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Gli aspetti paralinguistici del linguaggio scritto

Si può analizzare uno scritto utilizzando le conoscenze e la sensibilità proprie di uno psicologo?

Uno scritto di per sé è un “dato” analizzabile, indipendentemente dalla sua rispondenza alla realtà storico-ambientale cui può riferirsi. Oggetto primario dell’indagine dello psicologo è la soggettività, i cui contenuti possono essere razionali e aderenti alla realtà ambientale o meno. In ambito scientifico sono stati compiuti degli studi sulle caratteristiche psicologiche di testi scritti che si sono avvalsi di programmi computerizzati per l’analisi del linguaggio.

J. Pennebaker, nel suo articolo “Tradurre in parole le esperienze traumatiche: implicazioni per la salute”, descrive la costruzione e l’utilizzo di un programma computerizzato basato sul raggruppamento in categorie di oltre duemila parole o radici linguistiche. Il programma permette rapidamente di verificare le percentuali di parole presenti in un testo riconducibili a diverse categorie. Esso è stato utilizzato per l’analisi di testi in vari studi sperimentali ed ha permesso di individuare quali categorie emotive e cognitive del linguaggio siano in relazione con taluni effetti benefici dello scrivere.

Altri studi sull’analisi psicologica del testo sono stati condotti da R. Carli e R. M. Paniccia che, rifacendosi alle teorie di Matte Blanco sul funzionamento della mente, evidenziano nel linguaggio e nella narrazione due aspetti: a) la costruzione di senso che si realizza in una coerenza tra le parti secondo una modalità cosciente e intenzionale, b) la trasposizione della simbolizzazione affettiva del contesto relazionale in “contesti di parole”. Anche nei testi scritti pertanto è possibile rinvenire accanto a significati coscientemente e razionalmente espressi e propri del linguaggio organizzato, altri appartenenti a una sfera emotiva e relazionale che si situa a livello inconscio o comunque priva di pensiero sulle emozioni. L’analisi dei processi emozionali coinvolti nella produzione di un testo passa, secondo la procedura elaborata dagli autori, attraverso l’individuazione di parole o lessemi presenti nel testo che siano a forte e precisa connotazione emozionale e ai loro raggruppamenti evidenziati dall’analisi statistica.

In ambedue gli esempi riportati l’analisi psicologica del testo si è servita pertanto di elaborazioni statistiche sulla presenza di determinati lessemi, parole o categorie di parole. Tali procedure hanno portato ad interessanti e rilevanti risultati, tuttavia trascurano altri aspetti del linguaggio scritto, forse più difficilmente quantificabili da un’analisi statistica che riguardano la modalità di costruzione delle frasi e di espressione dei concetti mediante ad es. l’uso della forma interrogativa o impersonale, la sottolineatura, l’evidenziazione e la collocazione dei termini nella frase, la punteggiatura, lo stile che può essere stringato, scorrevole, ripetitivo, aulico ecc. Questi aspetti, assieme alla scelta dei termini utilizzati, possono sicuramente dirci qualcosa e probabilmente molto della personalità di chi scrive, certamente attengono a una componente del linguaggio distinta da quella che guida il significato esplicito, una componente che rivela spesso contenuti inconsci, atteggiamenti, paure, sicurezze, un mondo di contenuti autonomo insomma che amplia, aricchisce e può anche porsi in notevole contraddizione con quanto comunicato esplicitamente. Uno stesso concetto può essere espresso in molti modi diversi, pertanto quegli aspetti del linguaggio scritto che sono espressione di un comportamento che potremmo definire “paralinguistico” nella redazione di un testo, sono analizzabili anche da un punto di vista psicologico, in quanto possono rivelare contenuti mentali attinenti ad una sfera inconscia o subconscia dell’autore.

Lo scritto può essere una narrazione di eventi con relativa descrizione di personaggi. Anche in questo caso lo scritto può rivelare contenuti relativi a quanto narrato che potrebbero essere inconsci allo stesso narratore. Come nelle simulate della terapia gestaltica il cliente riesce ad immedesimarsi perfettamente in altre figure pur nell’inconsapevolezza o incapacità di coglierne razionalmente le criticità e le contraddizioni e in ciò si rivela una conoscenza profonda ma nascosta delle situazioni e delle persone, allo stesso modo potremmo postulare che nella rappresentazione di personaggi ed eventi lo scrittore comunica contenuti che vanno oltre quelli espliciti e che, pur riferiti alla storia narrata, gli appartengono ad un livello più inconscio.

Pur senza far ricorso a complesse elaborazioni statistiche mediante computer, lo psicologo ha dalla sua vari strumenti che può utilizzare per tentare l’analisi psicologica di uno scritto.

Nella sua attività diagnostica lo psicologo utilizza vari strumenti: le sue conoscenze, l’osservazione dei comportamenti, delle relazioni e del contesto, l’ascolto dei contenuti espliciti, i test psicologici ed infine anche se stesso quale individuo capace di empatia e di emozioni/sentimenti evocati dal quadro e dalle persone oggetto della diagnosi.

Nell’analisi di uno scritto lo psicologo può utilizzare molti di questi strumenti, anzitutto le sue conoscenze teoriche di psicologia. Può pertanto commentare avvenimenti, dialoghi ecc. alla luce dei risultati della psicologia sperimentale, oppure facendo riferimento alle teorie sulla comunicazione o sullo sviluppo ed il funzionamento della mente. I contenuti della narrazione possono rimandare a conoscenze proprie della psicologia sociale e può essere analizzato il comportamento verbale e non verbale dei personaggi.

