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Il Bambino che non Arriva

IL BAMBINO CHE NON ARRIVA

In Italia assistiamo ad un aumento del numero di coppie che non possono avere figli (sterilità/difficoltà riproduttive), sia perché la coppia decide di avere un figlio in età sempre più avanzata, sia per l'influenza di alcuni fattori ambientali, quali ad esempio l’inquinamento. Questo viene dimostrato anche dall’aumento al ricorso di tecniche di procreazione medicalmente assistita e all’incremento del numero di richieste di adozioni.

La scoperta dell’infertilità, anche non medica (i partner sono biologicamente fertili ma non riescono comunque a concepire), ha sulle persone un impatto emotivo e psicologico da non sottovalutare. La nostra cultura ci porta infatti a pensare che avere figli sia l’evento più naturale del mondo, un atto di amore, un segno di unione della coppia, quando questo evento non accade abbiamo una prima reazione di shock e di incredulità (il mondo ci crolla addosso, nulla è più come prima) seguita da emozioni quali la rabbia, il senso di colpa, la vergogna e a volte l’invidia verso chi ha figli. La coppia vive un vero e proprio lutto, la perdita del figlio immaginario è simile alla perdita reale di un affetto.

La donna sperimenta una ferita profonda per la mancata maternità, un senso di inadeguatezza e un relativo abbassamento dell’autostima, l’uomo vive un senso di impotenza che può portare a confondere la fertilità con la virilità. Anche il legame di coppia subisce uno scossone: se il dolore per questa “mancanza” non viene condiviso e rielaborato può portare i partner ad allontanarsi sempre più. L’intimità sessuale rischia la compromissione perdendo l’aspetto affettivo e divenendo semplicemente lo strumento del concepimento (molte coppie arrivano ad avere rapporti solo nei periodi fertili). Importante sottolineare inoltre la così detta “colpa mitica”, ovvero il pensiero “se non sono fertile forse la natura ritiene che io non possa essere un buon genitore!”.

Il lavoro psicologico diventa in questo momento fondamentale perché permette la rielaborazione di emozioni negative di cui spesso ci si vergogna, riattiva la comunicazione all’interno della coppia favorendo una maggiore comprensione reciproca ed evitando l’isolamento. Il sostegno serve anche per ridurre i vissuti ansiosi e depressivi e per far fronte alle pressioni sociali. E’ fondamentale lavorare per promuovere una nuova progettualità futura e una consapevolezza circa il percorso successivo che si scegli di seguire.

Ad esempio nella procreazione medicalmente assistita la donna vive sul proprio corpo l’incapacità di procreare (esami più o meno invasivi, terapie ormonali…), connessa a sensazioni di non essere capita e di sacrificio unilaterale, mentre l’uomo ne risente più mentalmente, avendo anche meno il controllo diretto di quello che sta succedendo. La scelta adottiva necessita invece l’elaborazione del lutto del figlio mancato, per poter creare lo spazio psichico e affettivo da dedicare al nuovo bambino, che spesso porta con sé vissuti abbandonici e forti richieste di amore e attenzione.

Dott.ssa Paola Conti – psicologa psicoterapeuta