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MIOCARDIOPATIA DILATATIVA NEL CANE: C'E' MA NON SI VEDE - Dott. Giuseppe Larosa

La miocardiopatia dilatativi nel cane è purtroppo una delle patologie cardiache più frequenti ma non sempre tempestivamente diagnosticata. Interessa prevalentemente i cani di grossa taglia anche se a volte è stata riscontrata in soggetti di piccola taglia.
La causa che porta a questa patologia è sconosciuta, anche se sono state proposte come cause predisponesti alcuni fattori genetici o cause di natura metabolica. Intanto cerchiamo di capire cosa è e quale tipo di sintomatologia può presentare l’animale ammalato.
Questa malattia è caratterizzata da un aumento di volume, di solito progressivo, di uno o di entrambi i ventricoli cardiaci, anche se di solito l’aumento di volume è a carico del ventricolo sinistro del cuore. Uno dei grossi problemi di questa malattie è legato al fatto che per un bel pò di tempo gli animali ammalati non presentano alcun sintomo clinico di rilievo, poichè l’organismo animale, mette in atto dei tali meccanismi di compenso che fanno si che i sintomi si presentino clinicamente solo quando la patologia è in uno stadio avanzato, a meno che non si effettui periodicamente un ecocardiogramma che la evidenzia già ai primi stadi.
I principali sintomi che l’animale può presentare sono tosse, difficoltà respiratoria, l’animale si affatica con una certa facilità, fino ad arrivare a dei veri e propri svenimenti oppure alla raccolta di liquidi in addome, segni questi di una insufficienza miocardica bilaterale.
Uno dei motivi per i quali è importante, in questa patologia, effettuare una diagnosi precoce è legata al fatto che in un soggetto con cardiomiopatia dilatativa, in modo asintomatico, la somministrazione di alcuni farmaci può rallentare la progressione della malattia, prolungando, forse, la vita dell’animale. Dico “forse” perché uno dei pochi studi effettuati per valutare come potevano reagire due gruppi di cani, in questo caso dei Dobermann alla somministrazione di un ACE-inibitore non ha preso in considerazione la durata della vita tra i cani che prendevano il farmaco ed il gruppo di controllo, ma prendevano in considerazione l’instaurarsi della patologia, e si è visto che i soggetti sottoposti a trattamento con ACE-inibitore presentavano la patologia in un periodo più lungo rispetto al gruppo di controllo.
Altra accortezza che bisogna avere quando ci troviamo di fronte ad un soggetto a rischio da sottoporre ad intervento chirurgico, è quella di valutare sempre la funzionalità cardiaca con un ecocardiogramma oppure un’ ecocardiogramma doppler perché effettuare l’anestesia in un paziente con questa patologia risulta essere molto pericoloso ed estremamente a rischio per la vita stessa dell’animale.