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Le colline

Collina Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Le colline di Long Mynd nel Shropshire in Inghilterra

La collina è un rilievo la cui zona altimetrica è considerata più elevata della pianura , ma inferiore alle altitudini montane . La distinzione tra montagna e collina non è netta, e può avere delle interpretazioni soggettive, tuttavia la definizione più diffusa è che i territori possano essere considerati collinari a partire dai 200 fino ai 600 m s.l.m. .



// Tipologie


Le suggestive colline di Swifts Creek , Victoria , Australia
Panorama collinare nel territorio di Pianoro , provincia di Bologna .

La collina può avere forme dolci e arrotondate, con copertura di vegetazione, ma anche scoscese, brulle o calanchive .

Le colline si possono anche distinguere in quattro: strutturali, moreniche, vulcaniche, tettoniche [ non chiaro ] e vanno da 200 a 500 metri e poi c'è l'altopiano che va da 500 a 600 metri

Quelle strutturali sono costituite da antiche montagne erose dagli agenti atmosferici [ senza fonte ] . Le colline moreniche sono cosiddette perché costituite dai detriti accumulati a valle dai ghiacciai (di origine morenica, ad esempio, sono le colline del coneglianese , in provincia di Treviso [ senza fonte ] e quelle dell'Alto Mantovano nell'immediato entroterra del Lago di Garda ). Esempi di colline di origine vulcanica sono i colli Albani nei dintorni di Roma , capitale d'Italia . Le colline di origine tettonica sono formate da sollevamenti del sottosuolo marino ( per esempio le Murge in Puglia [ non chiaro ] ). Esse occupano quasi la metà del territorio italiano.

Antropizzazione ed utilizzo

Anticamente scelta dall'uomo come luogo di residenza per le sue favorevoli caratteristiche climatiche, per la maggior possibilità di difesa dagli attacchi nemici e per la fertilità del terreno che, in caso di pendenza eccessiva, viene coltivato a terrazze . In moltissime zone, poi, i terreni pianeggianti erano interessati da ristagno idrico, con formazione di paludi e, molto spesso, caratterizzate dalla diffusione della malaria . [1] [2]

Campi di riso sui terrazzamenti delle colline cinesi

Questa precoce antropizzazione delle colline ha portato alla formazione di un paesaggio agrario nel modo in cui noi lo conosciamo. Da qui il tradizionale accostamento delle colline con un ambiente armonico e salubre. Ad esempio l' Unesco nel riconoscere patrimonio dell'umanità il paesaggio collinare della Valle dell'Orcia , adotta la seguente motivazione:

« il paesaggio della Val d'Orcia è stato celebrato dai pittori della Scuola Senese, fiorita durante il Rinascimento. Le immagini della Val d'Orcia ed in particolar modo le riproduzioni dei suoi paesaggi, in cui si raffigura la gente vivere in armonia con la natura, sono diventate icone del Rinascimento ed hanno profondamente influenzato il modo di pensare il paesaggio negli anni futuri. »


Le coltivazioni collinari sono impostate su criteri che variano secondo il contesto geografico, storico e socioeconomico e, in subordine, alle condizioni pedoclimatiche.

Nelle regioni ad agricoltura marginale o di sostentamento, le colture prevalenti sono i cereali e le leguminose , finalizzate a soddisfare i fabbisogni nutritivi primari della popolazione rurale. In questo caso l'agricoltura è complementare all'allevamento di animali da carne o da latte in regime estensivo, con l'utilizzo prevalente della produzione foraggera attraverso il pascolamento. I regimi termopluviometrici condizionano la scelta delle colture principali, al fine di adattare i cicli produttivi alle risorse naturali. Nelle regioni tropicali, interessate da regimi termici favorevoli concomitanti con piovosità relativamente alte, l'uomo si è orientato verso colture con elevati fabbisogni idrici, come il riso in Asia e il mais nel Centroamerica e nel Sudamerica . Nelle regioni temperate l'agricoltura si è invece sviluppata su criteri in cui prevalgono, secondo la latitudine , le esigenze termiche o quelle idriche: ad esempio, nell'ambiente mediterraneo ha prevalso la diffusione di colture a ciclo autunno-primaverile, grazie agli inverni miti e a causa della siccità del periodo primaverile-estivo.

