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IMMUNODEFICIENZA FELINA (FIV) - Dott. Giuseppe Larosa

L’Immunodeficienza Virale Felina (FIV) è una malattia dei gatti causata da un virus, un lentivirus simile a quello che causa l’ anemia contagiosa nei cavalli, l’artrite-encefalite nelle capre e la sindrome da Immunodeficienza nell’uomo (AIDS), questo non vuole dire che essendo un virus strutturalmente simile possa essere contagioso per l’uomo.
Sono delle patologie specie-specifiche, legate alla specie ma hanno delle caratteristiche simili oltre che strutturalmente pure per il meccanismo con il quale causano i sintomi (molto vari) della malattia.
Non è quindi un virus pericoloso per l’uomo.
A volte il virus che causa la FIV viene paragonato a quello che porta alla Leucemia Virale del gatto (FeLV), ma questo non è corretto; i due virus differiscono sia strutturalmente che geneticamente e sono antigenicamente differenti nel senso che gli anticorpi che si legano normalmente alla FIV non si legano alla FeLV e viceversa.
Si parla di immunodeficienza perché l’animale ammalato non riesce a difendersi in modo corretto dall’attacco di virus, batteri, funghi o lieviti che in condizioni normali non dovrebbero dare la malattia, i gatti ammalati sviluppano tra le altre cose con una maggiore frequenza delle patologie tumorali.
La causa di questo stato di abbassamento delle difese immunitarie è legato al fatto che il virus una volta entrato nell’organismo animale, va ad attaccare le cellule deputate a difendere, giornalmente, l’animale dagli attacchi dei sopra indicati agenti patogeni, rendendo impossibile il mantenimento di una condizione di salute.
Una delle cause principali della diffusione del virus tra i gatti è la lotta per il predominio del territorio con notevole aumento dei litigi durante il periodo degli accoppiamenti.
Il virus è presente in elevate concentrazioni nella saliva dei gatti infetti ed è per questo motivo che il contagio con maggiore frequenza colpisce i gatti maschi, interi che durante le lotte si danno dei morsi profondi che possano mettere in contatto il virus presente nella saliva del gatto infetto con il sangue del gatto che viene morso.
Altre modalità di contagio, anche se meno frequenti, sono gli accoppiamenti e la trasmissione transplacentare del virus dalla madre al feto durante la gravidanza o durante il passaggio nel canale del parto, però in questo caso sembra che i gattini sieropositivi alla nascita si negativizzino successivamente, è come se la presenza degli anticorpi sia dovuta solo ad anticorpi materni e non alla trasmissione del virus.
Le prospettive e la durata di vita dei gatti ammalati variano molto, possono addirittura passare degli anni dal giorno del primo contatto con il virus alle manifestazione dei primi sintomi di malattia.
La sintomatologia in questa malattia, essendo una malattia da immunosoppressione, è variabilissima.
Una volta entrato nell’organismo il virus, si va a localizzare a livello dei linfonodi regionali, per poi distribuirsi a tutte le altre stazioni linfonodali.
Questa è una fase che spesso passa inosservata al proprietario dell’animale, fino a quando dopo alcune settimane o qualche mese il gatto non presenta casi di febbre ricorrente con un ancora maggiore aumento del volume di tutti i linfonodi esplorabili.
In questa fase dal punto di vista ematologico già si noteranno delle alterazioni delle cellule ematiche della serie bianca e la positività al test sierologico che rileva la presenza del virus (in assenza di positività si deve ripetere il test dopo circa 3 mesi).
In ogni caso, la presenza di febbre persistente, casi di diarrea cronica, congiuntiviti, differente diametro delle pupille, edema corneale, stomatiti, ulcere orali, cistiti croniche, ematuria, dermatiti ricorrenti, frequenti problemi respiratori, perdita progressiva di peso, tosse secca e tanti altri sintomi se si presentano in modo saltuario e ricorrente, devono far controllare l’animale per escludere la malattia.
In alcuni casi, superato il primo periodi di infezione, l’animale può permanere per mesi o addirittura per anni in uno stato di portatore sano, senza presentare una sintomatologia particolare.
Non esiste in commercio un vaccino nei confronti di questo tipo di virus, e la prevenzione consiste nell’evitare che il proprio gatto, specialmente se maschio ed intero possa andare in giro per i giardini ad effettuare lotte con altri gatti per il predominio del territorio.
Se il gatto vive in giardino, la castrazione può far diminuire le lotte territoriali e di conseguenza il rischio nei confronti di un eventuale contagio.
E’ opportuno effettuare la castrazione pure sui gatti sieropositivi che vivono in giardino, questo per evitare il diffondersi della malattia.