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Capelli: importanti?

Capelli, mitologia e fisiologia
Biologicamente i capelli non hanno scopo funzionale eccetto che, proteggerci dagli agenti atmosferici e dagli urti. Quindi, la specie umana potrebbe vivere bene anche senza, cioè uomini e donne completamente calvi . Questa previsione si prospetta in relazione ai mutamenti climatici ed al progressivo surriscaldamento del pianeta che porterebbe la specie umana a vivere sempre più al chiuso quindi glabra . La domanda allora è la seguente: perché gli uomini, ma anche e soprattutto le donne di oggi soffrono terribilmente per la perdita dei capelli? Perché la calvizie affligge con stati d’ animo d’ angoscia talvolta insostenibili tanto da indurre i malcapitati anche all’ aiuto di dermatologi, psicologi e centri specializzati?
La ragione di tutto ciò può essere ricercata nell’ antropologia e nella psicologia.
In realtà, le differenze tra uomo e donna sono di ordine biologico.
Pur avendo la stessa velocità di crescita di capelli, nella donna il ciclo di vita è più lungo rispetto all’ uomo anche di 2 o 3 volte e può arrivare fino ed oltre il metro di lunghezza. Mentre nell’ uomo la lunghezza raggiunge i 35/40 cm al massimo. In natura, la lunghezza dei capelli ha un ruolo determinante in quanto siamo ancestralmente abituati a considerare donna, l’ individuo con capelli lunghi e maschio quello con i capelli corti. Tuttavia la perdita dei capelli nell’ uomo può essere vissuta come perdita di virilità e castrazione e nella donna come perdita di femminilità .
La storia e la mitologia a questo proposito ci forniscono numerosi riferimenti ai capelli come sede di forza, fertilità e virilità . Uno per tutti è il riferimento a Sansone il quale aveva nei capelli il segreto della sua forza che, a seguito dell’ evirazione per mano della sua donna, patì la sconfitta da parte dei Filistei.
Nella cultura occidentale una folta chioma di capelli costituiva un indispensabile segnale distintivo per la potenza di un Regnante. Gli esempi più significativi si hanno fin dall’ epoca romana con Giulio Cesare il quale camuffava la sua incipiente calvizie con un riporto di capelli sovrastato da una corona d’ alloro e più recentemente con le rigogliose parrucche di riccioli usate da Luigi XIV come camouflage alla sua calvizie. Da evidenziare che, anche nel nostro tempo ci sono ancora soggetti che ricorrono ad improbabili riporti inestetici di capelli, polveri coloranti o, tatuaggi permanenti i quali mettono ancora più in evidenza la “piazza pelata”. Sia in occidente che in oriente, la calvizie conferisce un aspetto di prematuro invecchiamento ed un chiaro decadimento estetico che genera nella persona che ne è colpita, uomo o donna che sia, un senso di insicurezza e inadeguatezza in ambito sociale . La società in generale, ha sempre più riposto nell’ immagine quindi anche nei capelli, significati distintivi e complessi e di conseguenza la perdita dei capelli è, nella maggioranza dei casi subita come una sorta di regressione ad uno stato asessuato ed infantile e nel contempo come perdita di potenza.
Nella storia dell’ antropologia sociale nessuna cultura umana è mai stata indifferente ai problemi dei capelli.
Nella razza umana i capelli hanno il compito di essere ammirati ed esprimere consciamente o inconsciamente messaggi sociali di diversa natura e complessità.
Il disagio derivante dall’ alopecia androgentica di tipo maschile o femminile o nei casi di alopecia areata o universale , non vanno tuttavia sottovalutati ed è sempre consigliabile rivolgersi a figure professionali in grado di supportare tale disagio.
A cura della Divisione Tricologica di Istituto Giglio & CO Milano 18.dicembre.2016