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Alimentazione Intuitiva

L’intuitive eating e la trasformazione alimentare in Asia di Steven R Hawks

Intuitive eating and the nutrition transition in Asia. Department of Health Science, College of Health and Human Performance, Brigham Young University, Provo, Utah 84602, USA . Asia Pac J Clin Nutr 13:194-203.

Trad. It: Dott.ssa francesca Birello

Abstract

Gli attuali modelli della trasformazione dell’alimentazione si concentrano oggi sui cambiamenti demografici e sullo sviluppo economico. Ulteriori influenze possono derivare anche dall’adozione di un concetto di bellezza dettato dai modelli occidentali che conducono a comportamenti alimentari potenzialmente dannosi, i quali contribuiscono alla creazione di situazioni di soprappeso, obesità e disordini alimentari. Questo articolo propone un modello comprensivo della trasformazione alimentare che include l’analisi delle influenze occidentali e l’attrazione che inducono, e degli stili alimentari che direttamente ne conseguono. Un test sperimentale di questo modello, utilizzato per i Paesi asiatici, analizza le differenze nell’intuitive eating, considerandole come una funzione dello sviluppo economico e dell’adozione degli standard di bellezza occidentali. La IES, una misura del consumo di cibo principalmente caratterizzata dal soddisfacimento della fame fisica, è stata utilizzata per valutare il grado di accordo con i principi dell’intuitive eating fra gli USA e quattro Paesi asiatici (Giappone, Tailandia, Filippine e Cina). Ad eccezion fatta per due delle quattro sottoscale IES nell’analisi tra USA e Tailandia, i punteggi totali di questa scala hanno confermato l’andamento previsto. L’intuitive eating sembra dunque essere un valido e quantificabile concetto, correlato con lo sviluppo economico dei paesi asiatici e con l’influenza occidentale che subiscono. I risultati sperimentali di questo studio suggeriscono inoltre ulteriori analisi di quelle che potrebbero essere influenze culturali, come importanti componenti della trasformazione dell’alimentazione.

Introduzione

La trasformazione dell’alimentazione

Una globale modificazione del sistema di nutrizione sta avvenendo in tutto il mondo industrializzato con estrema rapidità, una trasformazione caratterizzata da una riduzione dell’assunzione giornaliera di cereali, fibre, frutta e verdura e parallelamente dall’aumento del consumo di grassi, zuccheri, proteine animali e sodio. La conseguente ondata di obesità e malattie legata alle abitudini alimentari, costituisce un serio problema della salute pubblica che merita attenzione immediata. Nello specifico infatti, questa trasformazione alimentare è associata con tassi rapidamente crescenti di diabete, ipertensione, stroke (ictus), malattie cardiovascolari, alcune tipologie di cancro, nonché con un’eccessiva crescita dei costi sociali per la cura della salute . Inoltre molti paesi in via di sviluppo si trovano oggi a dover far fronte a un doppio carico nel gestire il problema delle malattie che include la questione irrisolta delle malattie infettive, le quali si verificano in tandem con i disturbi alimentari. Questo doppio carico impone alla società un pedaggio molto impegnativo, sia fisicamente che economicamente.

Le cause di questa trasformazione sono state generalmente attribuite ai cambiamenti economici e demografici scaturiti dai fenomeni di sviluppo, modernizzazione, urbanizzazione e dal maggior contatto con le influenze occidentali. Lo sviluppo economico porta tipicamente ad alterazioni nelle preferenze alimentari dovute all’andamento del reddito, dei prezzi, della disponibilità di cibo, alla pubblicità e all’esposizione mediatica. Elevati tassi di urbanizzazione inevitabilmente modificano la produzione e le modalità di preparazione del cibo, adattandoli al livello familiare. I cibi tradizionali “fatti in casa” lasciano il posto ai più energetici prodotti di origine animale, agli alimenti modificati e trasformati e agli articoli di convenienza acquistati nei supermercati. In più, un’incredibile e senza precedenti disponibilità di grassi e oli a buon mercato, ha portato una rapida modificazione dell’alimentazione per molti paesi a basso e medio reddito, che ora si trovano ai livelli più bassi del prodotto nazionale lordo rispetto al passato. Il passaggio dal lavoro nell’agricoltura alle professioni più sedentarie legate all’erogazione di servizi, ha ulteriormente interrotto il corretto bilancio energetico, contribuendo ad incrementare fra la popolazione i livelli di soprappeso e obesità.

Influenze culturali

Oltre ai fattori economici e demografici, un altro possibile contributo alla trasformazione dell’alimentazione include influenze culturali che determinano percezioni di attrazione e i conseguenti stili alimentari. Prima di significativi progressi nella transizione nutrizionale, per esempio, gli stili alimentari sono perlopiù associati alla soddisfazione fisica della fame usando una dieta di base tradizionale. La sovralimentazione è inusuale, probabilmente dovuta ad una mancanza di opportunità, ma anche ad una dieta eccessivamente poco varia. Una dieta relativamente sana, ma ancora scarsa, porta ad avere un corpo snello, anche se una dimensione corporea più tonda può essere culturalmente preferibile, perché associata ai concetti di ricchezza, potere e bellezza. Con il progredire del fenomeno di transizione nutrizionale, gli stili alimentari si sono orientati verso un più ampio interesse per i fenomeni di inserimento sociale e gratificazione del piacere. Mangiare fuori, seguire una dieta più ricca di grassi e prodotti animali, utilizzando alimenti ricchi di energia per incrementare le relazioni sociali, diventa sempre più comune. Questo cambiamento negli stili alimentari può essere considerato un fattore che ha contribuito ad aumentare i livelli dell’indice di massa corporea, aspetto cruciale della transizione nutrizionale.

Ironicamente, nello stesso momento in cui le dimensioni corporee aumentavano a causa delle nuove abitudini alimentari, culturalmente si è verificato un rovesciamento negli standard di peso e forma corporea, arrivando a preferire una corporatura molto magra, preferenza dettata dalle influenze dei media occidentali. A questo punto un nuovo regime alimentare va a rimpiazzare quello legato al desiderio di socializzazione e diventa caratterizzato da un’intenzionale restrizione di apporto calorico. Fisicamente, una simile dieta ristretta stimola una risposta fisiologica di sopravvivenza, caratterizzata da una riduzione dei tassi metabolici basali, da un ridotto dispendio di energia, aumento delle riserve di grasso e negative modificazioni nel quadro lipidico del sangue, tutti aspetti che possono favorire un futuro aumento di peso e/o una vulnerabilità a sviluppare DR-NCDs (ossia patologie non trasmissibili legate alla dieta alimentare). Simili modificazioni metaboliche, predisposte al controllo del bilancio energetico, contribuiscono a determinare una situazione in cui un futuro aumento di peso si caratterizzi per un maggiore deposito di grassi viscerali, estremamente dannosi per l’organismo.

Psicologicamente, una dieta ristretta genera spesso un senso di privazione accompagnato da alterazioni delle abitudini alimentari, una relazione sempre più disfunzionale con il cibo, processi che inevitabilmente incidono sulla regolazione dell’umore (alimentazione emozionale) e inducono un maggior rischio di sviluppare disturbi della sfera alimentare. Quindi il passaggio ad un regime alimentare più ristretto, sebbene fosse volto a soddisfare il desiderio di rispondere ai canoni di bellezza occidentali, può invece essere stato un fattore che ha contribuito ad ulteriori aumenti nel peso medio della popolazione, rappresentando dunque uno dei maggiori fattori di rischio per la salute associati alla transizione nutrizionale.