Sei in: Articoli: Psicologia Giuridica:

Intervista SiciliaJournal "Dal naufrago al mobbizzato. I campi d’azione della psicologia giuridica"

Maria Cristina Passanante, referente regionale dell’Associazione Italiana di Psicologia Giuridica – AIPG, spiega la sempre maggiore diffusione di questa nuova branca giuridica.

Spieghiamo ai lettori cos’è la psicologia giuridica, quando è necessaria applicarla?

La Psicologia Giuridica è un settore di applicazione della Psicologia che ha una antica storia e tradizione scientifica, fin dai primi decenni del secolo con personaggi illustri, come Musatti o Padre Gemelli. Affianca fondamentalmente la pratica forense; studia sotto il profilo psicologico (gli aspetti intellettivi, caratterologici ed attitudinali della psiche umana) la persona in rapporto alla posizione giuridica. La psicologia giuridica studia quindi principalmente il vissuto personale (profilo psicologico) delle persone coinvolte in procedimenti giudiziari, al fine di raccogliere dati comportamentali e sottoporli al vaglio dell’autorità giudiziaria incaricata del processo civile o penale. In altre parole, fornire agli operatori della giustizia, magistrati e legali, un parere tecnico che li aiuti nello svolgimento del loro ruolo.
In ambito penale si occupa di Condurre valutazioni rispetto a minori accusati di atti criminali e sull’eventuale sospensione della pena – Fornire servizi di counseling per le vittime e gli aggressori – Valutare la credibilità dei testimoni – Compiere una valutazione psicologica per un presunto abuso sessuale infantile – Determinare la capacità di intendere e di volere – Valutare la presenza delle circostanze attenuanti – Assistere coloro che presentano un’insufficienza mentale – Fornire consulenze relative al rischio di comportamento aggressivo nella società e rispetto alla propria persona.
In ambito civile si occupa di Condurre valutazioni sui fattori psicologici presenti nei traumi fisici, nelle molestie sessuali, nella discriminazione razziale e sui fattori psichici che possono essere intervenuti in caso di suicidio.
In ambito familiare Mediare la custodia e le visite dei genitori – Valutare le aree di conflitto fra genitori e figli, proponendo opportune soluzioni – Misurare il rischio potenziale nel caso in cui un genitore presenti problemi mentali o di abuso di sostanze – Valutare le relazioni coi nonni e altri familiari – Cercare di comprendere l’adeguatezza delle famiglie affidatarie o adottive – Valutare se sospendere la patria potestà – Provvedere ad un counseling familiare – Offrire un intervento di counseling e/o di psicoterapia, conducendo sia studi opportuni sulle vittime (per prevenire future vittimizzazioni) sia su ricerche capaci, in campo criminologico, di formulare progetti idonei sull’efficacia di strumenti già presenti sul territorio.

Ci può citare dei casi concreti, degli esempi e dei casi da lei seguiti?

In questi anni di lavoro sul campo ho seguito i casi più disparati…si a come CTU che come CTP… dai naufraghi che richiedevano il risarcimento del danno non patrimoniale per il Disturbo post Traumatico da Stress sviluppato a seguito dello speronamento e affondamento della loro nave, al lavoratore mobbizzato per il risarcimento del Danno psico-fisico da Mobbing, al Manager che viene demansionato, alla coppia genitoriale alla quale viene posta in affidamento, con successivo rischio di adozione, la loro unica figlia, alla famiglia che richiede risarcimento del danno da lutto per il proprio congiunto ucciso sulla strada, al giovane ragazzo investito sulle strisce pedonali rimasto traumatizzato…
I casi sono i più disparati e vari, ahimè!


Il suo nuovo ruolo in cosa consisterà esattamente?

Il mio ruolo si inserisce in una cornice ben più ampia che è quella della diffusione della cultura della psicologia giuridica in Italia con l’ambizioso obiettivo di dare visibilità all’apporto della psicologia al mondo della giustizia e consolidare una sempre più crescente collaborazione tra professionisti dello stesso settore… Medici Legali, Avvocati, Giudici.

Quali sono gli obiettivi?

Un primo importante obiettivo è quello culturale e di promozione di quello che la psicologia può fare in termini di collaborazione scientifica e peritale per il diritto attraverso l’organizzazione di seminari, convegni, giornate di studio tematiche. L’associazione che rappresentò sul territorio siciliano - AIPG - fondata nel 1996, attualmente, opera su vari livelli, culturali, scientifici e didattico-formativi. Partecipa all’organizzazione di seminari, giornate di studio e convegni; organizza corsi di formazione in Psicologia Giuridica. Lo scopo, tra gli altri, dell’Associazione, e quindi anche mio nel ruolo che ricopro, è quello di elevare gli standard qualitativi dello Psicologo Forense e garantire, attraverso la presenza di esperti in discipline e materie psicologiche, giuridiche e psicologico-giuridiche, un confronto e un sostegno continuo agli associati. Ci si pone, quindi, come punto di riferimento culturale per psicologi, giuristi e operatori giudiziari.

