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Le tappe dell'adolescenza

E' on line il mio nuovo sito, riorganizzato nella grafica e aggiornato nei contenuti.

Venite a trovarmi all'indirizzo: //vsbrescia.wix.com/valentinasbrescia

Il nuovo sito è aggiornato nei contenuti e riorganizzato in maniera più intuitiva ed esteticamente più curata.
Troverete in più una sezione progetti, in cui archivio una selezione del materiale utilizzato nei vari interventi di formazione e negli interventi a conferenze e seminari; vi è inoltre una sezione denominata "IN EVIDENZA", dove mi piace segnalare eventi interessanti, sia miei che di colleghi che stimo.
Spero che il nuovo sito possa incontrare i vostri gusti e le vostre necessità!
Un abbraccio,
Dott.ssa Valentina Sbrescia

Mi piace spesso definire gli adolescenti come atleti in equilibrio tra spinte di uguale intensità e direzione opposta (vedi l’articolo L’ADOLESCENTE: UN ATLETA IN EQUILIBRIO TRA AGGREGAZIONE E DISGREGAZIONE): ci vuole proprio un ‘fisico bestiale’ per superare questo momento di vita! Tuttavia è importante sapere che sia l’adolescenza che la preadolescenza sono invenzioni moderne e determinate dalla cultura in cui viviamo: poiché oggi si è ampliato enormemente il ventaglio delle vie di sviluppo possibili, i ragazzi oggi hanno necessità di provarle un po’ tutte, di cambiare pelle per un certo numero di volte prima di poter scegliere quella che gli calza veramente bene e con cui si sentono a loro agio nell’affrontare la vita.

Da questo punto di vista si capisce meglio come mai quel ragazzino che abbiamo in mente sembra sempre una persona diversa, momento per momento: adesso ha bisogno di noi come punto di riferimento, tra un minuto si ritirerà scocciato nella sua stanza. E se i ragazzi cambiano tanto in fretta da rendere difficile pensare che siano costantemente la stessa persona di un attimo fa, noi adulti facciamo fatica a stare appresso a tutto questo: noi non abbiamo più un ‘fisico bestiale’!

Cari genitori, sappiatelo! Prima o poi passerà! Per fortuna niente è eterno e tutto, prima o poi, cambia e prende una forma sua propria, più prevedibile e con cui è più facile relazionarsi. Credo che sia importante sapere questo, perché spesso i ragazzi ci coinvolgono nella loro convinzione che l’istante presente sia l’unico che esiste davvero, e che durerà per sempre. Per fare un esempio, quante volte abbiamo sentito dire da un’adolescente una frase che suona più o meno così: «la delusione che provo oggi per il tradimento di un’amico, resterà per sempre uguale ed io resterò una persona triste e delusa per la vita!»?

Un processo in continua evoluzione

La pre-adolescenza

La fase della pre-adolescenza (tanto quanto la fase adolescenziale) è un’invenzione moderna: dipende dalla cultura di appartenenza e si manifesta in modalità ‘cultura-specifiche’. Le modificazioni fisiche (pubertà) che cominciano a manifestarsi in questo momento, guidano tutta una serie di cambiamenti psicologici, affettivi e morali che, a loro volta, permetteranno di passare dallo status sociale del bambino a quello dell’adulto.

Per capire questo momento di vita è necessario considerare che i cambiamenti cominciano a prodursi, contemporaneamente, su più livelli:

- IDENTITA’ CORPOREA/PSICHICA: non solo cambia il corpo, che nella percezione di ciascuno definisce chi siamo e chi non siamo, ma questi cambiamenti possono prodursi in accordo temporale con i cambiamenti di chi vive intorno al ragazzo/a, oppure possono presentarsi in anticipo o in ritardo rispetto a questi. In tal caso si verificano ripercussioni specifiche per maschi o femmine nel modo in cui i ragazzi vivono sé stessi (maggiore o minore autostima) e si relazionano agli altri (facilità o difficoltà nell’intraprendere relazioni sociali).

Effetti della pubertà precoce

I maschi tendono a mostrare atteggiamenti di maggiore responsabilità e ad assumere ruoli di leadership (effetto duraturo)

Le femmine appaiono più indipendenti e sicure; temporaneamente, cercano di sembrare più grandi (adulte) sia nei comportamenti che nell’apparenza, spesso con comportamenti di tipo antisociale (se affiliate a gruppi di ragazzi più grandi)



Inoltre, il corpo viene mentalizzato , e cioè pensato in modo differente: il corpo acquisisce un significato simbolico e si presentano paure tipiche, come la convinzione di avere un corpo anomalo (più brutto) rispetto agli altri.

