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Castelfranco, otto secoli di vita


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CASTELFRANCO,

OTTO SECOLI

DI VITA

di Marco Mondi

Il territorio veneto sul quale sorge Castelfranco, in tempi ormai lontanissimi, era riccamente coronato da un numero notevole di castelli. Durante il periodo dell'alto Medioevo è documentata la loro esistenza in più località, seguendo una logica topografica dettata essenzialmente da due fattori principali: il percorso dei fiumi e le vie di comunicazione. In epoca romana l'antico fluire del Muson aveva determinato la costruzione di una strada, la via Aurelia, che collegava Padova ad Asolo. E sempre sul Muson, gli antichi romani costruirono un ponte per permettere il passaggio di un'altra strada importantissima, la via Postumia, che partendo da Genova si spingeva sino al Forum Iulii, Cividale del Friuli. L'importanza del nostro territorio quindi, sin dai tempi più remoti, dipendeva in buona parte dall'incrociarsi delle due importanti arterie stradali romane. Ecco allora sorgere i castelli (la maggior parte dei quali vescovili) di Asolo, Riese, Godego, Salvatronda, Resana e, più in là, verso Venezia, Trebaseleghe, Noale, ecc.; i castelli di Cittadella, S. Andrea oltre Muson, Treville, Brusaporco, Istrana, Quinto, ecc. Praticamente tutti precedenti a quello di Castelfranco.

Il nostro castello (anche se sarebbe più appropriato parlare di “città murata”), lo sanno tutti, fu voluto dal comune di Treviso allo scopo d'avere una roccaforte in uno dei fondamentali punti per il controllo economico-politico del territorio ad occidente del suo dominio. La costruzione del castello, secondo gli statuti del Consiglio di Treviso, deve essere fatta risalire al 1195, anno in cui fu con ogni probabilità iniziata la sua edificazione, prolungatasi fino alla tradizionale data del 1199, e verosimilmente oltre. Il neo-nato Castello Franco divenne subito il più importante del suo comprensorio, dominando e controllando i preesistenti castelli limitrofi.

Qualche secolo dopo, la Serenissima Repubblica, mentre ordinava la demolizione di gran parte dei castelli in tutto il Veneto, volle mantenere il nostro perché le sue mura vetuste ed imponenti dovevano servire da modello alle sue fortificazioni in terraferma. Verso la metà del 1400, Antonio Averulino, detto il Filarete, pieno di ammirazione, s'ispirò dal vero al nostro castello per trarre schizzi e disegni per la realizzazione di opere consimili o di genere. Seducente, ma poco probabile, l'ipotesi che ad esso si sia ispirato per il rifacimento del Castello Sforzesco di Milano.

Nel corso dei secoli, le nostre mura e torri medievali, integrandosi armonicamente con lo sviluppo urbanistico della città, rappresentarono sempre il fulcro estetico che dall'alto del suo terrapieno dominava e coronava la bellezza di Castelfranco. L'Ottocento, farcito (continua in //xoomer.virgilio.it/stmondi/cfv8secoli.htm )


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