Nelle regioni ad economia avanzata, l'agricoltura ha subito un drastico ridimensionamento e uno sconvolgimento degli indirizzi produttivi tradizionali. Lo spopolamento delle aree collinari e l'incremento dei costi di produzione porta, secondo il contesto, a sviluppi differenziati:

  • In regioni ben servite dalle infrastrutture e a densità di popolazione relativamente alta, l'ordinamento produttivo si è orientato verso colture ad alto reddito al fine di sfruttare le sistemazioni superficiali di valore capitale più o meno elevato (terrazzamenti, girapoggi, cavalcapoggi, ecc.). In Italia , tali colture sono ad esempio rappresentate, secondo le regioni, dall' orticoltura e dalla floricoltura (es. Liguria , costa amalfitana , ecc.), dalla frutticoltura (es. Emilia-Romagna , Veneto , Trentino , Campania ), dalla viticoltura (in gran parte del territorio italiano).
  • In aree più marginali, lo sviluppo economico ha comportato un progressivo abbandono dell'agricoltura da reddito per orientarsi su colture legnose in grado di fornire anche modeste produzioni ma con un limitato impiego di fattori di produzione. In gran parte dell' Italia , queste colture sono tradizionalmente rappresentate principalmente dalla vite e dall'olivo, ma in aree più o meno circoscritte ricorrono anche le piantagioni da frutta secca (mandorlo, castagno, nocciolo, pistacchio, ecc.) o altre colture da frutto minori. Situazioni contingenti di natura socioeconomica possono portare, in determinate aree, anche al degrado, fino al completo abbandono, di queste colture.
  • In particolari contesti sociorurali, di dimensione comprensoriale o regionale, la collina offre lo spazio per lo sviluppo di specifici comparti agricoli associati a prodotti tipici regionali di particolare pregio. Questo sfruttamento, sopravvissuto all'abbandono delle campagne collinari, ha assunto in Europa , negli ultimi decenni, un particolare interesse grazie alla valorizzazione di questi prodotti con la costituzione di consorzi e marchi di tutela ( DOP e IGP ). In quest'ambito si collocano anche i nuovi regimi di coltivazione nel comparto viticolo e in quello olivicolo.
  • In molte aree, l'abbandono dell'agricoltura lascia spazio al comparto zootecnico, condotto per lo più in regime estensivo, con l'allevamento di bovini da carne, ovini e caprini . Anche in questo caso, l'evoluzione del contesto socioeconomico può portare ad un trend di progressivo declino causato dalla competizione della zootecnica intensiva di pianura e dei mercati internazionali, oppure, grazie alla valorizzazione e tutela dei prodotti tipici, ad un rilancio del comparto.
  • Rinaturalizzazione del paesaggio rurale. Dove l'antropizzazione ha avuto un impatto relativamente modesto sugli ecosistemi naturali, l'abbandono dell'agricoltura può permettere un recupero integrato del patrimonio storico, culturale, ambientale. In questo ambito si collocano la costituzione di riserve naturalistiche, lo sviluppo di forme di agricoltura integrata e agricoltura biologica e dell' agriturismo e, nelle aree più marginali, il rimboschimento. Il successo di questi processi è strettamente condizionato dal concorso integrato di molteplici fattori, che coinvolgono la popolazione rurale, la disponibilità di capitali pubblici e privati, le amministrazioni locali, gli altri settori economici.