- IDENTITA’ SESSUALE/DI GENERE: con la maturazione sessuale si presentano con maggiore intensità le spinte affettive, che devono essere ri-direzionate verso persone esterne al nucleo familiare. Questi ridirezionamenti, ancora una volta, definiscono il ruolo che ciascuno ricopre all’interno del contesto sociale in cui si vive: uomo o donna.

- SVILUPPO MORALE: se nella fase prepuberale la norma morale si costituiva attraverso l’apprendimento di regole e proibizioni piuttosto che sulla gravità o meno delle conseguenze dei propri atti, ed aveva quindi lo scopo di evitare la disapprovazione e la punizione (il bambino ha interiorizzato il senso di colpa che prova dopo le trasgressioni), ora il ragazzo/a deve passare dalla conformità esterna a quella interna, deve cioè interiorizzare le norme e valutarle in base alla loro funzione, infine scegliere quelle che ritiene valide per sè (passaggio lungo e a volte non completo).

- SENSO DI AFFILIAZIONE/APPARTENENZA: nella fase di vita precedente il bambino si trovava più a suo agio con gruppi di amici dello stesso sesso, ora sente invece il bisogno di relazionarsi con gruppi misti. All’inizio questa frequentazione è poco selettiva (bisogno di affiliazione), successivamente permette al ragazzo/a di riconoscersi in gruppi scelti di amici con cui può condividere gli elementi essenziali della propria quotidianità, i propri valori e la propria attitudine verso la vita. Non sempre queste pluri-appartenenze si delineano in conflitto con l’appartenenza familiare: le ricerche indicano infatti che per le scelte importanti della vita il punto di riferimento rimane sempre la famiglia. In ogni caso questi gruppi assolvono a più funzioni: sostegno morale, convalida dell’identità personale, assegnazione di un ruolo sociale più stabile in quanto maschio o femmina.

L’adolescenza

Con l’ingresso nell’adolescenza vera e propria, i cambiamenti iniziati nella fase precedente, si intensificano, e pongono al ragazzo/a una serie di sfide che, se superate, lo/a renderanno un’adulto.

Genitori attenzione! È importante sapere che l’adolescenza di un figlio è un’ impresa congiunta genitori-figli ! Voglio dire che le sfide che il ragazzo/a vive e che quindi pone a voi adulti in quanto suo riferimento stabile, sono necessarie al suo sviluppo. È suo dovere affrontarle e fanno parte della sua strada di vita. Non sono un’aggressione personale nei vostri confronti, non sta cercando di svalutare voi o il vostro modo di vivere, sta solo cercando quello giusto per lui/lei. Quello che dovete chiedervi è se intendete fare il tifo per lui o cercare di proteggere voi stessi ad oltranza!

Sfide di sviluppo

- Instaurare relazioni nuove e più mature con coetanei di entrambi i sessi

- Acquisire un ruolo sociale maschile o femminile

- Accettare il proprio corpo ed usarlo in modo efficace

- Conseguire indipendenza emotiva da genitori ed altri adulti

- Raggiungere la sicurezza di indipendenza economica

- Orientarsi verso e prepararsi per un’occupazione o una professione

- Prepararsi al matrimonio e alla vita familiare

- Sviluppare competenze intellettuali e conoscenze necessarie per la competenza civica

- Desiderare e acquisire un comportamento socialmente responsabile

- Acquisire un sistema di valori e una coscienza etica come guida al proprio comportamento



Mi ha sempre stupito sapere che nei conventi buddisti, una parte importante della formazione dei ragazzi, è la pratica della critica. E quanto è disturbante per noi un ragazzo che critica, esplicitamente o implicitamente, tutte le scelte della nostra vita! In ogni caso i giovani buddisti si allenano a criticare nel modo più efficace possibile un’asserzione o una teoria di volta in volta diversa. Capacità fondamentale nella vita è quella di saper valutare con obiettività tutti gli aspetti di una data cosa e di saper scegliere quella migliore per sé senza lasciarsi ‘invadere’ da una qualsiasi pur che sia! Bene, questo nelle nostre scuole non si fa ma… a casa si fa eccome!

