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INTELLIGENZA EMOTIVA: LA GESTIONE EMOTIVA DEI PROCESSI DI CONFLITTO

INTELLIGENZA EMOTIVA LA GESTIONE EMOTIVA DEI PROCESSI DI CONFLITTO

Il conflitto si definisce come quel processo sociale nel quale una persona si trova quando è sottoposta ad una pressione di impulsi, bisogni e motivazioni contrastanti, a causa di una situazione creata da sé stesso o da terzi. Nell’immaginario di molti il conflitto è una situazione spiacevole e distruttiva al termine della quale, come in un incontro tra pugili, qualcuno vince e qualcuno perde lo scontro. Il conflitto è sempre stato dipinto come una situazione in cui si perdeva del tempo, era impegnativo e produceva solo stati distruttivi tra le due parti coinvolte. Ma all’interno di questo quadro, la cornice del “processo di conflitto”, che fino ad oggi è stata sottovalutata, è il cambiamento che produce all’interno di una relazione disfunzionale. Infatti, il conflitto porta una relazione amicale, familiare, sentimentale e di lavoro ad un cambiamento che può essere costruttivo o distruttivo. Diventa responsabilità dei “conflittuanti” dare un senso e una direzione al processo conflittuale che può divenire un principio di cambiamento piacevole, come la calma dopo la tempesta oppure spiacevole come Hiroshima dopo la catastrofe. Di fatto il conflitto, per natura stessa del “processo conflittuale”, esprime come la situazione relazionale non è più funzionale e sostenibile da almeno una delle parti. In questo senso il conflitto diventa quell’aspetto emotivo, istintivo e dirompente necessario che in modo incontrollato esplicita e rende noto, all’interno della relazione, il proprio stato emotivo di bisogno, di malessere e di cambiamento: qualcosa nella relazione non funziona più, si sono rotti gli ingranaggi. Non esprime ciò che accadrà e come la relazione cambierà ma, solo che ci sarà un cambiamento.

All’interno di questo processo di cambiamento il conflitto è solo uno strumento utilizzato, da una delle parti o da entrambe, per esprimere un malessere emotivo e relazionale: di fatto Il conflitto risponde ad uno stato emotivo di disagio. Dove per stato emotivo si intende l’insieme delle emozioni e dei bisogni che caratterizzano l’individuo e che sono espressi attraverso un comportamento emozionale. Per cui il conflitto altro non è che una situazione comunicativa inefficace, nella quale viene espresso un bisogno emotivo ad un’altra persona, la quale non ha un'intelligenza emotiva per comprendere lo stato emotivo di malessere e il bisogno corrispondente. Inoltre ciò che spesso emerge da entrambe le parti coinvolte è l’incapacità di contestualizzare e gestire quanto emotivamente sta accadendo a se stessi e all’altro. Spesso accade che la reazione conseguente a questa incapacità, è utilizzare lo stesso registro e la medesima comunicazione inefficace contro l’altra persona coinvolta costruendo un’escalation conflittuale.

L’intelligenza emotiva è la capacità della persona di comprendere come la situazione conflittuale sia l’espressione emotiva di una situazione che cela ed esprime un bisogno. Autori illustri hanno definito l’Intelligenza emotiva come la capacità di riconoscere e definire le proprie e le altrui emozioni; la capacità di costruire una buona consapevolezza degli stati emotivi propri e degli altri e come questi aiutino e migliori conseguentemente la relazione interpersonale.

Ad oggi ricorrere allo strumento dell’Intelligenza emotiva per la gestione efficace del confitto implica fare dei processi evolutivi emozionali importanti. In primo luogo significa avere consapevolezza del processo emotivo personale; avere la capacità di gestire, all’interno del processo conflittuale, il proprio stato emotivo; riconoscere i bisogni, le emozioni e il loro funzionamento in se stessi e negli altri ed in fine sviluppare la capacità di slegare la situazione conflittuale sia dall’espressione emotiva che dal suo bisogno di base.

Ciò che otteniamo utilizzando “l’intelligenza emotiva”, come strumento per la gestione del conflitto, è comunicare e gestire un conflitto non più con la “ragione” ma con il “cuore”; ovvero utilizzare lo strumento comunicativo ed espressivo adatto al contesto emozionale del conflitto. A dispetto delle situazioni razionali, che sono criticabili e attaccabili, ciò che una persona sente, attraverso le proprie emozioni, è personale e per cui emotivamente inattaccabile.

Per concludere gestire emotivamente un conflitto significa avere un confronto non più sulle ragioni o sulle colpe ma su ciò che sentiamo attraverso i nostri stati emotivi cercando di restituire all’interno del processo conflittuale uno statuto emotivo e non più razionale.

Dr.

Massaro Salvatore

Psicologo

//www.massarosalvatore.it