Ci sono delle lacune su cui poter lavorare?

Ritengo proprio di si. La più grande lacuna da colmare a mio parere è legata soprattutto al rapporto con le altre discipline e quindi alla difficoltà di operare in un ottica di sinergia interdisciplinare con le altre professionali correlate. Mi spiego meglio. Prendiamo l’esempio di un caso di risarcimento di danno biologico di tipo psichico. Il risarcimento del danno alla persona è una materia che richiama fortemente il concetto di interdisciplinarità come forma di confronto, ricchezza e interazione di saperi. L’interdisciplinarità è necessaria per questo tipo di accertamento sotto i tutti i punti di vista: dalla simulazione al risarcimento per un danno patito reale. In questo ambito fondamentale risulta essere la collaborazione tra Medico legale e Psicologo giuridico.
La disciplina che da sempre si è occupata del danno sul piano fisico è stata la Medicina legale, Medicina legale che risulta essere competenza centrale nella valutazione globale del danno alla persona. Il danno psichico richiede però anche altre competenze che non sono di solito di patrimonio dei Medici legali, né sul piano teorico né su quello metodologico, ma lo sono piuttosto della Psicologia e della Psichiatria. La valutazione del danno comporta una diagnosi di disturbi che sono principalmente di tipo depressivo, ansiogeno o post-traumatico. La soluzione ideale in questo ambito sarebbe una consulenza tecnica collegiale che riunisca le più importanti dimensioni del problema (medico legale e psichico) ma non sempre ciò è possibile per i costi relativi…. e direi anche in parte una scarsa considerazione da parte dei Magistrati, ma a volte proprio dei Colleghi Medici. Tempo fa una collega di Milano è stata nominata CTU in una valutazione sul danno psichico: il consulente di parte ne ha chiesto la ricusazione sostenendo che la CTU non aveva una base professionale medica e che questo tipo di valutazione richiedesse una competenza prima di tutto medico legale.
Il Magistrato ha rigettato il ricorso sostenendo l’adeguatezza delle competenze professionali sul caso di CTU Psicologo. Diverso è l’esito di molti contatti con avvocati che in caso di valutazione di parte di un “danno da mobbing”, una forma di danno che possiamo definire squisitamente psicologica e relazionale, hanno chiesto espressamente un parere medico legale e non hanno accettato quello di uno Psicologo giuridico.

Quale altro aspetto vorrebbe aggiungere per un approfondimento maggiore?

Aggiungo questo aspetto importantissimo. La necessità e funzione di una formazione specifica.
Lo Psicologo è un professionista che ha conseguito una laurea in psicologia, ha svolto un anno di tirocinio ed il relativo esame di stato ed è iscritto alla sezione A dell’Albo professionale.
Secondo l’art. 1 della Legge n. 56 del 1989 sull’Ordinamento della professione di Psicologo, l’attività dello psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito. La professione dello Psicologo Giuridico non è attualmente definita da una specializzazione universitaria, non esiste dunque il titolo di Psicologo Giuridico. Tale definizione è largamente diffusa nel linguaggio comune, ma la dicitura tecnicamente corretta è quella di Psicologo esperto in Psicologia Giuridica. Si tratta di un laureato in Psicologia, abilitato alla professione, che abbia poi conseguito una formazione specifica in Psicologia Giuridica e in Psicodiagnostica forense. Mi piace riportare la definizione di una collega la d.ssa Pajardi che definisce lo psicologo giuridico nel seguente modo: “Chi si definisce Psicologo giuridico non è un qualsiasi Psicologo che risponde ai quesiti del diritto, ma uno Psicologo che ha maturato una particolare esperienza in questo campo, che conosce non solo le leggi ma il contesto culturale e professionale in cui gli operatori del diritto si muovono, che sa contestualizzare i propri strumenti diagnostici e di intervento, che ha bene presente la specificità del lavoro clinico, sociale ed educativo in ambito forense. Non è, infatti, sufficiente, ed anzi è fortemente foriero di equivoci, errori di valutazione ed incomprensione con i Magistrati, trasporre gli strumenti professionali della Psicologia nel contesto giudiziario senza una adeguata formazione e specializzazione”.
Sopra ho parlato di Psicodiagnostica, in poche parole è la disciplina che si occupa della valutazione e della diagnosticapsicologica e psicopatologia, attraverso l’uso di un repertorio integrato di questionari, inventari di personalità, batterie e tecniche testistiche (psicometriche e proiettive), colloqui clinici, esami neuropsicolologici e valutazioni osservative. Anche se tutti gli psicologi (in particolare, quelli clinici) hanno una formazione tecnica di base e la relativa autorizzazione di Legge (L.56/89) per lo svolgimento dell’attività psicodiagnostica, la complessità tecnica porta molto spesso al conseguimento di un’ulteriore formazione specialistica post-lauream in tale ambito.

//www.siciliajournal.it/dal-mondo/interviste/dal-naugrafo-mobbizzato-i-campi-dazione-psicologia-giuridica/#sthash.w1qxCEGt.11rQ6NF8.dpbs