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Guida per la gestante 4

Profilassi di alcune malattie

Profilassi della Rosolia

È difficile non essere immuni alla rosolia, a causa dell’ampia diffusione della vaccinazione. Chi non è stato vaccinato potrebbe essere immune anche se non ricorda di essersi ammalato, in quanto a volte la rosolia può presentarsi con sintomi modesti e generici.

I soggetti recettivi dovranno assolutamente evitare i contatti con individui potenzialmente affetti (bimbi in età scolare ma anche adulti non vaccinati), soprattutto nei primi 4 mesi di gravidanza.

Profilassi delle malattie sessualmente trasmesse e AIDS

- Avere rapporti protetti (preservativo anche in gravidanza)

- Non fare uso di sostanze stupefacenti iniettabili

Profilassi della Toxoplasmosi

Evitare le carni crude o poco cotte. Cuocere le carni ad una temperatura maggiore di 66° C; il congelamento diminuisce il numero degli organismi vitali, ma non è in grado di neutralizzarli completamente.

Lavare con cura le mani dopo manipolazione di carne non cotta e prima dei pasti.

Evitare contatti con animali, specie i gatti, anche se domestici. Lavare con cura le mani dopo essere stati a contatto con animali.

Lavare accuratamente frutta e verdura.

Evitare i contatti con la lettiera dei gatti e con i loro escrementi; se indispensabile, usare guanti e pulire la vaschetta ogni giorno: riempirla con acqua bollente per 5 minuti.

Alimentare i gatti solo con carni secche, cotte od in scatola.

Lavare con cura le mani ogni volta che si fa del giardinaggio o si viene a contatto con la buca della sabbia in cui giocano i bambini; i recinti all’aperto contenenti sabbia vanno tenuti coperti quando i bambini non vi giocano.

Bere solo latte pastorizzato.

Attenzione a mosche e scarafaggi (possono essere vettori di cisti)

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Profilassi dell’infezione da Citomegalovirus

Utilizzare sempre guanti monouso nella pulizia dei bambini.

Comunque lavare le mani dopo aver toccato bambini e/o pannolini bagnati.

Non lasciarsi mettere le dita in bocca dai bambini.

Non baciare i bambini sulle labbra.

Profilassi dell’infezione da Herpes Virus

È di difficile prevenzione. L’Herpes Simplex genitale ricorrente può rappresentare un problema in gravidanza. Tuttavia, poiché l'embriopatia fetale è una condizione veramente rara, l'infezione nel corso del primo trimestre non può costituire un'indicazione per l'interruzione della gravidanza. In caso di presenza di vescicole o ulcere genitali al parto, è indicato il ricorso al taglio cesareo per evitare il passaggio del bambino sulle zone infette (rischio di danni oculari e cerebrali). La possibilità di un’infezione fetale durante la gravidanza è invece molto remota se le membrane non sono rotte.

In assenza di lesioni identificabili o di sintomi, il rischio di trasmissione del virus al neonato da una madre con storia conosciuta di herpes genitale è molto basso.

In caso di Varicella (Herpes Zoster) contratta in gravidanza, avvertire subito il medico perché molto dipende dal periodo in cui ci si ammala (incubazione = 10-21 giorni; gli anticorpi compaiono nel sangue materno dopo 5 giorni dall’eruzione cutanea).

Profilassi: evitare i contatti con persone affette.

Prevenzione di alcuni disturbi

Prevenzione della nausea

È preferibile non utilizzare farmaci contro la nausea, se possibile.

Un trucco molto noto è quello di fare dei pasti piccoli e frequenti (per esempio: due crackers integrali; dopo 2-3 ore: mezza mela; dopo 2-3 ore: grissini o l’altra metà della mela; etc.). Evitare tassativamente cibi grassi, fritti, ed ovviamente tutti quegli odori e sapori che non si sopportano. Rimanere a riposo a letto il più possibile. La piridossina (vitamina B6) può essere di qualche utilità.

Se la nausea è accompagnata da vomito continuo o perdita di peso, occorre rivolgersi al proprio medico.

Prevenzione del mal di schiena

letto con fondo sufficientemente rigido

evitare di sollevare pesi eccessivi

usare scarpe a pianta larga e tacco basso

dovendo stare sedute, non incurvare mai la schiena ma appoggiarla bene allo schienale

dovendo flettersi per raccogliere qualcosa, piegare le ginocchia e non la schiena

Prevenzione della stitichezza

Masticare a lungo gli alimenti (15-20 volte ogni boccone).

Bere almeno due litri di acqua al giorno (meglio se a temperatura ambiente).

