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Uso dell’alluminio anodizzato nell’industria alimentare

Le norme tecniche

A dare una regolamentazione al mercato, sul fronte della produzione, sono state studiate ed emanate, con validità per tutti i Paesi dell'Unione Europea, le norme tecniche di produzione EN 601 e EN 602 che regolamentano la qualità dell'alluminio e delle sue leghe, in semilavorati ed in getti, destinato al contatto con gli alimenti e fissano le caratteristiche di composizione chimica che l'alluminio deve avere per poter essere considerato tecnicamente adatto a questi impieghi. Queste norme sono divenute gli standard produttivi delle aziende aderenti ad "Alluminio in Cucina". Le aziende del gruppo Alluminio in Cucina si attengono scrupolosamente, nella propria produzione di utensili da cucina, alle norme tecniche nazionali ed europee, oltre che seguire le prescrizioni di legge in materia sanitaria.

Le norme UNI EN 601 e UNI EN 602 costituiscono il recepimento, in lingua italiana, rispettivamente delle norme europee EN 601 ed EN 602 (edizione novembre 1994), che assumono così lo status di norme nazionali italiane. Unimet (Ente italiano di unificazione per i metalli non ferrosi) ha seguito i lavori europei sull'argomento ed ha approvato il progetto europeo e la versione in lingua italiana.

Innanzitutto entrambe le norme applicano le seguenti definizioni:

  • Alluminio: metallo il cui tenore minimo di alluminio è del 99, 0% in massa, a condizione che il tenore in massa di qualsiasi altro elemento non risulti maggiore dei limiti specificati nella tabella 1;
  • Lega di alluminio: materiale metallico nel quale l'alluminio è predominante, in massa, rispetto a ciascuno degli altri elementi, a condizione che:

Ø il tenore in massa di almeno uno degli altri elementi, oppure di ferro e silicio presi assieme, risulti maggiore dei limiti specificati nella tabella 1, oppure

Ø il tenore totale in massa di tali altri elementi risulti maggiore dell'1%. La norma UNI EN 601, che specifica i tenori massimi degli alliganti e delle impurità presenti nei getti e nei prodotti ricavati dai getti di alluminio e leghe di alluminio destinati a venire in contatto con gli alimenti, prevede, inoltre, la definizione di getto come prodotto finito, oppure prossimo alla sua forma finale, ottenuto per solidificazione di un metallo o di una lega dentro uno stampo. Esempi di getti: caffettiere, bistecchiere, griglie tostapane, corpi di affettatrici.

Alla voce Tenori massimi ammessi degli elementi, per le applicazioni alimentari, la UNI EN 601 prevede inoltre che le leghe di alluminio, in getti, debbano avere una composizione nella quale gli elementi aggiunti non siano presenti in quantità maggiore.

La UNI EN 602 si concentra, invece, sui semilavorati e leghe di alluminio, e applica le seguenti definizioni:

  • Semilavorato: prodotto ottenuto mediante procedimenti di deformazione a caldo e/o a freddo, ad esempio l'estrusione, la fucinatura, la laminazione a caldo o a freddo, la trafilatura, effettuati ciascuno da soli oppure in combinazione. Esempi di semilavorati: barre, fili, tubi, profilati, lamiere, nastri, fucinati.
  • Tenori massimi ammessi degli elementi, per le applicazioni alimentari: le leghe di alluminio, per semilavorati, devono avere una composizione nella quale gli elementi aggiunti non siano presenti in quantità maggiore. E' stata recentemente posta allo studio dal CEN - Comité Européen de Normalisation anche una norma tecnica riguardante i prodotti di alluminio anodizzato per contatto alimentare.
    Questi prodotti trovano largo e crescente impiego, oltre che nell'industria, anche in campo professionale e domestico. Le applicazioni più correnti sono affettatrici, macinacaffè, spremitrici, banchi ed attrezzature per macellerie.

La norma ha visto la luce in forma definitiva nel Novembre 2007 ed è stata catalogata al n. EN14392.


Alluminio e salute

L'ampia diffusione dei prodotti di alluminio nella vita di tutti i giorni ha indotto i responsabili della sanità pubblica a cercare di meglio comprendere e valutare le modalità e l'entità dell'esposizione dell'uomo a questo metallo. Il principale motivo di contatto non professionale con l'alluminio rimane la dieta quotidiana, la preparazione dei cibi in utensili da cucina di alluminio e la loro conservazione in una quantità di comodi prodotti: pellicole, vaschette, barattoli, sempre più presenti nelle nostre case.
E' per questo motivo che l'Istituto Nazionale della Nutrizione e l'Istituto Superiore di Sanità si sono occupati, ciascuno nel proprio ambito di competenza, di valutare dal punto di vista della sicurezza sanitaria dell'utilizzatore finale e del consumatore gli eventuali e realistici rischi connessi all'impiego del metallo.
Ne è uscito un quadro di piena sicurezza per gli utilizzatori professionali e domestici delle pentole e degli imballaggi di alluminio, che possono continuare a godere delle caratteristiche uniche di questo metallo, osservando alcune semplici avvertenze di igiene alimentare valide, del resto, come norme di portata generale per una più sana alimentazione.

