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CHIRURGIA MINIINVASIVA DEL PIEDE

La chirurgia del piede realizzata in maniera classica è notoriamente dolorosa ed invalidante per i primi mesi dopo l’intervento. La larga esposizione chirurgica, l’impiego di mezzi di osteosintesi ( viti, cambre, placche), che spesso rimangono in parte all’esterno (fili di Kirchner), un secondo intervento per rimuovere i mezzi di osteosintesi stessi, aumentano il rischio di complicazioni infettive, di rigidità postoperatoria, di problemi di cicatrizzazione cutanea ed inestetismi. Inoltre le tecniche chirurgiche tradizionali vengono eseguite, nella maggior parte dei casi, utilizzando un laccio ischemizzante al polpaccio che potrebbe favorire delle turbe vascolari soprattutto in pazienti affetto da insufficienza venosa, varici, o arteriopatia degli arti inferiori. Negli ultimi anni si sono evolute le basi della chirurgia classica in modo da realizzare le correzioni di tutte le deformità del piede in un solo tempo chirurgico con tecniche molto meno aggressive. La chirurgia miniinvasiva del piede , senza modificare la filosofia del trattamento classico della correzione delle deformità delle dita, semplifica enormemente il trattamento, che puó realizzarsi ambulatoriamente, in anestesia locale, attraverso piccole incisioni , con utilizzo di strumenti chirurgici appositamente disegnati. Questa tecnica (Reverdin-Isham procedure) permette di ottenere risultati sovrapponibili alla chirurgia classica convenzionale e, a differenza di questa, è poco dolorosa , limita la necessità di analgesici, permette una deambulazione precoce con carico totale immediato grazie ad un bendaggio speciale ed una calzatura con suola di gomma rigida. Il non utilizzo, durante l’intervento, del laccio ischemizzante e il rapido recupero post-operatorio della deambulazione riducono considerevolmente i rischi vascolari. Queste tecniche sono state sviluppate negli Stati Uniti d’America dove la podiatria, specialità medica dedicata allo studio e trattamento della patologia del piede, ha avuto un grande sviluppo. Si stima che vi siano circa 15000 dottori in medicina podiatrica che effettuano circa 60 milioni di visite annuali. Si tratta dunque di un procedimento, utilizzato già in larga scala con risultati ampiamente conosciuti, che da diversi anni si sta facendo strada anche in Europa. L’accademia di chirurgia percutanea del piede conta più di 2000 membri internazionali. Ciò fa intuire l’interesse che ha suscitato l’argomento.

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