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Made in italy: quando l’arte insegna a fare impresa


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Made in Italy: quando l’arte insegna a fare impresa

La mostra.

Lambendo il tema di una crisi che coinvolge con la stessa preoccupante intensità tanto il mondo industriale quanto quello commerciale, la mostra collaterale che anche quest’anno affiancherà la manifestazione di Antiquari ai Carraresi , vorrà porre l’accento su alcune realtà artistiche del nostro, a tal proposito, ricchissimo passato che, proponendosi come vere e proprie aziende, hanno contribuito, assieme a molte altre, a portare la produttività contemporanea nazionale a vantarsi di quel marchio di “genialità made in Italy ” che ha sempre distinto, in tutti i settori, il prodotto italiano da quello straniero: Made in Italy: quando l’arte insegna a fare impresa , nata su ideazione di Arianna Tassotti e realizzata dall’ Associazione Trevigiana Antiquari in collaborazione con Comune e Musei Civici di Treviso, Fondazione Cassamarca , Unindustria Treviso , Fondazione Canova ONLUS , Foto Archivio Storico Trevigiano , e Musei Civici di Bassano del Grappa , e che si onora dell’ Adesione del Presidente della Repubblica con messaggio scritto e del patrocinio dell’ ENIT- Agenzia Nazionale del Turismo , potrà rappresentare per il pubblico in generale, ma per l’imprenditore del Nord Est in particolare, un importante stimolo verso una ripresa economica focalizzata principalmente nella qualità, evidenziando, al contempo, quella continuità storico-artistico-imprenditoriale che si è concretizzata nel notevole sviluppo produttivo degli ultimi decenni delle aziende di questo nostro prolifero territorio.

In antichità ed in epoca moderna, ma anche in età contemporanea, sebbene forse in misura minore, l’arte ha sempre rappresentato la punta di diamante di una società in continuo progresso, in cui lo sviluppo tecnologico ed il conseguente benessere economico, nonché culturale e quindi “democratico”, si manifestavano concretamente nella qualità dei manufatti (pittorici, scultorei, architettonici, urbanistici, artigianali, ecc.) realizzati in un determinato momento storico. E’ ovvio che, in passato, la distinzione che oggi si fa tra arte, artigianato ed impresa non era così netta: l’imprenditoria artigianale ha sempre sorretto ed affiancato l’arte e, nella fattispecie della nostra trattazione, l’una e l’altra vanno intese all’interno di un panorama di strette, continue, indispensabili collaborazioni e reciproche integrazioni, se non, talvolta, addirittura in un tutt’uno inscindibile.

Terminologie come “industria” “cantiere” “fabbrica” “officina” “bottega” e molte altre ancora, in uso corrente nel passato artistico di ogni civiltà, servono da sole ad indicare quali strette inerenze e legami vi siano sempre stati tra arte e produzione; terminologie che oggi, in campo artigianale ed industriale, ricorrono con altrettanta frequenza a confermarne una continuità che è, appunto, storica. La realtà storica, artistica e produttivo-economica della nostra regione può essere assunta come uno straordinario ed eccezionale modello di questa continuità. Al fianco degli antichi “cantieri” sorti ovunque in Europa per la costruzione in epoca medievale, ad esempio, di cattedrali e di palazzi comunali (edifici simbolo di un raggiunto benessere cittadino dove la comunità sfoggiava non solo la propria ricchezza, ma anche le proprie capacità tecniche, artigianali ed artistiche, quindi culturali e di agiatezza), la Regione Veneto accoglie nel suo esemplare passato numerosi ed importantissimi casi in cui l’arte si è fatta davvero industria, o, per lo meno, proto-industria, di portata internazionale. Si vorrà in quest’occasione soffermarci su alcune di queste realtà del nostro passato, prendendole quali esempi che possono ancora oggi (ed in alcuni casi lo fanno concretamente) insegnare e stimolare quella “genialità made in Italy ” che è caratteristica peculiare di tanti dei nostri prodotti: per l’imprenditore italiano dell’artigianato, dell’industria e del commercio, ma anche per tutti i fruitori della mostra, un’occasione quindi per arricchire, se ce ne fosse bisogno, quella coscienza qualitativa indispensabile al successo di un’azienda proprio in un momento di congettura economica assai difficile, la cui ripresa non può che ripartire da quella intelligenza e da quel ingegno creatore che ha reso così glorioso ed unico il nostro passato.

