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Do you speak India? La ricerca inquieta del discepolo

Do you speak India? La ricerca inquieta del discepolo


L’assetato non deve continuare a cercare pozzi, ma andare al pozzo migliore e bere ogni giorno
il suo nettare.
Paramhansa Yogananda

Do you speak India? La ricerca inquieta del discepolo

L’assetato non deve continuare a cercare pozzi, ma andare al pozzo migliore e bere ogni giorno il suo nettare.

Paramhansa Yogananda

Il fascino dell’esotico [1] c’è sempre stato e sempre ci sarà. La popolazione aumenta e aumentano anche gli interessi verso la disciplina yogica. Il Maestro Yogi Bhajna in America nel 1969 ha conosciuto tantissimi spiriti inquieti e così anche Osho, Iyengar, Yogananda. Gli unici Maestri che si sono sottratti a persone che non hanno preso una disciplina e modificata sono quelli che non hanno mai varcato la porta di casa. L’illusione di trovarsi difronte una persona che non abbia un interesse verso queste discipline, resta una illusione di pochi. Perfino in India ogni giorno nascono Maestri e nuovi marchi e brevetti. È anche vero che negli ultimi anni l’India ha tutelato tutte le conoscenze antiche dello yoga e dell’ayurveda, un ministero per lo Yoga per promuovere le pratiche ascetiche e meditative e le medicine tradizionali. “ Lo ha creato in India il primo ministro Narendra Modi, nell'ambito di un rimpasto governativo per l'accelerazione delle riforme. In tutto sono stati 21, tra ministri e sottosegretari, i portafogli dei nuovi membri del governo ufficializzati dal premier indiano. Il nuovo ministro 'dello Yoga', Shripad Yesso Naik, dovrà promuovere - a fianco alle medicine tradizionali - anche l'ayurveda, la naturopatia, l'Unani, il Siddha e l'omeopatia. Vegetariano e grande amante dello yoga, sport che pratica ogni giorno, Modi a settembre aveva proposto all'Onu di istituire una giornata internazionale parlandone anche con il presidente americano, Barack Obama, durante la sua visita negli Stati Uniti”. Tanti cambiamenti sono tuttora in corso . Considerando quanto è grande il territorio indiano e quanto è lunga la storia del paese possiamo di certo affermare che le realtà sociali presenti nel continente convivono pacificamente con le diversità culturali e religiose che affollano l’Asia, ogni giorno in un quartiere nasce la devozione per qualche divinità. Anche l’economia del paese chiarifica la babele linguistica del subcontinente, una moneta unica, ma non una sola lingua per l’India basti pensare alla rupia (moneta Indiana) scritta in 15 lingue, con diversi alfabeti. Le 15 lingue danno un’idea della ricchezza e dalla grandezza del paese. Nessuno di questi entra in conflitto con l’altro, ne tanto meno ci si pone il problema. Ritornando allo yoga se non ci fosse stato tutto questo interesse e consenso degli Occidentali verso questa disciplina millenaria non si sarebbe mai esteso all’intera Umanità. Sembra un paradosso ma tra gli hindu nel lontano passato, non vi era questa attenzione alla pratica dello yoga con la stessa facilità di oggi, non tutti venivano iniziati e non tutti utilizzavano lo yoga come forma di auto-guarigione. Il Boom si è avuto con la diffusione delle tecniche yoga in Occidente, intorno agli anni Sessanta [2] . Volendo tracciare un collegamento senza addentrarci in epoche oscure e prive di fonti storiche, è opportuno osservare i rapporti che intercorrevano fra la Grecia classica e l’india partendo non dalla spedizione di Alessandro Magno, ma dai primi contatti registrati dai papiri e dagli storici più antichi. Fra quelli più noti possiamo menzionare: Scilace di Carianda inviato dal Re Dario I (ultimo quarto del VI secolo a.C.) alla ricerca delle foci dell’indo. Il resoconto della sua spedizione è il famoso Periplo, un documento unico che servirà, poi, da fonte pratica per la descrizione della terra ad Ecateo da Mileto (circa 500 a.C.). Ecateo, nella sua opera ha il grande merito di aver adoperato per la prima volta la parola India, termine che deriva dal sanscrito sindhu, “fiume”. Nella Costituzione indiana, e anche nell’uso comune di varie lingue indiane, ci si riferisce all’India anche con il termine di Bharat, anch'esso nome ufficiale con pari status. L’Hindustan, che in persiano significa "Terra degli indù", storicamente è in riferimento al nord dell’India, ma saltuariamente è usato come sinonimo per indicare l’intero paese. Perché questo