Sei in: Risorse: Comunicati Stampa:

Comunicati Stampa

Condannata lady casamonica: l'avv. magliaro per cotugno garantisce che l'impugnazione è fondata

Messaggero logo
Roma
HOME PRIMO PIANO 135 ANNI ECONOMIA CULTURA SPETTACOLI SOCIETÀ SPORT TECNOLOGIA MOTORI MODA SALUTE VIAGGI WEB TV


ROMA | VITERBO | RIETI | LATINA | FROSINONE | ABRUZZO | MARCHE | UMBRIA


Cronaca Campidoglio Periferia Cultura e Spettacoli Storie Senza Rete Ristoranti




Condannata lady Casamonica,
sequestrato il tesoro del clan Undici anni e otto mesi per lei, otto anni al marito e sette al figlio. Gestiva un grosso giro di usura con tassi di interesse del 50%


Una ferrari sequestrata ai Casamonica






ROMA - Stangata giudiziaria per Lady Casamonica. Gelsomina Di Silvio, 62 anni, è stata condannata a 11 anni e otto mesi di reclusione. Gestiva, come un’esperta bancaria, un’agenzia di microcredito. Solo che per ogni finanziamento richiedeva tassi usurai, dal 25 al 50 per cento. La sentenza è stata emessa ieri dalla IV sezione penale collegiale del Tribunale. A gestire il giro di usura, come ha ricostruito il procuratore aggiunto Alberto Caperna, Gelsomina, che tra le varie attività faceva anche la fattucchiera con il nome Silvana, non era sola.

La condanna così è scattata anche per il marito, Ferruccio Casamonica, 67 anni, che dovrà scontare otto anni e due mesi, mentre il figlio Raffaele (40 anni) sette anni e tre mesi. Condannato anche un amico di famiglia, Raffaele Cotugno: due anni e 11 mesi. Secondo l’accusa era stato utilizzato più volte come esattore. Le vittime, tutti piccoli commercianti e artigiani, della zona sud di Roma, «dominio» del clan Casamonica, ma anche di Grottaferrata, Frascati, Palestrina, fino a Monterotondo. Fiorai, ambulanti, falegnami e negozianti strozzati dai debiti e che, tra la fine degli anni ’90 e il 2004, avevano chiesto prestiti medi da 300 a poche migliaia di euro.

Il giro deve aver fruttato bene però per i Casamonica, indagati più volte per usura e piccole estorsioni, oltre che proprietari di un colossale patrimonio immobiliare e non. Un patrimonio che da ieri si è leggermente assottigliato: il giudice, infatti, ha disposto la confisca di 866 mila euro depositati in un fondo del Principato di Monaco, della villa di famiglia all’Anagnina, di alcuni appartamenti affittati in città, di due Ferrari e di una Mercedes, beni già sottoposti a sequestro preventivo subito dopo l’apertura dell’inchiesta.
Nel capo di imputazione il procuratore aggiunto Caperna ha conteggiato ventisei episodi di micro-usura che hanno prosciugato i piccoli bilanci di altrettante famiglie. L’accusa, che procedeva per associazione a delinquere finalizzata all'usura, all'estorsione e all'esercizio abusivo del credito, aveva chiesto per Gelsomina Di Silvio dieci anni, otto per il marito, cinque anni e dieci mesi per il figlio e due anno e dieci mesi per l’amico «esattore».

Intanto i legali della famiglia pensano già all’appello. «Attendiamo il deposito della motivazione delle sentenza per proporre l’impugnazione - ha dichiarato l’avvocato Francesco Montali dello studio Gianzi - A noi appare una sentenza eccessivamente afflittiva». Alla condanna al carcere e alla confisca dei beni per oltre due milioni di euro, i Casamonica devono aggiungere una multa complessiva di circa 55.000 euro e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Impugnerà di sicuro la sentenza l’avvocato Raffaele Magliaro, difensore di Cotugno. «In un procedimento connesso a questo processo - ha spiegato - il gip di Velletri ha riconosciuto al mio assistito la parziale incapacità di intendere e di volere per problemi legati alla cronica intossicazione da sostanze stupefacenti. Qui non c’è stato alcun riconoscimento di vizio di mente. Eppure la persona è la stessa, un ragazzo con gravissimi problemi di droga».

Nella requisitoria, comunque, Caperna era stato chiaro: «I tre Casamonica sono delinquenti abituali che lucrando sul bisogno e sulla disperazione hanno guadagnato milioni di euro». Da qui la sua conclusione: «Non vanno concesse le attenuanti generiche, anche se in alcuni casi è stato risarcito il danno individuato. Durante tutto il processo è emerso un carattere d'arricchimento senza scrupoli, capace di strozzare coloro che chiedevano aiuto, piccoli prestiti, per un parente malato o per un incidente. E quando non si aveva i soldi per pagare le rate d'interesse veniva richiesto persino l'oro che si aveva indosso».

Giovedì 31 Maggio 2012 - 10:30