Lo scopo di questa mostra collaterale è, quindi, evidenziare come l’arte del nostro passato abbia davvero insegnato, ed insegni, a fare impresa, e a fare impresa a livello altissimo e d’avanguardia, sottolineando così una continuità che caratterizza e qualifica ancora oggi il modo di fare impresa nel nostro territorio. A tal riguardo, infatti, la mostra vorrà presentare l’opera d’arte non solo per il suo intrinseco ed inscindibile valore storico-artistico ma anche come “prodotto” di una vera e propria azienda imprenditoriale di alta qualità, come in realtà lo fu al tempo in cui fu realizzata: e ciò, a dimostrazione di un’origine che è anche culturale di quello straordinario “fenomeno” che negli ultimi decenni ha portato nel Nord Est il proliferare di un modello imprenditoriale sotto molti aspetti unico, tanto per le piccole quanto per le medie e grandi aziende.

La mostra prevede di allestire diverse sezioni che vogliono abbracciare, con la sufficiente esegesi dettata dalla natura stessa e dalla durata dell’evento collaterale, tanto cronologicamente quanto per tipologie, alcune tra le più caratteristiche produzioni artistiche locali dal Medioevo ai primi anni del Novecento, senza in alcun modo entrare nella contemporaneità.

Le sezioni della mostra.

Si riportano di seguito, svolgendole in modo cronologico-discorsivo, le tematiche trattate nelle sezioni della mostra.

Sezione 1: L’imprenditoria artistica all’epoca dei Comuni e delle Signorie: dal secolo dell’anno Mille a primo Rinascimento ( VAI ALLE PAGINE DI QUESTA SEZIONE )

La prima sezione presentata in mostra, vuole dare una rapida panoramica su quella straordinaria rivoluzione storica, culturale, sociale ed economica che trova principio proprio all’inizio del secolo dell’anno Mille, presentando alcune realtà artistiche strettamente legate alla città di Treviso allo scopo di mostrare come la produzione artistico-artigianale del tardo Medioevo, ponendo le basi a ciò che porterà ben presto al Rinascimento, sia stata il risultato di un lavoro imprenditoriale che, con la nascita dei Comuni, non era più destinato a soddisfare una committenza sostanzialmente “regale” ma bensì una committenza nuova, principalmente cittadina ed anche borghese, che si concretizzava innanzi tutto nella realizzazione di edifici simbolo di un raggiunto benessere culturale, tecnico, economico e sociale, quali erano, prima di altri, le cattedrali ed i palazzi comunali.

Sezione 2: I Bassano e la loro bottega: tre generazioni di imprenditoria pittorica ai vertici del Rinascimento ( VAI ALLE PAGINE DI QUESTA SEZIONE ) La seconda sezione, entra in pieno nel Rinascimento, andando a prendere come modello oramai maturo un’azienda imprenditoriale di gran successo quale era la bottega di Jacopo Bassano (Bassano, 1510 - 1592), > (Pallucchini). Ereditata dal padre Francesco (il Vecchio) e poi, dopo Jacopo, portata avanti dai figli (Francesco, Leandro, Girolamo e Giambattista, e, si può dire, pure in “sedi distaccate”) fino al Seicento inoltrato, mostra come, in tutta la durata della sua attività, arrivarono a lavorare quasi un centinaio di persone, ognuna delle quali con compiti ben precisi che andavano da quelli di semplice garzone addetto ai lavori più semplici ed umili a quelli di vero e proprio maestro-imprenditore: un’impresa da dove uscì una produzione copiosissima di opere pittoriche, di qualità più o meno elevata, destinate ad arricchire collezioni di tutta Europa. Sezione 3: I bronzi della bottega di Nicolò Roccatagliata per il decoro e l’arredo di palazzi e ville ( VAI ALLE PAGINE DI QUESTA SEZIONE )