Usare spesso cereali e riso integrale (orzo, avena, mais, granoturco).

Assumere cibi integrali (pane nero, crusca, etc.).

Introdurre fibre (ananas, albicocche, lattuga, zucca, radici)

Non lasciare la tavola con la sensazione di sazietà.

Alimentarsi soprattutto la mattina e a mezzogiorno, mantenendo leggera la cena.

Mangiare la frutta tra un pasto e l’altro, piuttosto che alla fine dei pasti.

Fare uso di verdure cotte.

Mangiare il più possibile a casa propria, piuttosto che al ristorante o in mensa.

Evitare di mangiare in piedi.

Evitare i cibi salati.

Limitare il latte e i latticini (che, fermentando, producono gas e vanno ad alterare la motilità intestinale).

Avvertendo lo stimolo alla defecazione, non ritardare l’evacuazione.

Dedicare del tempo ad una attività fisica moderata ma costante.

Prevenzione degli svenimenti

assicurarsi di introdurre adeguatamente liquidi, vitamine e sali minerali

alzarsi lentamente dalle posizioni di seduta e sdraiata

avvertendo la sensazione di svenimento, coricarsi immediatamente su di un fianco

Prevenzione di varici ed emorroidi

Prolungato riposo con gli arti inferiori innalzati

Uso di calze elastiche contentive

Regolarizzazione dell’intestino (dieta ricca di scorie: verdura verde, crusca, cibi integrali, unitamente all’assunzione di sufficienti quantità di liquidi)

Fare regolarmente esercizio fisico (vedi attività fisica)

Evitare di restare a lungo in piedi

Dormire con le gambe sollevate (non ponendo cuscini sotto, ma alzando i piedi del letto)

Fare docciature fredde sugli arti inferiori

Mantenere contenuto l’aumento di peso corporeo

Prevenzione del sonno disturbato

blandi esercizi fisici

bagno caldo

bevanda calda (latte o tisana)

musica rilassante

riposino durante il giorno (fa sentire meno stanche alla sera)

dormire sul fianco, con un cuscino fra le ginocchia e un altro sotto la pancia

Per i papà

Molti uomini si sentono esclusi dal fenomeno della gravidanza. Altri si sentono estremamente coinvolti. È comunque di fondamentale importanza intensificare le attenzioni verso la propria compagna, scambiandosi reciprocamente tutte le opinioni e i pensieri.

Più l’uomo si avvicina alla donna, più riesce a condividerne l’esperienza.

Se lei gradisce essere accompagnata ai controlli ostetrici, è buona cosa ritagliarsi del tempo per farlo, se possibile. Nei lavori di casa, l’aiuto può manifestarsi in molti modi. Può essere specialmente utile:

- cucinare (se lei fa fatica a tollerare certi odori)

- fare la spesa (se si prevedono acquisti pesanti)

Condividere l’esperienza può anche voler dire leggere insieme queste pagine o altro materiale, così da essere entrambi informati.

È meglio non fumare in casa (anche per abituarsi a non farlo dopo l’arrivo del bambino).

Alcuni corsi di preparazione alla nascita prevedono anche la presenza del partner, così che le lezioni e le eventuali proiezioni di diapositive o filmati sul parto e sul monitoraggio siano seguiti dalla coppia invece che dalla sola donna. Infatti durante il travaglio, lei potrebbe fare fatica a prestare attenzione a chi le sta attorno ed è proprio l’uomo che può fungere da interprete dei suoi bisogni.

È rarissimo che un uomo svenga in sala parto. Se si pone ai lati o alle spalle della sua compagna può far fronte alla maggior parte delle situazioni, se lei ne gradisce la presenza. Può tenerla per mano, parlarle, asciugarle il viso, massaggiarla, aiutarla a tenere il capo sollevato durante la spinta, perfino respirare insieme a lei se può servire. Ma è già sufficiente esserle vicino.

Assistere alla nascita del proprio figlio è una delle più belle esperienze della vita.

Se proprio non ci si sente o se lei non fosse d’accordo, è meglio tuttavia non forzare le cose.

In caso contrario non ci si deve assolutamente vergognare di esprimere liberamente le proprie emozioni: il personale della sala parto è abituato alle situazioni più disparate.

Spesso è possibile chiedere all’ostetrica il permesso di recidere il cordone ombelicale: non c’è nulla di strano e non è difficile farlo.

Quando e dove è possibile l’ostetrica consegna il neonato al papà, che può tranquillamente tenerlo vicino a sé ed appoggiare la propria guancia sulla sua testina. Poi il bambino viene dato alla mamma, che lo tiene sull’addome protetto da un telo e può già porgergli i capezzoli.

