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Comunicati Stampa

L’ enalcaccia contrasta la crisi

Emilio Mazzone, presidente dell’Enalcaccia di Avellino, in vista della prossima apertura della stagione venatoria, mette in luce alcune iniziative di ordine pratico, volte a favorire gli appassionati della caccia, vittime anch’essi della complessa congiuntura economica che l’intero Paese sta attraversando. Con sferzante ironia, inoltre, il presidente Mazzone mette in evidenza alcuni dei punti previsti dal nuovo regolamento varato dalla Provincia, che risulta poco incline agli interessi e alle necessità dei praticanti dell’attività venatoria.

Attraverso quali iniziative l’Enalcaccia di Avellino favorisce i suoi iscritti, in un periodo che mette a dura prova le tasche degli italiani?

L’Enalcaccia ha tentato di favorire i cacciatori in questa difficile situazione economica, diversificando i prodotti assicurativi. La novità di quest’anno consiste essenzialmente nell’ampliamento di tali prodotti: dai due degli anni precedenti, si è passati a cinque. Nello specifico, sono state ideate coperture assicurative da 50 euro, rispettanti comunque tutti i massimali di legge. In particolare si passa da prodotti assicurativi da 75 euro e 95 euro, fino ad arrivare ad assicurazioni con copertura anche dei cani pari a 95 euro e 130 euro, per assicurare due cani. Mi pare opportuno sottolineare che i prodotti assicurativi pari a 95 euro e a 130 euro, sono indicati per la caccia al cinghiale, in virtù degli elevati massimali previsti per la responsabilità verso terzi. In ogni caso, gli amici cacciatori interessati a chiarimenti più dettagliati in merito all’argomento possono rivolgersi alla nostra sezione di via Tagliamento.

L’Enalcaccia si mostra sensibile alle esigenze degli amanti della caccia. In particolare gli appassionati della caccia al cinghiale si trovano quest’anno a dover rispettare un regolamento piuttosto restrittivo. Qual è la posizione dell’associazione da lei rappresentata in provincia?

La posizione dell’Enalcaccia di Avellino è quasi del tutto in contrasto con le norme previste dal regolamento provinciale per la caccia al cinghiale. Troppi sono i vincoli che incatenano i cacciatori, per citarne uno: l’ aumento del numero dei membri della squadra da 25 a 30 cacciatori. E per tornare su una questione ancora di tipo economico, appare poco opportuna anche l’introduzione di una nuova tassa, pari a 20 euro, addebitata ad ogni membro della squadra, per l’espletamento della caccia al cinghiale.

Dunque lei ritiene troppo restrittivo il regolamento andato in vigore per la prossima stagione venatoria.

Mi pare certamente inopportuna la creazione di ulteriori vincoli che risultano inaccettabili per chi pratica questo sport. A mio avviso la regolamentazione della caccia al cinghiale, varata dalla provincia, rappresenta il tipico esempio di una posizione del tutto incurante degli interessi dei cacciatori. Si tratta piuttosto di sterili idee, di rigidi vincoli che mal si sposano con le esigenze degli appassionati e degli amanti della caccia al cinghiale.

È evidente il tono leggermente polemico delle sue parole. A suo avviso, chi ha abbozzato il regolamento, non ha tenuto conto delle esigenze dei cacciatori?

Che il regolamento preveda vincoli eccessivi è ormai acclarato. Il dato singolare che mi preme evidenziare consiste nel fatto che tale regolamento è stato sponsorizzato dalla maggiore associazione presente in provincia di Avellino, il rappresentante della quale, da buon incantatore di serpenti, è riuscito ad illudere i nostri amministratori provinciali riguardo all’opportunità di seguire la strada tracciata dalla bozza del regolamento.

L’attuale regolamento per la caccia al cinghiale è frutto dunque dell’atteggiamento sofista del rappresentante di un’associazione venatoria?

La “creatura” ideata dal rappresentante in questione è stata da lui stesso paragonata al primo solco, il quale a volte può non risultare dritto. Tuttavia la tradizione contadina sa per certo che dal primo solco risulta la precisione dei seguenti. È questo a mio avviso, ripeto, l’atteggiamento di un incantatore di serpenti.

Quali sono dunque le sue conclusioni rispetto a tale situazione e in previsione di una stagione venatoria dalle premesse piuttosto turbolente?

Pur non condividendo il regolamento approvato, ritengo tuttavia che nulla è perduto. Gli amici cacciatori sapranno di certo che l’antidoto ad una situazione che non è loro favorevole esiste. Rimanendo nella metafora, suggerisco che per i serpenti, l’arma vincente è il voto. Visto che siamo in democrazia ognuno può servirsene come meglio crede, approvando magari strade politiche più congeniali alle proprie esigenze. Per quanto riguarda l’incantatore, data la scarsa lungimiranza mostrata nel promuovere un regolamento di questo tipo, direi che, in segno di disapprovazione, ogni cacciatore può abbandonare l’associazione da lui rappresentata o, se non iscritto, evitarla.

Fuor di metafora, qual è l’auspicio che si propone?

Mi auguro che i cacciatori sappiano dare una risposta valida in tal senso, cercando di allontanare dalla caccia la cattiva politica, fatta di saltimbanchi pronti a cambiare casacca, pur di assicurarsi una visibilità altrimenti negata a causa della loro insipienza politica.

Antonella Salierno