All’incirca negli stessi anni, un’altra azienda, la bottega di Nicolò Roccatagliata (Genova, 1559 - Venezia, 1629) a Venezia, è oggetto della terza sezione, che vuole concentrare l’attenzione sulla produzione di bronzi e bronzetti destinati a soddisfare, assieme a quanto facevano diverse altre botteghe attive contemporaneamente nelle nostre città, un mercato in crescente espansione che chiedeva agli scultori opere d’arte sì, ma che spesso fossero al tempo stesso anche opere d’arredo d’uso pratico e quotidiano: la produzione, talvolta “seriale”, di molti di questi bronzetti era, infatti, destinata a divenire maniglie di porte e portali, calamai, urne, lucerne, bruciaprofumi, campanelle, mortai, ecc.

Sezione 4: Andrea Brustolon e l’”officina” del legno ( VAI ALLE PAGINE DI QUESTA SEZIONE )

Come la bottega del Roccatagliata lo era per il bronzo, quella di Andrea Brustolon (Belluno, 1660 – 1732), oggetto della quarta sezione, lo fu per il legno: egli fu uno scultore ed un intagliatore di altissima qualità, parte della cui produzione, però, era al servizio dei suntuosi arredi del barocco veneziano. Le sue opere e quelle della sua bottega, attiva tra Venezia e Belluno tra Sei e Settecento, andarono ad abbellire interi arredi di palazzi e dimore signorili con sedie, poltrone, tavoli, mensole, specchiere ma anche angeli, putti, e festose decorazioni con aggraziate allegorie.

Sezione 5: I Remondini: esempio di una delle più grandi industrie dell’Europa settecentesca ( VAI ALLE PAGINE DI QUESTA SEZIONE )

I Remondini, oggetto della quinta sezione, rappresentano uno degli esempi più sorprendenti di grande imprenditoria attivissima anche in campo internazionale: si tratta di una vera e propria “industria” di stamperia, cartotecnica ed editoria fondata già nel XVII secolo da Giuseppe Antonio Remondini (Padova 1634 ca. – Bassano, 1711) e dinasticamente continuata fino ai primi anni del XIX secolo, la quale, nei momenti di maggior successo, sotto la tutela della Serenissima Repubblica di Venezia, contava circa un migliaio di persone tra dipendenti e collaboratori ed era considerata una tra le allora più grandi industrie d’Europa.

Sezione 6: La Fabbrica Fontebasso: una manifattura artistica trevigiana di grande successo nazionale ed internazionale ( VAI ALLE PAGINE DI QUESTA SEZIONE )

La sesta sezione, vuole spaziare nel campo della ceramica e della porcellana prendendo come esempio la produzione della Fabbrica Fontebasso, la manifattura artistica trevigiana che dal Settecento fino al secolo scorso è stata un esempio ammirevole di grande successo produttivo-commerciale in ambito nazionale ed internazionale.

Sezione 7: L’impresa veneta di Antonio Canova a Roma: personificazione del “gusto internazionale” di un’intera epoca ( VAI ALLE PAGINE DI QUESTA SEZIONE )

La settima sezione vuole soffermarsi su una delle personalità più illustri e geniali del nostro territorio a cavallo tra Sette ed Ottocento: Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822), il grande artista che più di ogni altro “interpretò” lo spirito del Neoclassicismo e che fu anche un grande innovatore nella tecnica scultorea dell'epoca, nel cui studio a Roma gestiva una vera e propria “impresa” composta da numerosi aiutanti capaci di affiancarlo in ogni fase della produzione delle sue opere; capolavori destinati ad alcuni tra i più importanti personaggi europei ed americani dell’epoca.

