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Energia rinnovabile vs energia nucleare. il gioco delle parti!

Ing. Filippo Barattini

Responsabile Impianti della E.S.CO.

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www.energypie.it - consigliere ARCHinNOVA

ENERGIA RINNOVABILE VS ENERGIA NUCLEARE. Il gioco delle parti!

I sintomi c’erano tutti, …nel senso che i rumors di qualche anno fa (in Italia in particolare) non erano solo

“chiacchiere da salotto politico”, ma piuttosto un modo per fare germogliare l’idea in tutte le teste che del

nucleare non se ne potrà proprio fare a meno.

Non se ne potrà fare a meno perché il petrolio sta finendo;

Non se ne potrà fare a meno perché il fabbisogno energetico mondiale aumenta;

Non se ne potrà fare a meno perché è l’unico modo per liberarci dalla CO2;

Non se ne potrà fare a meno perché a nulla o poco possono le fonti energetiche rinnovabili;

Non se ne potrà fare a meno perché è economico.

Ora: che il petrolio stia finendo, che la fame di energia sia in aumento e che l’emissione dei gas serra siano

un problema globale con il quale dovremmo primo o poi fare i conti (definitivamente!), siamo veramente

tutti d’accordo!

Ci sarebbe da eccepire sul fatto che le energie rinnovabili (solari, biomasse, eoliche, idriche, geotermiche) di

tutto il mondo, siano inutili o contribuiscano poco/per nulla e soprattutto sulla economicità del nucleare di

terza generazione (quello su cui ENEL ha pronti i piano “ una regione, una centrale nucleare” ). Ancora nulla

si può dire sulla economicità o efficacia del nucleare di V° generazione; se ne saprà di più almeno dopo il

2020.

Non elenchiamo invece i problemi ambientali (ed economici) ancora legati alla gestione (in sicurezza) delle

scorie. Concediamo un vantaggio al nucleare: diamole per risolte!!!

Uno sguardo al futuro

Riprendendo le Parole del Prof. Gianni Silvestrini (Direttore Scientifico del KyotoClub ed ex consulente del

Ministro Bersani), intervistato da “Zeroemission TV” alla fiera solarExpò di Verona del maggio 2008 (vedi

link n. 1), con l’uscita di scena del petrolio, potremmo assistere, probabilmente dal 2030 in poi, ad una sfida

fra le rinnovabili e il nucleare di quarta generazione. Una sfida basata quasi esclusivamente sulla

economicità delle tecnologie in campo.

Non si entra nel merito delle questioni ambientali e di contesto socio politico, perché, piaccia o no, in un mercato libero è il mercato che sceglie la tecnologia vincente , anche se ambientalmente non compatibile

(a meno che gli impatti ambientali dell’una e dell’altra tecnologia non vengano quantificate

economicamente, ovvero gli aspetti ambientali legati alla tecnologia non vengano “internalizzati” nei costi

di gestione)

A proposito di mercato energetico liberalizzato, andiamo a leggere la storia del nucleare negli ultimi anni, in

quelle nazioni dove il mercato libero è una realtà assodata e testata. Sempre prendendo a riferimento le

parole di Silvestrini (vedi anche link n. 2), negli Stati Uniti nessuno ha risposto al bando di Bush per la

costruzione, o meglio la gara per la costruzione di nuove centrali è andata deserta fino a quando

l'amministrazione non ha introdotto un incentivo di 1, 8 centesimi di dollaro al chilowattora, la stessa cifra

prevista per l'eolico. Sempre Silvestrini riporta che secondo un recente studio Usa condiviso

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dall'industria atomica (il Nuclear Power Joint Fact-Finding ) l'elettricità di una nuova centrale

nucleare è destinata a costare il doppio (8-11 centesimi di dollaro per kWh) rispetto alla media

E’ il mercato libero, quindi, il principale nemico del nucleare (almeno quello ultimo di terza generazione)

proprio perché costano troppo, per cui i produttori privati (in un mercato libero e concorrenziale) scelgono

altre vie; senza contare che anche banche ed assicurazioni non fanno salti di gioia essendo a conoscenza dei

rischi e del fatto che per l’ammortamento dell’impianto occorrono decine di anni.