‘Crisi adolescenziale’ è evidentemente un termine inventato da persone adulte, perché siamo noi ad andare in crisi davanti a tutto questo. Ma tutto questo è fondamentale per uno sviluppo adeguato della personalità. Il ragazzo/a ha bisogno di rielaborare tutto quello che ha imparato per poterlo fare veramente suo e riorganizzarsi ad un livello più alto di maturità. Questo comporta il mantenimento di determinati aspetti di sé, il cambiamento di altri ed il rigetto di altri ancora.

A questo punto scelgo di mettere da parte i cambiamenti fisici che avvengono in adolescenza, sicuramente più evidenti, e di concentrarmi sulle modificazioni interne che vengono innescate però da quelle esterne.

Alcuni cambiamenti riguardano lo stato mentale, con il passaggio da un pensiero concreto alla dimensione del possibile (pensiero ipotetico-deduttivo); altri cambiamenti riguardano il mondo emotivo, con il passaggio da un mondo totalmente esterno ed conflittuale, ad uno introspettivo e ricco di elementi in opposizione l’uno all’altro che devono comunque coesistere.

Altrettanto importante è il cambiamento che avviene nel rapporto con gli adulti. Prima ‘i grandi’ erano fonte di sicurezza ed erano vissuti come un appoggio importante in tutte le situazioni del quotidiano (pensiero concreto e rigido). Man mano che crescono i ragazzi si rendono conto che gli adulti possono anche deludere (pensiero ipotetico-deduttivo e flessibile). Sono i detentori di un potere cui non hanno diritto mentre i bambini sono “sudditi” di questo potere. Per affrancarsi da questa ‘dittatura’ e per cercare nuove possibilità mentali da verificare, i ragazzi cercano relazioni nuove (amicizie, innamoramento).

Struttura mentale

Bambino:

- il pensiero è rivolto al mondo esteriore;

- nega la conflittualità perché non ascolta la propria vita interiore, occupandosi solo del presente concreto (PENSIERO CONCRETO)

Adolescente:

- impara a programmare ciò che era solo nel pensiero;

- scopre il gusto per l’introspezione e la discussione, senza tener conto del reale;

- impara a tollerare l’ambivalenza dei sentimenti:”Sono arrabbiato con te E continuo a volerti bene lo stesso!”

Adulto:

- avverte in modo intenso il primato della vita interiore, è introspettivo rispetto al passato, al presente e al futuro (POSSIBILITA’)



Questo segna l’inizio di una nuova consapevolezza: infatti la realtà esterna diventa deludente, mentre quella interna, che si comincia a scoprire in tutta la sua complessità, diventa angosciante. Ecco in cosa consiste la crisi adolescenziale! Non si tratta necessariamente o esclusivamente di comportamenti rischiosi e/o antisociali, di conflitti furibondi in casa. Il campo di battaglia infatti è più interno che esterno, e il senso di ‘pericolo imminente e catastrofico’ che produce nel ragazzo, risuona dentro di noi facendoci sentire, a volte, allo stesso modo e ugualmente impotenti ed inefficaci.

Con ogni probabilità i nostri ragazzi faranno di tutto per negare tutto questo, per mostrarsi sempre adeguati e sempre più indipendenti, ma, per quanto possano negare prima o poi dovranno fare i conti con il compito umano per eccellenza: integrare gli opposti, far convivere dentro di sé una cosa e il suo contrario, in pace. Sarebbe bello che noi adulti riuscissimo a passare il messaggio che questo è possibile, che le difficoltà vanno riconosciute ed affrontate, che questa è la battaglia che devono combattere ora e che sono dei buoni combattenti: continuano e continuano nonostante vittorie e sconfitte!

Combattere la buona battaglia

Mi piace questa espressione di S. Paolo nella seconda lettera a Timoteo. Mi piace perché mi libera dall’ansia del risultato! La buona battaglia infatti non è tale perché la si vince, ma perché la si è combattuta al meglio delle proprie possibilità, con la piena consapevolezza e responsabilità dei propri mezzi e delle proprie scelte.

Ma per cosa si lotta? Per cosa vale la pena di lottare? Non sarebbe meglio una vita pacifica e senza sforzi? Non sapete quanto mi piacerebbe che fosse così! Tuttavia, ogni volta che entro nel mio studio mi rendo conto che chi mi sta davanti sta combattendo in ogni modo la sua buona battaglia per vivere la propria vita, per affrontare tutte le proprie inquietudini e raggiungere uno stato di sufficiente serenità e soddisfazione per essa, per poter vivere meglio i propri rapporti personali, per poter trarre appagamento dalle proprie attività… in una parola, si combatte per la propria vita e per riuscire a viverla nel miglior modo possibile!