Sezione 8: Carlo Naya imprenditore della fotografia ( VAI ALLE PAGINE DI QUESTA SEZIONE )

La nascita di un nuovo mezzo artistico quale fu la fotografia, portò, in pieno Ottocento, a Venezia, l’intraprendente personalità di Carlo Naya (Tronzano Vercellese, 1816 – Venezia, 1882), oggetto dell’ottava sezione, a specializzarsi in una produzione artistico-documentariale ricca di straordinarie possibilità: da vero imprenditore della fotografia, egli fondò a Venezia uno stabilimento fotografico che poteva considerarsi il più importante del Veneto e uno dei maggiori in Italia il quale, col nome di "Ditta Naya", continuò ad operare anche dopo la morte del suo fondatore con grande successo nazionale ed internazionale fino al 1918, quando fu rilevato da Osvaldo Bohm.

Sezione 9: L’imprenditoria che nasce da un’estrosità geniale: i tessuti di Mariano Fortuny ( VAI ALLE PAGINE DI QUESTA SEZIONE )

A cavallo tra Ottocento e Novecento, in pieno Decadentismo, Mariano Fortuny (Granada, 1871 – Venezia, 1949), , come lo chiamò Ojetti, fu una personalità intrigante e geniale, dai mille interessi: pittore, fotografo, scenografo, ma soprattutto grande innovatore di gusti e di mode, fondò nel 1921 alla Giudecca a Venezia la ditta “Tessuti Artistici Fortuny S.p.A.”, oggetto della nona sezione, che diede vita ad una produzione di stoffe di straordinaria qualità destinate ad avere ben presto un successo immenso, andando a decorare salotti e saloni di re, principi, emiri, attori e personaggi dello spettacolo di mezzo mondo.

Sezione 10: Quando l’artista diventa designer: Vittorio Zecchin al servizio del vetro di Murano e delle arti applicate ( VAI ALLE PAGINE DI QUESTA SEZIONE )

La decima sezione conclude la mostra puntando l’obiettivo su di un altro grande artista attivo pressoché negli stessi anni di Mariano Fortuny e che prestò la propria attività, tra le altre, anche nell’ambito della produzione “industriale” del vetro di Murano d’inizio Novecento: Vittorio Zecchin (Murano, 1878 – 1947), un vero e proprio designer che, tra Liberty e Decò, diresse fino al 1925 la ditta “Vetri Soffiati Muranesi Cappellin, Venini e C.” prima e la ditta "M.V.M. Cappellin e C." dopo, facendosi vero promotore di quella rinascita e di quel rilancio del vetro di Murano che, dopo la lunga crisi che gravò su questo settore per tutto l’Ottocento, trovò un successo internazionale che dura sino ai nostri giorni.

Allestimento.

