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La psicoterapia della gestalt

La Gestalt ha inizio negli anni '50 per mano del suo padre fondatore: Fritz Perls che integra creativamente il pensiero psicoanalitico con varie correnti culturali, filosofiche e psicologiche del periodo, fra cui la fenomenologia, il costruttivismo, l’esistenzialismo, il pragmatismo, nonché la psicologia della Gestalt..

La terapia della Gestalt e' infatti una sintesi di molte correnti di pensiero e può essere collocata all'incrocio fra varie altre teorie già esistenti: dalla psicoanalisi alle terapie psicocorporee di ispirazione reichiana, dallo psicodramma ai gruppi di incontro, dall'approccio fenomenologico a quello esistenziale, fino ad arrivare alle filosofie orientali.

Con il termine Gestalt si vuole identificare il concetto di “forma” intesa quale struttura organizzata, in cui “l’insieme è più della somma delle parti”. In tal senso l'uomo non percepisce le cose come elementi distinti e sconnessi, ma le organizza in insiemi significativi, mediante il processo percettivo Tale processo non fotografa la realtà per quello che è ma le attribuisce un significato ed il concetto di gestalt si riferisce proprio al senso che attribuiamo a ciò che stiamo percependo e vivendo. La Gestalt è quindi una rappresentazione, una costruzione personale che fornisce senso e significato alla propria esperienza di vita.

Scopo della Gestalt e' far scoprire alla persona la "sua propria forma", nella sua interezza, in modo da far emergere liberamente tutte le potenzialità rimaste, fino a quel momento, sopite inespresse o represse.

La terapia della gestalt a tal fine orienta la persona a vivere nel presente, nel qui-e-ora e le sedute terapeutiche si prefigurano come il suo primo esercizio in questo compito. Si tratta di una terapia esperienziale, piuttosto che verbale o interpretativa, attraverso la quale apprendere come vivere con consapevolezza nel presente. La persona è invitata a rivolgere la sua attenzione a ciò che fa, sperimenta o sente nel qui-e-ora, diventando gradualmente consapevole dei suoi gesti, della sua respirazione, delle sua emozioni, della sua voce, delle sue espressioni facciali, o dei suoi pensieri pressanti.

Per questo motivo la persona è invitata a parlare dei propri traumi e problemi non nell’area del tempo passato, ma nell’area del presente; in sostanza viene proposto di ri-sperimentare le situazioni insolute nel presente, nel “qui-e-ora”.

Inoltre l’approccio gestaltico rimane ancorato al fenomeno, cioè a quello che si può osservare, senza ricorrere a teorizzazioni ipotetiche: la Gestalt lavora sui come, non sui perché! I perché della nevrosi spiegano ben poco, potranno fornire un capro espiatorio, ma non una risposta (Perls, 1977).

La terapia della Gestalt si occupa soprattutto di osservare e verificare la consapevolezza del processo dei pensieri, sentimenti e azioni di un individuo, prestando maggiore attenzione al “cosa” e al “come”, piuttosto che al “perché” di un'azione o di un comportamento. La consapevolezza del come qualcosa avviene, infatti, conduce più facilmente alla possibilità di compiere un cambiamento genuino e responsabile.

Il terapeuta si interessa allora sul come la persona si fissa, come si interrompe; si concentra sul modo in cui lascia incomplete le proprie Gestalt. Con le sue domande amplia la consapevolezza del paziente, lo porta a vedere il proprio comportamento con maggiore chiarezza, a sperimentare se stesso, con i suoi limiti e possibilità, promuovendone la capacità di autosostenersi in modo responsabile.