L'ampio lavoro sperimentale, condotto negli anni recenti, ha portato l'Istituto Superiore di Sanità ad essere fra i centri di punta nella sperimentazione sulla migrazione dell'alluminio nei cibi. Manca ancora, purtroppo, in campo normativo, un atto che traduca i risultati sperimentali ottenuti in una norma esplicita a garanzia e tranquillità del consumatore.

Le norme di riferimento vigenti sono:

  • Legge 30 aprile 1962 n. 283,
  • Decreto Ministeriale 21 marzo 1973,
  • Decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 1982 n. 777,
  • Decreto Legislativo 25 gennaio 1992 n. 108,
  • Decreto Legislativo 18 Aprile 2007 n. 76
  • Direttiva 76/893/CEE,
  • Direttiva 89/109/CEE.


Tutti i materiali che sono destinati ad entrare in contatto con gli alimenti sono caduti da molto tempo sotto l'attenzione dell'autorità sanitaria. Già la legge n. 283 del 1962 cita i materiali destinati a contenere gli alimenti e fissa due principi di carattere generale, che sono stati ripresi anche da norme comunitarie recepite poi nel nostro diritto nazionale (vedi il DPR 777/1982 e il decreto legislativo 108/1992): ogni materiale può essere utilizzato a contatto con gli alimenti purché non ceda delle sostanze che rendano nocivi gli alimenti e non ne alteri le caratteristiche organolettiche. Questo significa che non è vero, contrariamente a ciò che molti affermano, che l'impiego dell'alluminio in cucina non sia soggetto a nessuna regolamentazione; proprio perché è un materiale destinato ad entrare a contatto con gli alimenti può essere tranquillamente utilizzato per questi impieghi purché ottemperi a questi due principi di carattere generale. La legge 283/1962 demandava poi al Ministro della sanità il compito di regolamentare, tramite specifici decreti, i vari materiali. Tuttavia, l'alluminio non fu regolamentato.
Le autorità sanitarie non ritennero, infatti, impellente inserirlo in una normativa, dal momento che non presentava dei grossi rischi. Purtroppo questo fatto, che doveva rappresentare un elemento di ulteriore tranquillità a favore dell'alluminio, con il tempo si è trasformato in un elemento di incertezza e perciò fortemente negativo. Alcuni hanno interpretato la norma nel senso: non essendoci un decreto specifico, significa che non è ammesso e non può essere utilizzato. In aggiunta, spesso vi era un'errata interpretazione della norma; venivano condotti, ad esempio, test adottando metodi di valutazione stabiliti per altri materiali, che mostravano un superamento del limite accettabile di migrazione, e l'alluminio veniva dichiarato non a norma, creando enormi turbative nel settore. Tutti questi casi venivano poi segnalati al Laboratorio di Tossicologia Applicata dell'Istituto Superiore di Sanità per la revisione d'analisi e, poco a poco, divenne evidente che questa incertezza normativa andava rapidamente sanata. Fu perciò iniziato uno studio sperimentale, preliminare all'articolazione di un'apposita norma su questo materiale.
Sulla base delle ricerche dell'Istituto Nazionale della Nutrizione era stata ipotizzata una dieta media dell'italiano composta da 150 grammi di pasta condita con 50 grammi di salsa, 200 gr di pesce e, in aggiunta, 50 grammi di sottaceti proprio per simulare le condizioni peggiori. Dai dati riscontrati è emerso che il contenuto assorbibile di alluminio in un giorno è di 6 milligrammi, pur considerando una dieta in condizioni limite come quelle appena esposte. Ora, secondo l'OMS il limite accettabile per un individuo sano di 60 kg di peso è di 60 milligrammi al giorno. Pur ipotizzando un contatto di tutti i cibi con articoli di alluminio, si rimane ampiamente al di sotto di quello che viene considerato un limite accettabile. Quindi pericoli nell'utilizzo di oggetti in alluminio non sussistono. Ma, visto che è necessario giungere ad una norma positiva sull'impiego dell'alluminio, secondo quali criteri essa dovrà essere costruita?
L'ipotesi individuata dal gruppo di ricerca dell'Istituto, presentata al Ministero per la necessaria traduzione in norma, prevede l'apposizione sugli oggetti di alluminio di avvertenze del tipo: da non utilizzare per conservare gli alimenti a temperatura non refrigerata per periodi superiori alle 24 ore.
E' un'indicazione agevolmente comprensibile dal consumatore finale e dettata sostanzialmente dal buon senso in quanto qualunque alimento, conservato fuori dal frigorifero per più di 24 ore, si deteriorerà prima ancora di subire eventuali contaminazioni dal contenitore.

Luca Becchio