Più in generale lo psicologo può cercare di evidenziare aspetti e significati non immediatamente evidenti. L’agire umano infatti è spesso determinato da motivazioni inconsce e, assumendo che anche l’attività dello scrivere, come qualunque attività umana, contenga significati impliciti, appartenenti ad una sfera subconscia o inconscia dello stesso scrittore, si può allargare l’analisi ad essi. Questa considerazione può valere come si è detto non solo per articoli, saggi, lettere ecc, ma anche per una narrazione; in quest’ultimo caso si cercheranno quegli aspetti non esplicitati dal linguaggio organizzato che animano e specificano personaggi ed eventi.

Come individuare i significati inconsci senza l’ausilio di procedure computerizzate? Tramite strumenti che seppur soggettivi, accedono al mondo emotivo e possono pertanto sintonizzarsi con quello di chi ha prodotto il testo. Uno di essi è l’analisi delle emozioni suscitate dallo scritto in chi legge, una sorta di controtransfert che può contribuire all’interpretazione e alla “lettura” del testo. Un altro strumento è l’empatia. Secondo le neuroscienze le capacità empatiche derivano dall’attività dei “neuroni specchio”, cellule del cervello che si attivano sia nel compiere determinati movimenti, sia nell’osservare gli stessi movimenti compiuti da altri. L’empatia perciò sarebbe strettamente collegata alla capacità di “rispecchiare” e “rivivere” l’attività altrui. Nel caso di un testo si può provare a cercare di rivivere empaticamente l’attività di redazione del testo stesso o il comportamento dei protagonisti della narrazione.

Per ovvi motivi alcuni degli strumenti fin qui descritti che uno psicologo può utilizzare per l’esame di un testo non dànno sufficienti garanzie di obiettività per cui nel fornire un’interpretazione è importante la “concordanza degli indicatori” ossia che i dati forniti dai diversi strumenti portino ad un insieme coerente e non contraddittorio. Anche nell’attività psicodiagnostica clinica è essenziale che le risultanze di vari strumenti (colloqui, anamnesi, test ecc.) formino un insieme coerente.

Chi scrive, dopo aver sporadicamente verificato nella pratica professionale la possibilità di analizzare psicologicamente ed utilizzare proficuamente anche delle produzioni scritte, ha voluto tentare l’analisi di un testo molto impegnativo come quello dei Vangeli. La scelta non è stata propriamente intenzionale o aprioristica, ma dettata da considerazioni sorte in modo spontaneo sull’episodio delle Nozze di Cana narrato nel Vangelo di Giovanni. Da quelle intuizioni spontanee è scaturita l’idea di allargare l’analisi anche ad altri brani. Secondo una strana coincidenza del tutto casuale i brani analizzati successivamente sono stati 33 sulla vita terrena di Gesù, più uno sulla resurrezione che ovviamente rimanda ad un’altra vita. L’opera è stata edita da &Mybook nel 2009 e se ne trova un’anteprima nel sito www.valentinasciubba.it.

Nell’accostarmi alla lettura del Vangelo, non ho inteso pertanto uscire dalla soggettività degli evangelisti; vale a dire, non ho inteso valutare o criticare razionalmente, storicamente o filosoficamente, quanto narrato o affermato dai Vangeli, essendo la soggettività del narratore già di per sé oggetto di indagine. Quand’anche il testo fosse il risultato dell’opera di più autori, esso sarebbe sempre comunque l’espressione di una concordanza tra essi o per lo meno dell’ultimo redattore con i precedenti. La mia analisi parte dal “dato” che chi ha scritto i Vangeli ha desiderato narrare avvenimenti e insegnamenti di Gesù e non intende criticare l’opera degli evangelisti dall’esterno, ma solo cercare di ampliarne la comprensione, allargandola a significati sottesi e magari inconsci. Al più lo psicologo può valutare la coerenza interna e complessiva dello scritto quanto a contenuti, sempre cercando di coglierne quegli aspetti non immediatamente evidenti che costituiscono l’oggetto privilegiato della sua indagine.

L’attenzione alla peculiarità del “sapere psicologico” rimanda alla purtroppo frequente confusione e sovrapposizione che si riscontra tra professioni e vocazioni diverse quali quella del medico, dello psicologo e del sacerdote. È facile che il medico o il sacerdote debbano confrontarsi con problematiche psicologiche come pure è possibile che lo psicologo si occupi delle componenti psicosomatiche delle malattie o di situazioni con risvolti etico-religiosi. Ritengo tuttavia importante che ciascuna di queste tre figure riconosca e non invada le competenze delle altre, ma piuttosto se necessario collabori con esse, se non vuole correre il rischio di causare gravi danni a quell’uomo che pure vorrebbe curare, promuovere, salvare.

Medicina, psicologia e religione sono settori di conoscenza diversi seppure contigui.

Se con studi mirati fosse confermata la possibilità e l’utilità di utilizzare le produzioni scritte per l’indagine psicologico-clinica, persino senza programi computerizzati, sarebbe lecito interrogarsi sui presupposti teorico-metodologici che hanno ispirato le attuali limitazioni poste alla pratica professionale via internet dall’Ordine Nazionale degli Psicologi e, particolarmente, dall’Ordine degli Psicologi del Lazio.

BIBLIOGRAFIA

James W. Pennebaker . Tradurre in parole le esperienze traumatiche: implicazioni per l'abuso infantile e per il mantenimento della salute. Psicologia della Salute, 1999 Fascicolo: 2



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