Domanda: allora perché ENEL ed EDISON (tanto per citarne qualcuna) investono e vogliono investire anche

in Italia nel nucleare di terza generazione?

Le energie rinnovabili contro il nucleare

Una possibile risposta sta nella rappresentazione di figura sotto riportata:

Le energie rinnovabili per essere vincenti debbono essere messe nelle condizioni di rendere per quello che

sono. Ovvero, debbono essere inserite in un contesto di produzione, distribuzione, utilizzo energetico

completamente diverso da quello attuale.

Ma qual è lo scenario e lo schema energetico dell’attuale industria energetica?

In pratica, a livello mondiale, si hanno pochi grandi gruppi la cui attività (principale) è quella della

produzione di energia elettrica. In ogni nazione del globo o c’è lo Stato che si occupa della materia, oppure,

in un mercato liberalizzato, ci sono un paio di grandi società (spesso ex-monopoliste) che vivono ed

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operano in quella nazione. Molto spesso le grandi società operano in altri stati e si fondono con altri grandi

operatori.

Tutti questi operatori basano ( per merito, o colpa, del loro background ) la produzione di energia elettrica

quasi esclusivamente da fonti fossili (petrolio ed i suoi derivati, carbone, gas naturale) ed una piccola parte

da nucleare (attualmente ci sono 440 reattori nucleari in funzione su tutto il globo e coprono il 16% del

fabbisogno energetico mondiale)

Che cosa hanno in comune queste fonti, oltre al fatto, di non secondaria importanza, di non essere

rinnovabili?

Sono fonti ad elevata intensità energetica! (ovvero: con qualche kg di uranio (o qualche centinaia di kg di

petrolio) si fa molta più energia di un ettaro di terreno destinato alla coltivazione di biomasse a scopo

energetico o ricoperto di pannelli solari fotovoltaici).

Ciò ha permesso la costruzione di grandi centrali alimentati da fonti fossili in grado di portare ad ogni

utenza, anche alla più isolata, energia elettrica (grazie alle grandi e capillari reti di distribuzione).

In realtà le grandi reti (e le vecchie centrali) non le hanno costruite gli attuali produttori energetici privati,

ma lo Stato, …cioè ce li siamo pagati tutti noi. Ergo la rete di distribuzione (dell’energia elettrica e del gas) è

anche un bene di tutti noi cittadini/consumatori.

A questo punto, tornando alle rinnovabili, dobbiamo onestamente dire che se introdotte nel “ sistema centralizzato ” testè descritto, NON SONO IN GRADO DI RENDERE PER QUELLO CHE POSSONO, causa la loro

scarsa densità energetica. Per cui è verissimo che le rinnovabili sono fonti non adeguate a soddisfare il

fabbisogno energetico mondiale, … se calate nella struttura della “generazione centralizzata ”!

Questo è l’inganno, o il trucco, cui ricorrono i difensori dell’attuale grande industria energetica

centralizzata: mettere le fonti rinnovabili fuori del loro habitat naturale e dimostrarne la loro incapacità di

adattamento. Come rubare le caramelle ad un bambino!

Le rinnovabili, invece messe in un contesto di “ generazione distribuita ” sono vincenti!

Si tratta di installare su ogni utenza (residenziale-terziaria) impianti alimentati dalle fonti rinnovabili locali

(solari, biomasse, minieoliche, minidriche, geotermiche, idrogeno da fonti rinnovabili), coadiuvate da

piccoli impianti (a biomassa, biogas, biocombustibili, idrogeno ottenuto da fonti rinnovabili) per la

produzione di energia elettrica/termica. Occorre fare in modo che tutti questi impianti siano collegati fra loro, in modo da avere il mutuo soccorso in caso di deficit o surlpus di ognuno degli impianti .

Per fare ciò si sfrutta la attuale rete!!!(…che ricordiamo appartiene anche al consumatore, …visto che se l’è

pagata!!!)

Attenzione però a sfruttare le sole fonti rinnovabili del sito! Sarebbe assurdo avere impianti a biomassa,

dove la biomassa non c’è!

