, al contrario, non sono specializzate né identificabili isolatamente e esplicano il loro ruolo in tutte le abilità dominio specifiche. Funzioni verticali e funzioni trasversali sono fortemente interconnesse. L’attenzione è un processo trasversale, sottostante tutti i domini e tutti i tipi di apprendimento, mediante il quale il nostro sistema cognitivo concentra in ogni istante le sue risorse e la sua elaborazione su alcuni stimoli ignorandone altri. È un sistema schiavo che, sostenendo lo sforzo del processamento, consente di compiere altri processi mentali. Non esiste processo cognitivo dove non sia implicato un aspetto attenzionale. La psicologia sperimentale ha indicato diverse componenti all’interno della macrofunzione definita genericamente attenzione. 1. attenzione focale e selettiva , descritta come capacità di concentrare l’attenzione su una fonte contenente informazioni “deboli”, in presenza di distrattori “forti” e come capacità di contrastare i distrattori. È la capacità di filtrare il più possibile l’informazione proveniente dalla sorgente non rilevante. 2. attenzione divisa , descritta come capacità di prestare attenzione a più compiti contemporaneamente, elaborando le informazioni provenienti da più sorgenti. 3. attenzione sostenuta , descritta come attenzione protratta nel tempo, che dipende dal livello di attivazione o arousa l. L’ arousa l va inteso come prontezza fisiologica a rispondere a stimoli ambientali o interni. 4. attenzione spaziale , che riguarda l’orientamento e lo spostamento dell’attenzione nello spazio. Sono tre le operazioni mentali implicate nell’orientamento dell’attenzione: a. il disancoraggio dell’attenzione dalla posizione iniziale; b. il suo movimento verso la nuova posizione; c. l’ ancoraggio nella nuova posizione. La quantità di attenzione disponibile varia con il livello di arousal . L’ ar ousal è l'intensità dell'attivazione fisiologica e comportamentale dell’organismo. È variabile ed impiega risorse energetiche; la capacità di svolgere un compito richiedente attenzione è limitata: ad un più alto grado di attivazione corrisponde un maggiore impiego di energie ed una minore durata dell’attenzione. L’attenzione automatica invece richiede una quantità minima di energia, non è intenzionale, non richiede un controllo cosciente e non interferisce con altre attività mentali. La quantità di attenzione richiesta da un processo dipende da quanto questo processo è stato sottoposto a esercizio; quanto maggiore è l’esercizio effettuato, tanto minore è l’attenzione che il compito richiede. I processi che richiedono scarsa o nulla attenzione vengono detti processi automatici ; i processi che invece esigono quantità non irrilevanti di attenzione sono detti processi controllati . I processi automatici sono veloci, non danneggiano l’esecuzione di compiti concomitanti, si svolgono al di fuori della consapevolezza e sono coercitivi tanto che risulta impossibile impedire che, una volta innescati, essi vengano eseguiti. L’automatizzazione comporta un progressivo aumento di specializzazione e di efficienza delle abilità specifiche, con una conseguente modificazione del ruolo svolto dalle abilità trasversali; mentre inizialmente, durante le prime fasi di apprendimento di una abilità, queste svolgono una funzione costitutiva e sono al servizio dell’abilità da apprendere, nel corso delle fasi successive il loro ruolo rimane confinato al momento dell’innesco del programma prescelto e al momento del controllo dei risultati ottenuti. Nel momento in cui le abilità raggiungono il livello di automatizzazione, il sistema cognitivo le utilizza in funzione dei suoi scopi e al servizio delle abilità trasversali. Il processo automatizzato è preattentivo, avviene cioè in uno stato di allerta fisiologico. Le risorse attentive sono controllate e distribuite da un Sistema Attentivo Supervisore (SAS) (Shallice 1988), che le dispiega in modo flessibile. La capacità individuale di distribuire l’attenzione tra più compiti cognitivi è limitata, ed il limite è conseguente alle caratteristiche soggettive, alla difficoltà dei compiti e al grado di familiarità che ciascuno ha con le diverse situazioni. Tale sistema ha il compito di esercitare un controllo strategico sui processi cognitivi, dislocando selettivamente l’attenzione su un processo a spese di un altro, e di organizzare nel modo di volta in volta più efficace le “subroutine” disponibili. Interviene fornendo risorse attentive ai moduli ed è necessario per assemblare apprendimenti complessi. Nel caso di competizione tra le diverse necessità di allocazione delle risorse, il SAS le