Negli ambienti collinari dove l'agricoltura o la zootecnica hanno avuto un impatto più forte, l'abbandono dellle forme tradizionali di sfruttamento e la mancata riconversione portano ad uno stato di degrado ambientale che nelle regioni temperate si manifesta con il dissesto idrogeologico. La collina, nel corso dei secoli o dei millenni, ha sopportato il peso dell'antropizzazione grazie all'esecuzione di opere di miglioramento fondiario finalizzate a regimare le acque meteoriche che, in sostanza, sopperivano alla mancata azione di contenimento da parte della vegetazione naturale. Tali opere, che si identificano soprattutto con le sistemazioni superficiali di collina ( terrazzamento , girapoggio , cavalcapoggio , rittochino , ecc.) sono state eseguite fondamentalmente con la capitalizzazione del lavoro: nelle stagioni con minor fabbisogno, la forza lavoro disponibile nella popolazione rurale si impiegava nella realizzazione di queste sistemazioni e nella loro manutenzione. Lo spopolamento delle aree collinari e i problemi relativi alla gestione delle sistemazioni superficiali, in parte incompatibili con la meccanizzazione ma, soprattutto, diventate proibitive per l'elevato costo della manodopera, hanno comportato un progressivo abbandono di queste sistemazioni e ad un'intensificazione dei fenomeni di erosione , desertificazione e dissesto idrogeologico.

Note
  • ^ Antonio Saltini Il colle e la siepe
  • ^ ad esempio , anche vaste zone della Pianura Padana negli anni a cavallo dell'ottocento fino alla prima metà del novecento
  • Voci correlate

    Sistemazioni di colle Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

    Per Sistemazioni di colle si intendono le pratiche di lavorazione ed adattamento del terreno scosceso o comunque in declivio per renderlo idoneo alle coltivazioni agricole



    // L'antichità

    Nell' Italia antica la parte preminente delle pianure era occupata da acque stagnanti, cosicché i primi coltivatori trovarono conveniente, fino dal Neolitico , di stabilirsi in aree collinari, siccome era più agevole abbattere un querceto che bonificare una palude. Da allora l'agricoltura italiana sarebbe rimasta, per settemila anni, prevalentemente un'agricoltura collinare, spostando definitivamente il proprio baricentro verso la pianura solo dopo il 1950 . [1]

    Siccome la violenza delle piogge, nel clima italiano, in autunno, epoca delle semine, asporterebbe, in pochi anni, i campi dal terreno più profondo, per millenni gli agricoltori italiani sono stati impegnati a terrazzare i propri campi, compiendo un'opera che risagomò l'intera superficie dei rilievi a media e bassa quota della Penisola e delle Isole. Il loro scopo fondamentale: evitare l'aratura a "rittochino", cioè secondo li linee di massima pendenza, la forma di lavoro del suolo che consente la massima velocità delle acque piovane, quindi l'erosione di quantità maggiori di terra. Le forme di sagomatura divennero un'autentica scienza, la scienza delle “sistemazioni di colle”, che fu sviluppata soprattutto a opera degli agronomi toscani.

    Il cinquecento

    La prima espressione di quella scienza può individuarsi nell'opera di un poeta del cinquecento , Luigi Alamanni , autore del più straordinario poema didascalico di soggetto agrario della letteratura italiana, La coltivazione, [2]

    L'ottocento
    Aratura su terreni declivi
    1. In quota
    2. A rittochino


    La seconda è quella di un curato toscano, Giovan Battista Landeschi , parroco di San Miniato , dove il giovane sacerdote trovò il podere parrocchiale rovinato dai predecessori che avevano spremuto tutto senza restituire nulla, e che si impegnò a rimodellare i campi creando moduli di sistemazione assolutamente nuovi. Elementi chiave della metodologia di Landeschi erano i ciglioni inerbiti e i “pescaioli”, fossi tracciati per indirizzare le acque a asportare la terra dove le piogge non regolate l'avessero depositata, per condurla dove fosse stata sottratta [3] . La terza tappa della “scienza delle sistemazioni” è rappresentata da un altro autore toscano, il marchese Cosimo Ridolfi , il maggiore agronomo italiano dell' Ottocento , che nella tenuta di Meleto perfeziona il sistema ideato dal fattore che gli ha insegnato, ragazzetto, ad amare i lavori dei campi, Agostino Testaferrata, ideatore del metodo delle “colmate di monte”, eseguite, ancora, usando la forza dell'acqua per asportare la terra dove il disordine l'abbia accumulata, e condurla dove la abbia sottratta. Mediante le “colmate” i campi vengono sistemati, secondo il metodo di Testaferrata “a spina” [4]