Il papà può assistere al bagnetto del neonato, tornare in sala parto per stare insieme alla neomamma e quindi fermarsi per un po’ con lei, oppure andare a riposare.

Troppe visite di parenti ed amici possono stancare la mamma, non solo durante la degenza ospedaliera ma anche dopo, quando si è tutti a casa.

Per il papà è una buona norma imparare a lavare e cambiare il bambino. Se l’allattamento è artificiale, dividersi il compito di preparare il biberon e di allattare.

Ricovero in Ospedale

Sarebbe preferibile recarsi in accettazione quando le contrazioni uterine divengono intense e ritmiche (con una frequenza cioè di una contrazione ogni 5 minuti per almeno un’ora). È meglio infatti trascorrere presso il proprio domicilio la prima parte del travaglio in un ambiente favorevole, al fine di evitare lunghi periodi in ospedale dove il comfort è inferiore e l’aspettativa di un parto imminente pone la donna in una condizione psicologica sfavorevole.

È molto utile fare un bagno in acqua calda, rimanendo immerse anche durante la contrazione. Il partner può effettuare massaggi lungo i lati della colonna vertebrale.

All’inizio del travaglio è anche conveniente bere e mangiare qualcosa di leggero.

Tuttavia bisogna sapere che l’inizio delle contrazioni uterine pone il bimbo in una condizione di stress. Poiché non tutti i bambini sopportano questo stress in ugual misura, è molto importante eseguire un monitoraggio elettronico fetale (cardiotocografia) proprio all’inizio del travaglio, in modo da controllare che tutto si stia svolgendo correttamente e il bambino non sia in sofferenza.

In definitiva è più prudente andare in Ospedale quando:

le contrazioni uterine divengono regolari ogni 10-15 minuti, oppure

il bambino si muove meno del solito, oppure

si notano perdite ematiche vaginali, oppure

si notano perdite di liquido amniotico (rottura della borsa delle acque), oppure

comparisse febbre, pressione alta, prurito diffuso

Se si abita distanti dall’Ospedale o si prevede traffico o non fosse il primo parto, occorrerà muoversi in anticipo.

OCCORRENTE PER LA GRAVIDA

scheda della gravidanza

recenti esami del sangue e delle urine

cartellino del gruppo sanguigno

ecografie

eventuale ECG, se fatto durante la gravidanza

altri esami importanti o richieste di terapie mediche al parto, post-partum, puerperio

farmaci per uso personale non disponibili in ospedale

documento di identità (originale e non scaduto)

tessera sanitaria

codice fiscale

almeno 4 camicie da notte preferibilmente a manica . Evitare almeno durante il travaglio ed il parto, di utilizzare camicie con elastici stretti ai polsi

una vestaglia

un paio di pantofole

un paio di calzine di cotone (da usare in sala parto)

asciugamani di spugna

necessario per l’igiene personale

un reggiseno di una misura superiore, per l’allattamento (uno solo, perché potrebbe cambiare di taglia)

coppette assorbilatte

panciera elastica (in caso di taglio cesareo)

N.B. evitare lo smalto sulle unghie

OCCORRENTE PER IL NEONATO

A questo proposito conviene informarsi al "nido" dell’ospedale presso il quale si sceglie di partorire, in quanto ogni ente pubblico o privato ha una propria organizzazione interna. In genere è preferibile che ogni cambio del neonato sia suddiviso in sacchetti trasparenti contrassegnati con un adesivo sul quale verrà scritto il cognome del bimbo e successivamente il suo numero di braccialetto. In tal modo si eviteranno spiacevoli perdite di tempo e soprattutto di indumenti.

CAMBIO INVERNALE

4 magliette esterno lana - interno cotone, a manica corta o lunga, eventualmente fatte a body

4 paia di calzine di lana

4 tutine di spugna intere

CAMBIO ESTIVO

4 magliette di cotone a manica corta o canottiera, eventualmente fatte a body

4 paia di calzine di cotone

4 tutine di cotone intere

Le maternità variano molto a seconda dell’Ospedale, per cui non sempre è possibile soddisfare i propri desideri anche quando questi siano più che legittimi (possibilità di travagliare in acqua calda, posizioni libere durante il parto, luci soffuse, musica dolce in sala parto, etc.).

Di norma la partoriente che si reca in ospedale deve passare per l'Accettazione.

In accettazione viene effettuata la visita interna, auscultato il battito cardiaco fetale, rilevata la pressione arteriosa, compilata la cartella clinica.

Se la paziente viene ricoverata, si trasferisce in reparto.