Cari genitori, non sarete mai in grado di eliminare il combattimento dalla vita dei vostri figli, come io non posso farlo per la vita dei miei clienti! Ciascuno combatte da sé la battaglia per sé stesso.

Tutti combattiamo dal momento in cui nasciamo, alcuni anche da prima! Tutti vinciamo ogni tanto e tutti perdiamo altre volte. Quello che succede in adolescenza è che si ripresentano tutte quelle battaglie lasciate a metà negli anni precedenti, quelle che non abbiamo voluto o saputo combattere prima e che ora si ripresentano per il solo fatto che siamo più maturi ed abbiamo più armi interiori per combatterle.

Durante il periodo adolescenziale i ragazzi non risperimentano infatti tutte le fasi di sviluppo nel loro ordine originale, ma rivivono solo alcuni aspetti dei diversi stadi, allo scopo di risolvere i problemi rimasti insoluti. Si può associare a ciascuno degli stadi di sviluppo precedenti, un ‘permesso’, cioè una sfida evolutiva specifica, ed il permesso che si accorda agli adolescenti è quello di tornare indietro a recuperare ciò che non hanno ottenuto prima per i più svariati motivi.

Vi propongo qui un elenco sommario dei periodi della vita di un bambino e del relativo permesso. Riconoscerete voi stessi nei vostri ragazzi quale permesso stanno cercando ora.

- Da 0 a 6 mesi circa: permesso di esistere nel mondo . Inviare messaggi che contengono questo permesso, vuol dire: “Tu hai diritto di essere come sei; I tuoi bisogni sono legittimi; Sono contento che sei del tuo sesso; Prenditi il tempo che ti serve per crescere; Puoi sperimentare sempre più la tua autonomia ed avere il mio sostegno…”.

- Da 6 a 18 mesi circa: permesso di esplorare e di ‘fare’ . I messaggi che contengono questo permesso sono: “Puoi prendere iniziative, esplorare e sperimentare; Non devi ricorrere a trucchi per avere approvazione; Puoi fare le cose autonomamente e ricevere sostegno allo stesso tempo; Puoi essere curioso e intuitivo…”.

- Da 18 mesi a 3 anni circa: permesso di pensare e di sentire . Sono gli stessi di cui ha bisogno un bambino intorno ai 2 anni e sono: “Puoi sperimentare ed esaminare le cose che scopri, le tue capacità e i tuoi limiti; Sono contento che stai crescendo, puoi sperimentare le tue emozioni; non ho paura della tua rabbia; Puoi separarti da me e pensare con la tua testa; Pensa a te, non è necessario che ti prendi cura di me; puoi fidarti delle tue sensazioni…”.

- Da 3 a 6 anni circa: permesso di essere ‘potente’ e di essere chi è (identità). I permessi tipici di questo periodo sono: “Puoi essere più grande rispetto a prima ed avere comunque bisogni da soddisfare; Puoi esplorare chi sei e come sei fatto; Non è necessario che ti senta male, impaurito, triste o arrabbiato, perché io mi prenda cura di te; Puoi esprimere ciò che senti e chiedere in modo diretto ciò di cui hai bisogno; Puoi farti delle fantasie e non avere paura che si avverino; io sono OK e tu sei OK…”.

- Da 6 a 12 anni circa: questa fase è detta di ‘latenza’. In questo periodo i bambini hanno bisogno di imparare ad essere flessibili, a negoziare le scelte, ad essere cooperativi anziché competitivi; imparano che non sono sempre i migliori o i primi e sperimentano sia gioia che frustrazione nei rapporti con i compagni; un bisogno fondamentale è il crearsi di una struttura interna in grado di accogliere tutte le regole imparate negli anni e di adattarsi alla molteplicità dell’esperienza quotidiana; Hanno bisogno di informazioni chiare, di tempo per imparare le cose e del diritto di sbagliare.

Ora, sperando di avervi aiutato nel vostro percorso con informazioni sufficientemente chiare e domande sufficientemente scomode, ma anche con il senso di rispetto per la vita che cresce e che cambia e con tutto l’amore che ho per il mio lavoro e per i miei clienti, vi lascio alla vostra battaglia, augurandovi che sia buona.

Io torno a combattere la mia!

Dott.ssa Valentina Sbrescia