    Gli autori successivi codificheranno tre secoli di esperienze toscane definendo le forme di sistemazione in “tagliapoggio”, “ girapoggio ”, “cavalcapoggio” “spina” e nelle varie forme di terrazzo, che possono prevedere lo scolo verso il bordo esterno o quello interno, un muro di sostegno o un ciglione inerbito. Nei terreni a pendenza più dolce resterà possibile una sistemazione a "rittochino". Tra gli autori che hanno contribuito alla definizione della “scienza delle sistemazioni di colle” un ruolo capitale deve riconoscersi a Luigi Ridolfi, figlio dell'agronomo ottocentesco.

    L'epoca attuale

    Le sistemazioni di colle sono state abbandonate, con l'avvento della moderna agricoltura meccanizzata, all'alba degli anni sessanta. Da quel momento le piogge non più controllate hanno iniziato a cancellare, dalle dorsali siciliane alle terrazze liguri, le forme in cui centinaia di generazioni di contadini avevano sagomato i campi dell'intera Italia. Un agronomo autorevole ha ripetutamente invitato, prima che le ultime tracce del lavoro millenario siano cancellate, a eseguire l'inventario, regione per regione, delle forme tipiche di sistemazione, proponendo, come esempio, la raccolta di una serie di immagini riprese nelle isole di Vulcano , Filicudi , Salina e Lipari , dove esistevano terrazzamenti agricoli, eseguiti in massicce rocce laviche, tra i più imponenti che si potessero ammirare in tutta l'Italia [5]

    Note
  • ^ ad esempio , la frutticultura nel Ferrarese
  • ^ Antonio Saltini, Storia delle scienze agrarie, vol. I, 1984, pagg. 233-256.
  • ^ Antonio Saltini, vol.I I, 1984, pagg. 204-208.
  • ^ Antonio Saltini, vol. III, 1989, pagg. 358-362.
  • ^ Antonio Saltini, I cento volti di Trinacria. Viaggio fotografico nella Sicilia agricola, Ismea, Spazio rurale 2004
  • Voci correlate Bibliografia
    • Cosimo Ridolfi, Lezioni orali di agraria , 2 voll., Firenze 1857
    • Cosimo Ridolfi, Sulle colmate di monte , Giornale agrario toscano, II, 1828
    • Giovanni Battista Landeschi, Saggi di agricoltura , Firenze 1810
    • Francesco Lami, La bonifica della tipica collina toscana da G. B. Landeschi a C. Ridolfi , Bologna 1938
    • Luigi Ridolfi, Le coltivazioni di poggio, le colmate agrarie in pianura e collina , Firenze 1895


    Paesaggio agrario Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

    Con il termine paesaggio agrario si intende un particolare modo di approccio al paesaggio dei campi, studiato soprattutto nelle evoluzioni storiche che hanno portato all'aspetto attuale. Può considerarsi opera chiave sulle trasformazioni dello scenario naturale da parte dell'uomo il trattato di un geografo inglese, P. W. Bryan ( Man's adaptation of nature. Sudies on cultural landscape , 1933 ).



    // Evoluzione dei paesaggi agrari
    La Val d'Orcia riconosciuto dall' Unesco Patrimonio dell'umanità

    L'aspetto che ci presenta la terra nelle zone abitate non è quello originario, possiamo dire "naturale", ma quello prodotto dalla millenaria trasformazione umana per rendere il territorio più idoneo alle proprie esigenze vitali. Siccome la prima delle esigenze vitali delle società umane è la produzione di cibo, il territorio naturale è stato convertito in territorio agrario , i paesaggi che ci presenta il pianeta sono, sulle terre abitate, paesaggi agrari.