In sala travaglio viene eseguito il monitoraggio: si posizionano tramite due cinture elastiche, due trasduttori sull’addome materno. Uno registra le contrazioni uterine, l’altro l’attività cardiaca fetale. Il tracciato che ne deriva (tracciato cardiotocografico) consente di valutare lo stato di benessere del nascituro con buona approssimazione: permette cioè di diagnosticare una sofferenza del feto.

Quando è il momento la paziente viene trasferita in sala parto. Se lo desidera, in sala parto può entrare il proprio partner o un altro congiunto (madre, zia, sorella, amica).

In tutti gli ospedali dovrebbe essere offerta alla donna la possibilità di scegliere se usufruire o meno di una metodica di analgesia in travaglio e parto.

ANALGESIA DEL PARTO

Il metodo più efficace è la somministrazione per via peridurale o spinale di anestetici locali e oppiacei a basso dosaggio (con una piccola puntura sulla schiena nello spazio fra due vertebre). La peridurale può essere eseguita nel momento in cui l’ostetrico verifica che le condizioni locali siano permittenti (dilatazione del collo adeguata, testa fetale confrontata).

Vantaggi:

riduce lo stress materno-fetale

favorisce la dilatazione del collo uterino (accorciando i tempi del travaglio)

i bambini sono svegli e vivaci, poiché i farmaci analgesici vengono iniettati e utilizzati a livello dei nervi lombari della madre, con scarsa o nulla azione fetale

in caso di taglio cesareo, il cateterino peridurale già posizionato permette rapidamente l’esecuzione di un’anestesia peridurale, meno disturbante e rischiosa dell’anestesia generale (ed anche in questo caso la madre può rimanere sveglia e veder nascere il proprio bambino).

Effetti collaterali possibili:

sensazione di gambe "calde e pesanti"

difficoltà ad urinare

abbassamento transitorio della pressione arteriosa

prurito di lieve entità

difficoltà a muoversi

Complicanze possibili:

allergie al farmaco

riduzione dell’attività contrattile uterina (raramente con perdita del senso della spinta)

puntura della dura madre (1% dei casi) con conseguente mal di testa per alcuni giorni

Complicanze estremamente rare:

danni neurologici centrali o periferici di diversa entità e gravità anche non reversibili

La metodica potrebbe anche non essere eseguibile per difficoltà anatomiche o potrebbe qualche volta non fornire un’analgesia adeguata.

Metodi alternativi: TENS, agopuntura, aromaterapia, omeopatia, ipnosi, massoterapia, reflessologia (interessarsi se attuabili presso il proprio centro).

I TRE STADI DEL PARTO

Primo Stadio (periodo dilatante)

Graduale dilatazione del collo dell’utero. Nella primigravida il tempo dall’inizio del travaglio attivo (dilatazione almeno 3 cm) alla dilatazione completa (circa 10 cm) è compreso fra 6 e 12 ore. Questa prima parte del travaglio può essere dolorosa o spossante: è qui che si metteranno in pratica le tecniche apprese nel corso di preparazione o che in alternativa si potrà richiedere l’analgesia.

Se le contrazioni si diradano o non sono valide (cioè sono poco efficaci) è possibile somministrare l'ossitocina in fleboclisi, farmaco di natura ormonale che stimola l'utero a contrarsi e - a bassi dosaggi - serve a regolarizzare un'attività contrattile uterina non coordinata.

Secondo Stadio (periodo espulsivo)

Espulsione del bimbo attraverso il canale del parto. Può durare un’ora o due.

Spesso è possibile scegliere la posizione preferita, in cui una donna si sente meglio di riuscire a "spingere" (seduta, in piedi, sdraiata, in ginocchio, carponi, accovacciata). Queste posizioni si possono anche alternare l’una all’altra.

All’inizio di ogni contrazione, dopo due respiri profondi, si inizia a spingere verso il basso (con lo stesso meccanismo con cui ci si scarica) trattenendo l’aria nei polmoni. Fra una spinta e l’altra si riprende fiato, cercando di sfruttare al massimo ogni contrazione (circa 3-4 spinte per contrazione).

Il periodo di tempo compreso fra una contrazione e la successiva serve per riposarsi e riacquistare le forze. La presenza del partner può essere di grande aiuto, ma è l’ostetrica che guiderà con armonia il processo. Quando la testina del bimbo si affaccia ai genitali esterni, la partoriente può vederla con uno specchio o toccarla con la propria mano (per rendersi conto, se lo desidera, di quello che sta accadendo). Ad un certo punto l’ostetrica dirà di non spingere più o di farlo con molta delicatezza, per evitare lacerazioni o trazioni eccessive. Molto spesso si rende necessario praticare un piccolo taglio (episiotomia) in anestesia locale, per allargare lo spazio o accorciare i tempi del parto qualora il bimbo fosse in debito di ossigeno.

