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ATTACCHI DI PANICO

L'attacco di panico consiste in un periodo, che normalmente dura circa 10-15 minuti, in cui la persona sperimenta un fortissimo senso di disagio e paura, seppur in assenza di un vero e proprio pericolo. Devono essere presenti almeno 4 dei 13 sintomi elencati nel manuale diagnostico DSM IV TR. Tra essi i sintomi più frequenti sono palpitazioni, tremori, depersonalizzazione, tachicardia, sudorazione, intorpedimento agli arti, fastidio al petto, paura di morire o di impazzire. Solitamente l'attacco di panico sorprende la persona che ne soffre in maniera improvvisa anche se possiamo classificarli in attacchi di panico inaspettati, situazionali e sensibili alla situazione. Se la persona soffre di attacchi di panico ricorrenti si può ipotizzare che ci sia un vero "Disturbo di panico", cioè attacchi di panico ricorrenti seguiti da un periodo di almeno un mese in cui la persona è seriamente preoccupata di avere un attacco di panico. Questa preoccupazione porta la persona a sperimentare un vero e proprio senso di impotenza di fronte alla paura di avere attacchi di panico che la portano ad evitare situazioni, sopratutto quelle in cui si sono manifestati altri attacchi. Gli attacchi di panico non si manifestano solo nel disturbo da attacchi di panico, ma sono frequenti anche in altri disturbi d'ansia come le fobie sociali , le fobie specifiche, il disturbo d'ansia generalizzato e nel disturbo post-traumatico da stress. La paura di essere colpiti di sorpresa da un attacco di panico porta chi ne soffre ad assumere una serie di comportamenti ed abitudini che la persona crede lo aiutino a placare l'ansia. Ad esempio evitare di uscire di casa, oppure a farsi accompagnare da amici o parenti, ad accertarsi che ci siano degli ospedali non troppo distanti dal posto in cui devono andare, ecc. Purtroppo però questi espedienti messi in atto per prevenire l'ansia in realtà sono solo rimedi apparenti, poichè possono tranquillizzare la persona temporaneamente, ma non risolvono il problema a lungo termine. All'opposto, invece, sono proprio questi comportamenti disfunzionali che cronicizzano il sintomo rischiando addirittura di aggravarlo.

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