    Ogni società ha modificato, peraltro, lo scenario naturale secondo la densità della propria popolazione e l'evoluzione delle tecniche di cui disponeva: ogni paesaggio agrario è la combinazione degli elementi originari ( clima , natura dei terreni, disponibilità di acque) e delle tecniche usate dalla popolazione che vi vive, quelle tecniche che possono essere catalogate come "sistemi agrari". Ogni sistema agrario, espressione del livello tecnico di un popolo ad uno stadio specifico della sua storia, ha generato un preciso paesaggio agrario.

    Teoria di Smith sullo sfruttamento agrario della terra

    Quando Adam Smith scrive il proprio trattato anche nella patria delle manifatture, l' Inghilterra , l' agricoltura è la prima attività economica del paese, e all'agricoltura lo studioso scozzese dedica grandissima attenzione. La sua teoria della rendita può essere considerata una teoria dell'utilizzazione agraria della terra. Secondo la stessa teoria ogni produzione del suolo è collocata ad una distanza tale dal centro mercantile che i costi di trasporti tendano a eguagliare la rendita del medesimo capitale investito in terra. Il concetto rivela una singolare utilità nello spiegare la genesi del paesaggio agrario. Se immaginiamo, infatti, una città del XVIII secolo , pensiamo a Londra , le produzioni delle diverse derrate saranno disposte su cerchi concentrici al mercato urbano: nel primo cerchio gli ortaggi , che vengono portati in città ogni mattina, nel secondo il fieno per i lattai che mantengono nei sobborghi le proprie mucche, nel terzo i fieni per i cavalli da carrozza, poi i pascoli per i bovini da macello, quelli per gli ovini . Il frumento , una mercanzia il cui valore per unità di peso giustifica lunghi trasporti, può essere trasportato da lunghe distanze: in parte cospicua può essere importato da paesi stranieri. Londrà sarà, infatti, il primo porto di sbarco del frumento dell' Ucraina , poi di quello della Prateria nordamericana e della Pampa argentina.

    In Italia

    L'opera più nota sulla storia del paesaggio agrario italiano è di Emilio Sereni ( Storia del paesaggio agrario , 1961 ), di rigorosa impostazione marxista , tanto da risultare, al lettore attuale, in alcune pagine schematica. Più recentemente Antonio Saltini e Maria Sframeli hanno proposto una storia del paesaggio italiano attraverso la storia della pittura da Giotto a Giovanni Fattori .

    Il paesaggio agrario, come effetto della lenta stratificazione dell'attività agricola sul primitivo paesaggio naturale, in tutte le zone di antica civilizzazione, ha acquisito una sua bellezza che va salvaguardata. Alcune associazioni come Italia Nostra hanno lanciato dei programmi per la difesa di una situazione di grande interesse come quella italiana.

    Bibliografia
    • A. S. Storia delle scienze agrarie, vol.II, Edagricole, Bologna 1987, p. 260
    • P. W. Bryan, Man's adaptation of nature. Sudies on cultural landscape , University of London, Londra, 1933
    • Emilio Sereni, Storia del paesaggio agrario , 1961
    • Bonapace Umberto, I paesaggi umani, Touring Club Italiano, Milano 1977
    • Commitee for World Atlas of Agriculture (Medici Giuseppe president) World Atlas of Agriculture , De Agostini, Novara 1969
    • Desplanques Henri Campagnes ombriennes, contribution à l'étude des paysages ruraux en Italie centrale A. Colin, Paris 1969
    • Barbieri Giuseppe, Gambi Lucio, La casa rurale in Italia , Olschki, Firenze 1982
    • Birks Hilary H., Birks J. B., Kaland Peter E., Moe Dagfinn, The Cultural Landscape , Cambridge University Press, Cambridge 1988
    • Antonio Saltini e Maria Sframeli L'agricoltura e il paesaggio italiano nella pittura dal Trecento all'Ottocento , Octavo, Firenze 1995
    • Saltini Antonio, Ravalli Giorgio, Sprocatti Francesco La corte colonica ferrarese , Marsilio, Venezia 1998
    • Saltini Antonio, I cento volti di Trinacria. Viaggio fotografico nella Sicilia agricola , Ismea-Spazio rurale, Roma 2004