Dopo la testa, escono le spalle (occorre un’altra spinta) e poi il resto del corpo.

Prima di recidere il cordone ombelicale è spesso possibile abbracciare il bambino, tenendolo stretto a sé (primo contatto). Poi il cordone viene clampato con due mollette e tagliato (il partner può farlo se lo desidera, sotto la guida dell’ostetrica).

Il neonato viene asciugato affinché non si raffreddi troppo e se il pediatra verifica che tutto è nella norma sarà possibile tenerlo ancora per un po’ di tempo e coccolarlo o attaccarlo al capezzolo.

Poi viene portato a fare il bagnetto (per pulirlo dalla vernice caseosa, che è quella sostanza bianca e grassa che lo ha protetto quando era immerso nel liquido amniotico), cui può assistere anche il papà.

Il bambino viene visitato, misurato e pesato. Il "punteggio di Apgar" è un indice grossolano dello stato di benessere del neonato che valuta 5 parametri: battito cardiaco, respiro, colorito, tono muscolare e riflessi. Questo punteggio si esprime con un voto fino a 10, che viene assegnato dopo un minuto dalla nascita e nuovamente dopo 5 e 10 minuti. Più preciso è il pH neonatale, che si dosa sul sangue del cordone ombelicale ed esprime meglio le condizioni di ossigenazione del feto.

Terzo Stadio (secondamento)

Espulsione della placenta. Avviene dopo 10-20 minuti, ma in assenza di emorragia si può aspettare anche un’ora. Un’iniezione intramuscolare può essere praticata per agevolare questo tempo ed evitare un’eccessiva perdita di sangue se l’utero fatica a contrarsi adeguatamente. Espulsa la placenta, l’ostetrica la esamina accuratamente controllando entrambe le facce (materna e fetale), separando le membrane e notando la modalità di inserzione del cordone ombelicale. La paziente può chiedere di vedere la propria placenta, se lo desidera. Il secondamento si dice completo se non rimangono in cavità uterina frammenti di placenta o lembi di membrane.

Se si evidenziasse una perdita di sangue abbondante o se dopo un’ora la placenta non si fosse ancora staccata, si procederà al "secondamento manuale" in anestesia generale (l’ostetrico rimuove la placenta con la mano ed effettua una revisione della cavità uterina)

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Il taglio cesareo

A parte condizioni specifiche (presentazione podalica, placenta previa, distacco di placenta, prolasso di funicolo, necessità di estrarre prematuramente un feto perché non cresce più, varie malattie materne di diversa gravità), oggi una donna va incontro più frequentemente al parto cesareo in tre situazioni:

la dilatazione del collo uterino non procede come dovrebbe (distocia cervicale)

la progressione della testa fetale non avviene correttamente (sproporzione feto-pelvica)

il battito del bambino registrato con il monitoraggio non è soddisfacente (sofferenza fetale)

L’intervento di taglio cesareo è ormai una tecnica standardizzata, i cui rischi sono limitati anche se non assenti. L’anestesia può essere generale, ma più spesso "spinale" (ed anche in questo caso le complicazioni sono molto minori di un tempo).

Dovrebbe essere considerato ammissibile che una donna possa scegliere di partorire tramite taglio cesareo, anche senza una reale indicazione. Qualora lei temesse per il parto vaginale un aumentato rischio di danni perineali (con futuri problemi di incontinenza urinaria e prolasso genitale), di danni alla sfera sessuale, di danni feto-neonatali, o anche per semplice comodità, dovrebbe poter essere lasciata libera di scegliere. Deve però sapere che non si è mai potuto dimostrare che un parto per via vaginale condizioni una maggiore incidenza o gravità delle predette situazioni cliniche rispetto ad un parto cesareo. E deve anche essere informata sui rischi dell’intervento chirurgico e possibili successive complicazioni in campo sia ginecologico che ostetrico.

Allo stesso modo - debitamente informata in modo chiaro ed esaustivo - la paziente dovrebbe essere lasciata libera di decidere se, dopo un precedente taglio cesareo, voglia sottoporsi al travaglio di prova per il parto per via vaginale oppure se desideri effettuare nuovamente un taglio cesareo (programmato).

La donna esprime cioè le sue aspettative di parto ed il ginecologo dovrebbe adoperarsi per realizzarle secondo un accordo di parto che avviene in corso di gravidanza (parto concordato).