Le sezioni della mostra saranno precedute da alcuni cartelloni didascalici che presenteranno, in senso lato, le tematiche affrontate nel loro insieme, cercando di porre in evidenza la linea di lettura da seguire durante il percorso espositivo, focalizzando, cioè, il fattore arte-impresa-produzione in una continuità storica che giunge sino ai nostri giorni. Ogni sezione della mostra, in senso cronologico, sarà allestita esponendo opere in originale ed eventuali riproduzioni fotografiche di altre opere utili, accompagnandole tutte da cartelloni didascalici per spiegarne la loro valenza artistica ed il contesto culturale in cui furono concepite, ma anche l’importanza della struttura “impresa” che le ha rese possibili in relazione alla situazione storica e all’ambito geografico di produzione e di “commercio”; di quella struttura “impresa”, infine, sezione per sezione, si cercherà di individuarne le cause e i motivi del successo, prima, e del successivo eventuale declino, poi. A conclusione di questa indagine, altri cartelloni didascalici proveranno ad individuare, a livello storico-artistico e a livello aziendale-imprenditoriale, fattori, meriti, cause, congetture interne ed esterne, ed altro ancora, sintetizzabili in eventuali denominatori comuni per il loro successo o il loro eventuale declino (come in mostra, anche il catalogo seguirà la stessa impostazione). Le opere custodite al Museo Civico di Treviso e presentate in mostra attraverso riproduzioni fotografiche, se possibile, saranno affiancate, nella loro ubicazione museale, dal logo della manifestazione in modo tale che il visitatore di Made in Italy: quando l’arte insegna a fare impresa possa avere la possibilità, venendo a visitare il Museo, di individuarle in originale dopo averle viste in riproduzione fotografica alla mostra. Con la stessa logica, le sezioni dell’esposizione, comprendendo dei raggruppamenti di opere che sono certamente meglio rappresentate in altre sedi, museali e non, di Treviso o dei suoi dintorni, al fine di permettere una più completa panoramica sull’argomento, saranno ampliate inglobando idealmente altri luoghi in un possibile e praticabile itinerario aperto, dove vi saranno cartelloni didascalico-esplicativi che li collegheranno alle sale di Casa dei Carraresi, con l’opportunità eventuale di riduzioni del prezzo del biglietto per quelle sedi scelte il cui l’ingresso è a pagamento. Tra questi siti, oltre al già citato Museo Civico di Treviso, vi saranno, in città, la Chiesa di San Nicolò, il Monte di Pietà, il Palazzo dei Trecento, la Loggia dei Cavaglieri ed altri ancora; mentre nei dintorni della città si potranno visitare il Museo Gipsoteca Canova e il Tempio Canoviano di Possagno, i Civici Musei di Padova, il Museo Civico ed il Museo Remondini di Bassano del Grappa, ecc. Un interessante altra integrazione di questo itinerario aperto, infine, si avrà anche collegando la mostra ad alcuni esempi di realtà museali d’impresa che alcune aziende aderenti, al loro interno, hanno allestito raccogliendo materiale di storia e di testimonianza del loro passato imprenditoriale e del settore lavorativo nel quale sono attive, concludendo così il percorso espositivo legandolo alla contemporaneità. Le aziende in questione, apriranno al pubblico le loro raccolte per la durata della mostra con esposti, nelle loro sedi, dei cartelloni descrittivo-dadascalici che rimandano alle sale di Casa dei Carraresi. In mostra, a Casa dei Carraresi, si presenterà un cartellone dove saranno riportate, su di una piantina del territorio trevigiano, le sedi espositive delle aziende interessate, con le relative descrizioni dei materiali raccolti, nonché le altre sedi istituzionali e gli altri luoghi cittadini direttamente legati alle sezioni della mostra.

La XV edizione di Antiquari ai Carraresi e la sua collaterale, Made in Italy: quando l’arte insegna a fare impresa , infine, attueranno una collaborazione con alcuni ristoranti (attraverso il Gruppo Pubblici Esercenti dell’ ASCOM di Treviso ) della città di Treviso in modo tale che, i visitatori di Casa dei Carraresi e delle sedi esterne ad essa collegate per l’evento, per la sua durata, potranno avvalersi di sconti o di riduzioni sui prezzi normalmente applicati da queste attività. Questa collaborazione sarà realizzata sotto la coordinazione dell’ Unità Programmazione Turistica della Provincia di Treviso e del Consorzio di Promozione Turistica - MARCA TREVISO , che ne promuoveranno la divulgazione attraverso i loro canali.

Incontro serale sulla mostra.

Nella serata di Venerdì 18 settembre sarà organizzato un incontro-conferenza avente come scopo l’approfondimento delle tematiche affrontate nella mostra Made in Italy: quando l’arte insegna a fare impresa . Saranno chiamate ad intervenire varie personalità del mondo storico-artistico ed imprenditoriale. La serata sarà aperta al pubblico, ma avrà come invitati prescelti i rappresentanti di Unindustria Treviso , delle altre Associazioni di Categoria delle realtà produttive del nostro territorio ed i protagonisti dell’imprenditoria del Nord Est. Si cercherà poi, se possibile, di raggruppare gli interventi in una raccolta d’atti per una successiva pubblicazione. E’ contemplata la possibilità di mandare in diretta l’intero incontro-conferenza su un’emittente televisiva.

Antiquari ai Carraresi 2009, XV edizione, è realizzata con il patrocinio della Regione Veneto , della Provincia di Treviso , del Comune di Treviso e la promozione della C.C.I.A.A. di Treviso , dell’ ASCOM di Treviso , della Fondazione Cassamarca . Sarà inaugurata sabato 12 settembre, alle ore 18.00, ed allestita negli spazi espositivi di “Casa dei Carraresi, Centro

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