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La Lega Italiana Improvvisazione Teatrale:
un metodo all’insegna della flessibilità

La LIIT lavora da anni sul metodo di Robert Gravel e ha diffuso in Italia la pratica dell'improvvisazione teatrale, ponendo in primo piano la formazione e la ricerca condotta in modo organico e con rigore metodologico non solo come momento di studio ma anche e soprattutto come momento immediato di rappresentazione.

Ciò che è sorprendente però è che la tecnica è stata affinata nel tempo fino ad arrivare ad improvvisare pièces complete e complesse che possono essere comiche, poetiche, drammatiche. E così, a partire dalla ricerca di strutture sempre più evolute nei format di improvvisazione e dall’approfondimento della tecnica dello Storytelling (letteralmente, raccontare storie), nasce la Long Form : con questa definizione si racchiudono tutti quegli spettacoli che mettono in scena storie lunghe e con diversi piani narrativi. Diventa fondamentale così andare oltre il gioco e impegnarsi nella creazione di storie con tempi distesi, che permettono di costruire storie più raffinate ed elaborate, divertenti, brillanti o poetiche nelle quali non solo l’inventiva ma anche la drammaturgia diventano protagoniste.

E qui sta l’originalità: non sono solo le singole scene ad essere improvvisate ma anche le strutture narrative. Si ottengono pièces che, in alcuni casi, danno quasi il senso di un montaggio cinematografico delle scene.

Tecnicamente diventa fondamentale lo studio dei personaggi e della loro costruzione e caratterizzazione (sempre all’improvviso) , dei passaggi tra una scena e l’altra e del montaggio, della percezione di una visione di insieme, dello studio dei generi teatrali e cinematografici che possono caratterizzare le singole scene. In tutto questo l’obiettivo principale è improvvisare scene ben costruite e credibili dove l’attore deve avere una notevole presenza scenica, un’attenzione continua a tutto quello che accade in scena, e tenere sempre ad un alto livello il rapporto col gruppo nel suo complesso.

Anche per ciò che riguarda la Long Form , numerose sono le compagnie che in varie parti del mondo si cimentano in questa sfida. Possiamo trovare format molto diversi: commedie in più atti intervallate da monologhi, strutture narrative di genere meticolosamente studiate in cui i temi proposti vengono inseriti improvvisando, storie diverse tra loro che - partendo dallo stesso tema - si intrecciano durante tutto lo spettacolo, e così via.

Per ciò che riguarda gli attori professionisti, il lavoro è molto interessante perché può essere visto non solo come apprendimento di una tecnica finalizzata ad un particolare tipo di spettacolo ma anche come una forma di aggiornamento rispetto all’attività professionale, un modo per riscoprire la freschezza delle emozioni, il rapporto istintivo ed intuitivo col testo o col personaggio, la forza del rapporto con gli altri attori. Qualità spesso trascurate a causa dell’abitudine, del “mestiere”, dei tempi di produzione sempre più ristretti.

Il carattere distintivo di questo genere di formazione teatrale - che è diventata anche una scelta di fondo nella pratica del lavoro da parte della nostra compagnia - è l’approccio ludico nella più vasta accezione del termine. E così viene recuperato il “gioco” nel suo senso più completo: ovvero il significato delle parole jouer , to play o spielen , termini che in altre lingue coniugano recitare e giocare e che nell’accezione italiana si perde.

Se partiamo da questo punto di vista è abbastanza facile intuire come l’applicazione di questo metodo vada oltre il teatro: la Lega Italiana Improvvisazione Teatrale - così come tutte quelle compagnie che su queste basi lavorano all’estero - ha potuto sperimentare con successo attività svolte nell’ambito della formazione aziendale, della formazione degli insegnanti, di operatori sociali, insomma di tutti coloro che operano in organizzazioni più o meno complesse ma che richiedono la capacità di rapportarsi con l’altro (sia esso un collega o un cliente) e di affrontare creativamente e positivamente le difficoltà.