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L'ascolto e le parole che curano

Tratto da "il settimanale di Arezzo del 11 Maggio 2012" di Ivana Marianna Pattavina

Depressione, panico, ansia. La crisi è sempre un momento cruciale della vita, ma la si può trasformare in un’opportunità. Dalla sofferenza psicologica (spesso non accettata come tale e scambiata per un problema fisico), come per qualsiasi altro malessere, si può guarire.

Lo psicologo non giudica, non segna medicine: i suoi strumenti sono la conoscenza, l’ascolto e le parole giuste.

Daphne e Claudio hanno un’esperienza formativa di consulenza e in contesti educativi ospedalieri. All’inizio di quest’anno, sono stati chiamati per un’iniziativa sperimentale di sostegno alla scuola Margaritone. I colloqui con i ragazzi, individuali e in totale privacy, si sono tenuti in un’aula apposita. Ecco per questi due professionisti un’altra sfida vinta: il grande consenso riscosso!

Da marzo è partita la loro innovativa avventura insieme, aprendo uno studio in zona Campo di Marte.

C’è un senso di responsabilità nel creare col paziente fiducia, sintonia, un progetto condiviso.

Informazioni chiare, terapie strategiche, brevi e mirate.

Il loro aforisma preferito è di Guglielmo da Occam: «Tutto ciò che può essere fatto con poco, invano viene fatto con molto».

Daphne spiega: «È sbagliato parlare di patologia: esiste ciò che funziona e ciò che non funziona. Non è sul passato, ma sul presente su cui bisogna concentrarsi. I blocchi possono essere superati anche se radicati da anni».

Chi viene da voi: quando, le motivazioni.

Stavolta risponde

Claudio : «Statisticamente parlando il 75% sono giovani e anziani. Solitudini, abbandoni, crisi relazionali e adolescenziali… Si tende a chiedere aiuto quando i disturbi (ansia, panico, ecc.) diventano invalidanti».

L’influenza della recessione economica sui casi dei recenti suicidi.

«Occorre maggiore prevenzione. Da non sottovalutare l’effetto domino che possono creare i media. La recessione è soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. In realtà, chi si è isolato dagli affetti e identificato completamente nel lavoro investendovi tutte le energie, una volta perso un ruolo specifico, la propria occupazione, vive una sorta di lutto, sentendosi inutile e senza speranza».

Segnali confortanti da voi riscontrati ultimamente nella realtà aretina.

«Si riscoprono certi valori e le cose veramente necessarie: si preferisce l’aiuto dello psicologo a un abito firmato, e noi visto il momento critico cerchiamo di venire incontro alle persone in difficoltà».

Adolescenti difficili, bullismo, fobie scolari, conflitti tra genitori e figli, uso di droghe.

Daphne precisa: «Non vi sono ragazzi cattivi, bensì ragazzi confusi, da indirizzare verso obiettivi concreti ».

Per chiunque rifiuti le sedute, interveniamo indirettamente attraverso vicini, genitori e parenti: un metodo ugualmente efficace!

I bambini.

«I piccoli sono il riflesso dei genitori, quindi sono esclusivamente loro a essere avviati a un certo percorso, senza esporre i figli. I bimbi vengono avvolti, tutelati: non posseggono le risorse adeguate per affrontare certe situazioni».

Infine, due parole per chi prende medicine.

«Attenuano i sintomi e non agiscono sulla causa del problema. Andrebbero assunte in casi estremamente necessari. La terapia farmacologica va sempre integrata a un supporto psicologico».

Lasciamo questi due professionisti con un’altra citazione, stavolta di Aldous Huxley, a cui sia loro che noi crediamo fermamente: «La realtà non è ciò che ci accade ma ciò che facciamo con ciò che ci accade».