In tal modo il consumatore energetico si trasforma da utente passivo (nell’attuale sistema centralizzato) ad

utente attivo (nel sistema a generazione distribuita) in grado di prodursi da solo l’energia necessaria ed

immettere i surplus istantanei in rete per sopperire agli istantanei deficit di altri utenti; un utente

domestico, ad esempio, immetterà in rete il proprio surplus giornaliero (perché è sul proprio luogo di

lavoro) in favore dell’utente produttivo-commerciale, il quale, quest’ultimo, immetterà in rete il proprio

surplus istantaneo nelle ore serali-notturne, per coprire il deficit dell’utente domestico. In altre parole Il

consumatore energetico si trasforma in autoproduttore energeticamente indipendente !

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Ecco ora che possiamo rispondere alla domanda del perché ENEL, EDISON e tutte le attuali grandi industrie

energetiche non possono convertirsi al sistema a generazione distribuita, in quanto:

1) Non è e non sarà mai nella loro natura;

2) Non è nel loro interesse creare utenti “attivi” in grado di essere indipendenti energeticamente.

Sarebbe come puntarsi la pistola alla tempia e premere il grilletto!!!

Per cui, con la fine imminente del petrolio (ed anche quella del gas naturale e carbone a medio/lungo

termine) conviene puntare sin da subito sul nucleare (anche se nel mercato attuale liberalizzato non è

economicamente il conveniente) per conservare il “potere di controllo totale” sul consumatore e

“mortificare” continuamente le rinnovabili, proprio per scongiurare/evitare/impedire il passaggio ad una

generazione distribuita indipendente, che equivarrebbe alla loro estinzione.

Credete che se i dinosauri avessero avuto una sola possibilità per non estinguersi se la sarebbero fatta

scappare?

Il nucleare rappresenta l’ultima/unica possibilità per evitare l’estinzione!

A chi giova il nucleare?

Ma se è comprensibile l’atteggiamento dell’attuale grande industria energetica di voler puntare sul

nucleare (anche se non conveniente economicamente, …almeno nel breve-medio periodo) ci si pone la

seguente domanda:

perché altrettanta determinazione alla conversione al nucleare dovrebbero mostrarla la classe politica, il

consumatore “industriale” ed il consumatore domestico?

Il gioco delle parti

Proviamo a metterci nei panni di ciascuno dei soggetti chiamati in causa

1) Se fossimo nei panni di un politico, ci si preoccuperebbe di assicurare al sistema paese un

approvvigionamento energetico di lunga durata ed una produzione energetica sicura, economica, e

possibilmente ambientalmente compatibile.

Dato che allo stato attuale il nucleare di terza generazione (quello su cui ENEL sta puntando) non da nessuna di queste ultime tre garanzie (anzi, ad essere benevoli, li esaspera), non si capisce il

perché di tale enfasi verso il nucleare. Si potrebbe capire il discorso riguardo alla ricerca attiva sul

nucleare di IV generazione, per potere valutare su dati certi le garanzie necessarie.

2) Se fossimo nei panni del consumatore industriale, mi interesserebbe avere la sicurezza di potere

acquistare sempre e comunque energia elettrica ad un prezzo che non risente delle volatilità attuali

(determinate dal prezzo del petrolio/gas naturale/carbone). A questo scopo il nucleare è perfetto.

Se poi sul mercato liberalizzato energetico riesco a trovare, in un determinato istante di tempo,

energia prodotta da fonti fossili a prezzi più concorrenziali di quella da nucleare tanto meglio.

L’importante è avere sempre la possibilità di potere ricorrere ad un prodotto energetico a costo

fisso/costante, anche in prospettiva ad un esaurimento imminente delle fonti fossili.