salto nel buoi dell’epoca classica? L’interesse per l’India c’è sempre stato e sempre ci sarà. Alla luce di quanto detto finora si considerano i tanti timori di pochi e sparuti Occidentali, che basano le loro paure sul velo di maya, poiché la perdita della tradizione yogica, della cultura, degli usi e costumi presi a prestito dall’India- “ che oltre tutto non appartiene neanche al contesto culturale, territoriale, sociale e storico-antropologico degli occidentali ”- è infondata. Viene da chiedersi come può un Occidentale illudersi che una disciplina “yoga”, che non appartiene al suo bed Ground culturale, antica di cinquemila anni estinguersi perché in Occidente sempre più persone sono interessate ad essa e spesso tra queste persone si trovano “ animi inquieti” che si improvvisano insegnanti “yoga”. È da sfatare il mito costruito nella mente di ignari conoscitori delle tradizioni Asiatiche che si ostinano a ribadire il concetto che ciò che arriva in Occidente o che giunge in Oriente per il semplice fatto di riproporlo come ci è stato insegnato possa essere definito “ puro ”. Tutto ciò che passa da un individuo ad un altro viene continuamente riutilizzato dalla nostra mente e subisce un processo inconscio di rimaneggiamento. Sono meccanismi e dinamiche mentale tendenti alla sopravvivenza. Meccanismi umani. In riferimento alla nostra cultura e tradizioni, quelle popolari sono un esempio tangibile di questo meccanismo di sopravvivenza. Le nostre tradizioni per mantenersi in vita hanno bisogno di essere contaminate dalle influenze individuali e creative della persona, venti anni fa i danzatori erano più lenti nella esecuzione di passi e gesti rituali di danze devozionali e/o ludiche, oggi sono più veloci e incalzanti, allo stesso modo anche il ritmo degli strumenti musicali che vengono utilizzati nelle danze e percossi sono ritmati abbastanza da essere ascoltati dal danzatore che interpreta. Così anche per la pizzica salentina, i passi una volta erano piccoli e minuti oggi sono passi grandi e vigorosi. Se non ci fosse stata questa evoluzione un patrimonio culturale si sarebbe estinto. Se ne deduce che l’unico modo che abbiamo per tenere in vita una tradizione è farlo passare da individuo ad individuo cercando di tramandare le regole di base lasciando al buon senso delle persone tutto quanto il resto. Ad ogni insegnante lo studente che merita e viceversa. Ciò che conta nella pratica yoga non sono tutte le informazioni che si offrono ad un pubblico più o meno vasto di persone. La vera conoscenza sta nell’offrire allo studente metodi che può utilizzare nella vita pratica affinché possa essere consapevole delle dinamiche interne che lo agiscono e utilizzarle per il raggiungimento della pienezza di vita. Quando la figura dell’insegnante è rivolta alla crescita e benessere degli studenti, in un servizio disinteressato, quando il tramandare insegnamenti viene vissuto come un passaggio di staffetta anche l’insegnante arrivato a questo punto è pronto per lasciar andare lo studente che voglia fare esperienza con più insegnanti e più discipline prima di scegliere con chi voler continuare il percorso di crescita con lo yoga. Può capitare il caso che l’Universo ci mandi direttamente l’insegnante per noi e viceversa. Allora la chiamata è diretta. L’insegnate è un portatore sano e serve insegnamenti che gli studenti prenderanno per fare la loro esperienza di vita. Il Maestro è colui che ha acquisito la maestria degli insegnamenti. Il tempo, lo spazio, il lavoro e la pratica costanti, la devozione, il servizio disinteressato, volere il bene e la crescita del discepolo fanno di un insegnate un Maestro. “ Maestro e discepolo si riconoscono istantaneamente ”. Quello che era il discepolo sarà pronto e preparato per diventare L’insegnate prima e il Maestro di domani, in una lunga catena di insegnamenti che si tramanda da cinquemila anni.

29/11/2014

Dott.ssa Maria Felicia Tufano


[1] L’enciclopedia Treccani: Che proviene, che è importato da altre regioni, forestiero, straniero: come s. m., l’e., ciò che caratterizza i luoghi, l’ambiente e la vita di popolazioni straniere, spec. orientali e tropicali: gusto dell’e.; andare alla ricerca dell’e. (v. anche esotismo). In senso più oggettivo: piante e., che non sono originarie di un luogo, ma vi sono state importate da zone lontane (contr. di indigeno);

[2] “tecnica e didattica dello yoga, ” Tesi di Maria Felicia Tufano.