indirizza verso il compito ritenuto più importante. La gerarchia di scopi individuale influenza il livello di attivazione. Esiste quindi una sorgente comune e limitata di capacità elaborative che un soggetto normale può intenzionalmente distribuire tra i vari compiti o concentrare su uno solo. Alcuni aspetti patologici possono essere correlati ad un funzionamento deficitario del sistema esecutivo stesso o alla sua non soddisfacente interazione con altri sistemi. La debolezza del sistema esecutivo può portare a deficit che impediscono al soggetto l’esecuzione di compiti complessi, a causa dell’impossibilità di gestire due schemi attivati contemporaneamente o all’incapacità di staccarsi da uno schema forte e ripetitivo (perseverazione) o di inibire anche deboli distrattori. La difficoltà di richiedere le risorse attentive necessarie allo svolgimento del compito potrebbe dipendere anche da un deficit specifico di un modulo incapace di richiedere risorse ad un sistema esecutivo integro oppure da un impedimento, situato in uno specifico modulo, a creare un sistema ricorsivo di retroazione sull’esecutivo. Un modulo può essere inteso come un sistema specie specifico che comunque ha bisogno di una interazione con l’ambiente per ottenere un pieno sviluppo. Secondo Goldberg e Bilder(1987), Shallice(1988) e Duncan (1986) è la corteccia prefrontale a svolgere la funzione del SAS. Le rappresentazioni giungono al livello del SAS in forma amodale e, sulla base di queste rappresentazioni, la corteccia prefrontale esegue le funzioni di controllo cognitivo, di pianificazione e di organizzazione del comportamento. Lo sviluppo, secondo Karmiloff-Smith, implica un processo che va oltre la modularità. È un processo di progressiva modularizzazione, all'interno di un dominio e per diversi micro - domini.
Nelle fasi iniziali dell’apprendimento, il bambino raggiunge prima una padronanza comportamentale implicita , fatta di rappresentazioni procedurali, che non richiede attenzione conscia e che non è ancora esplicitamente rappresentata. Successivamente , con il progredire della padronanza, attraverso la ripetizione, le rappresentazioni implicite del bambino divengano gradualmente manipolabili e flessibili in relazione all'emergere dell'accesso conscio alla conoscenza.
L'informazione, già presente in rappresentazioni finalizzate che funzionano autonomamente, è resa gradualmente disponibile, attraverso processi di ridescrizione, ad altre parti del sistema cognitivo.
In altre parole l'informazione implicita nella mente inizia a diventare esplicita per essere accessibile alla mente e per la mente.
Si suppone che questo processo, definito di Ridescrizione Rappresentazionale abbia luogo in modo spontaneo come parte di una spinta interna a creare collegamenti, tanto entro uno stesso dominio, quanto tra domini diversi; ma tale processo, in certi casi, deve venire innescato da influenze esterne. Il modello RR presuppone inoltre l'esistenza di un processo iterato di ridescrizione delle rappresentazioni mediante il quale si passa alle fasi successive di esplicitazione 1, 2 e 3.
Le rappresentazioni di livello E1 sono infatti il risultato della ridescrizione in un nuovo formato compresso delle rappresentazioni codificate proceduralmente a livello I (Implicito), ma sono aperte a potenziali collegamenti rappresentazionali entro lo stesso dominio e tra domini. È altrettanto importante notare che le rappresentazioni in fase E1 per quanto disponibili come dati presenti nel sistema, non sono necessariamente accessibili alla coscienza e alla verbalizzazione.
La padronanza di certe abilità complesse, vista evolutivamente, appare come un processo graduale che inizia con la padronanza di idonee sotto-abilità. Le costituenti che vanno ad essere incluse in una data sotto-abilità subiscono un processo di modularizzazione in cui vengono integrate in una sequenza progressivamente meno variabile, più fluida, più uniforme ed automatica. Una volta che tutte le sotto-abilità richieste hanno raggiunto questa unità, perché si arrivi alla competenza nell'abilità complessa occorre che esse vengano orchestrate in modo da soddisfare le condizioni imposte dal compito. Nei disturbi evolutivi perciò, non si assiste alla perdita selettiva di una abilità, come avviene nei disturbi acquisiti; il bambino non riesce a costruire l’abilità specifica perché il sistema cognitivo dei bambini è ancora in formazione e i sottosistemi funzionali devono ancora costruirsi; il processo di modularizzazione non è ancora avviato. I danni pertanto sono più diffusi, non selettivi, poiché le abilità non sono ancora modularizzate.