Se fossimo sempre nei panni del consumatore industriale, diventare un auto produttore energetico

indipendente (in un ottica di generazione distribuita) creerebbe un po’ di fastidio, perchè vorrebbe

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dire condurre anche l’attività di autoproduzione energetica. Meglio puntare su un industria

energetica che ti toglie questo disturbo, anche se alla fine pago l’energia molto, molto di più. Tanto

il costo lo internalizzo nel prodotto, per cui non è più un problema, … soprattutto se tutta l’energia

mondiale è prodotta dalle grandi industrie energetiche e non c’è nessuno (nel mercato

globalizzato) chi si approvvigiona autonomamente dell’energia necessaria al ciclo produttivo.

Se fossimo nei panni del consumatore industriale lungimirante, probabilmente faremmo di tutto

per essere in vantaggio sui competitors, per cui creeremmo le condizioni per renderci indifferenti

dai prezzi dei mercati mondiali dei combustibili fossili e nucleari, autoproducendo il proprio

fabbisogno energetico a costi esigui;

3) Se fossimo nei panni del consumatore domestico, saremmo sicuramente attratti da un sistema di

produzione e distribuzione che mi faccia pagare l’energia molto, molto meno e che sia stabile nel

prezzo.

Con il nucleare di terza generazione il costo è probabilmente stabile nel tempo ma difficilmente

esso sarà minore dell’attuale. Potrà essere competitivo fra anni, rispetto all’energia prodotta da

fossili, ma non subito!

Inoltre è molto probabile (per non dire certo) che per avere nuove centrali nucleari sarà necessario

inserire in bolletta una nuova voce nelle attuali componenti tasse (A1, A2, A3, ecc) dedicata alla

costruzione degli impianti stessi (…” pensare male è peccato, ma spesso ci si azzecca!!! ”). Per cui alla

fine, ancora una volta, alla costruzione delle centrali contribuisce in maniera determinate il

consumatore!”

E’ anche vero che l’attuale componente A3 in bolletta è la tassa per la costruzione di impianti a

fonti rinnovabili, per cui stiamo pagando per gli impianti rinnovabili (ed in particolar modo per

alimentare l’incentivo “in conto energia”, il quale permette agli impianti fotovoltaici di essere

“l’investimento” energetico più sicuro e redditizio).

Domanda:

non conviene forse pagare una tassa per rendersi autonomi energeticamente, piuttosto che

pagarne una (aggiuntiva) per rendersi “infinitamente dipendenti” da qualcuno che ti produce e ti

porta l’energia in casa, al prezzo che lui stesso stabilisce???

4) Se fossimo dei produttori di sistemi ed impianti a fonti rinnovabili, vigileremmo perché il contributo

in bolletta per la costruzione delle centrali nucleari non venga prelevato dalla componente A3

dedicata alle rinnovabili. Poi faremmo in modo di continuare nella strada degli sviluppi tecnologici

che permettono (come già avviene per alcune fonti) di camminare da soli, senza ricorrere ad

incentivi. Su questo punto è interessante riportare un passo del libro di Hermann Scheer (Il solare e

l’economia globale) nel quale si stima che se alle fonti fossili venissero tolti gli incentivi (diretti ed

indiretti) di cui godono attualmente, esse sarebbero economicamente meno competitive delle fonti

rinnovabili non incentivate.

Infine, se fossimo produttori di sistemi ed impianti energetici rinnovabili, faremmo leva sugli

“attuali” aspetti negativi economici legati al nucleare (alti costi) piuttosto che sugli “attuali” aspetti

problematici ambientali/socio-politici (gestione delle scorie e prevenzione di attacchi terroristici

con “bombe sporche”), perché è più facile (per fortuna o purtroppo) toccare al portafoglio del

“consumatore” che non al cuore.

Ing. Filippo Barattini

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Inoltre, sempre per una questione di portafoglio, con le tecnologie basate sulle fonti rinnovabili si

diventerebbe autoproduttori di energia, per cui il prezzo dell’energia lo stabiliremmo noi: il sole, il

vento, la terra, non hanno mai spedito bollette a nessuno, …almeno finora!

Conclusioni

Informarsi, meditare e decidere!

Link

1) //www.zeroemission.tv/Common/Mod_711.asp?ID=1243&VideoID=1001

2) //www.repubblica.it/2007/09/sezioni/ambiente/nucleare1/atomo-parla-silvestrini/atomoparla-

silvestrini.html