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L'IMMAGINE CORPOREA

Dr.ssa Adele Foggia, Psicologa, Psicoterapeuta familiare

E-mail: adele.foggia22@libero.it

Definizione:
L’immagine corporea è la rappresentazione mentale che ciascuno di noi ha del proprio c orpo.
Essa,
è una rappresentazione unitaria del corpo, la quale è in continuo divenire, ossia è “una realtà sempre presente, ma mutevole nel tempo, che si genera e si organizza sul piano sensoriale, emotivo, immaginario, ideativo e relazionale”( P. Schilder, 1973).
Ciò che rende il termine immagine corporea, così vicino all’immediatezza della nostra comprensione è che la riconosciamo parte dell’esperienza quotidiana. La specificità in cui è colta l’esperienza corporea è l’esperienza stessa del suo cambiamento durante variazioni corporee”(Allamani, 1990), ciò si verifica per esempio nell’adolescenza, oppure in gravidanza, nelle malattie o in un lavoro terapeutico sul corpo.

Costruzione:
V engono individuati tre fattori che concorrono alla costruzione dell’immagine corporea:

1) fattore percettivo;
2 ) fattore emotivo- psicologico;
3) fattore sociale.
L’individuazione di questi tre fattori ha un valore puramente operativo, in quanto permette di analizzare l’esperienza del corpo a diversi livelli.

F attore percettivo :
L
’immagine del corpo si forma attraverso le varie informazioni sensoriali, le quali possono essere di varia natura, di tipo visivo, tattile, olfattorio, acustico, propriocettivo ed enterocettivo. Quindi, “è un prodotto dell’attività della corteccia cerebrale dove si opera una sintesi unificante delle diverse afferenze corporee” (V. Ruggieri, 1993).
In una ricerca V. Ruggieri, D. Galati e G. Lombardo (1993) hanno dimostrato che esistono differenze individuali nelle modalità percettive utilizzate per la costruzione dell’immagine corporea; esistono soggetti con una percezione prevalentemente visiva e soggetti con una percezione bilanciata, cioè la percezione è in egual numero visiva e cinestesica, mentre è risultato un numero relativamente scarso di “visivi puri” e di “fortemente cinestesici”. Inoltre sempre nella medesima ricerca sono emerse delle differenze individuali tra l’utilizzo di uno stile percettivo globale (in cui il soggetto tende a percepire un ampio distretto corporeo, per es. il torace in modo globale) e uno stile percettivo analitico (in cui si percepiscono singole aree del distretto medesimo, per es. aree specifiche del torace). L’ultimo aspetto di questa ricerca si riferisce al rapporto tra alcuni aspetti della percezione sensoriale legata all’immagine corporea e problematiche del narcisismo. Un dato molto significativo è fornito dalla correlazione positiva tra tempo di latenza e punteggio dato, che indica una difficoltà nel processo di individuazione. Gli autori hanno supposto che la rapidità con cui i soggetti percepiscono le proprie aree del corpo sia legata in qualche modo alla presenza di un processo di maturazione che va nella direzione della differenziazione e della conoscenza articolata delle proprie esperienze, sia in generale, che delle esperienze corporee in particolare.
Si ipotizza che un’efficace esperienza corporea abbia un ruolo interessante
nel processo psicologico dell’ individuazione.
Dunque, la tendenza generale è che un disturbo nella problematica narcisistica si associa ad un relativo ritardo nella percezione di singole aree del corpo.
Un ruolo molto importante nella costruzione dell’immagine corporea è dato dal sistema muscolare, il quale “costituisce un ponte tra la fisiologia e la psicologia; è fondamentale per la genesi del vissuto soggettivo delle emozioni e costituisce la struttura portante di gesti e azioni che hanno un significato psicologico” (V. Ruggieri, 1993). Esso “consente all’Io di conoscere e delimitare se stesso e la realtà, lo spazio corporeo da quello extracorporeo, fa sentire il proprio corpo come unità spazialmente estesa e differenzia il sé dal mon do” ( Gentili, 1965).
Come affermano gli studi di Zazzo (1978) sull’esperienza dello specchio nei bambini, il riconoscimento degli altri precede ampiamente l’identificazione di se stesso, il bambino solo nel corso del terzo anno riconosce e si appropria dell’immagine speculare mediante il movimento. “È proprio mediante il movimento che il bambino opera un’appropriazione, un’integrazione della sua immagine visiva alle afferenze intero- e propriocettive che fino dalla prima infanzia costituiscono l’esperienza intima del proprio corpo, la sua coscienza fondamentale”( R. Zazzo, 1978). “Il ruolo dello stadio dello specchio, come formatore della funzione dell’Io viene, ad assumere una funzione primaria che vede il corpo coinvolto nei processi di strutturazione dell’Io e nell’acquisizione di una coscienza del sé non frammentato, ma come totalità funzionale. Ed è proprio l’aver attribuito a questa fase il ruolo di accesso del soggetto alla dimensione dell’immaginario, che il corpo assurge a elemento di mediazione fra la dimensione del fisiologico e quella del culturale, fra quella dell’oggetto, e quella del soggetto individualizzato e individualizzante” (A. S. De Rosa, 1980) .

Fattore emotivo-psicologico:
L ’immagine corporea definisce anche gli atteggiamenti corporei, in tutta la loro valenza relazionale ed interpersonale. C’è dunque una sorta di unità di programmazione che organizza e modula atteggiamenti interpersonali e lo sviluppo maturativo” (V. Ruggieri, 1998).
Esiste quindi “una relazione tra lo stile di interazione, ossia di contatto con il grado di accettazione del proprio corpo; infatti si è visto una correlazione positiva, tra il punteggio di non accettazione corporea e quasi tutte le forme di conflitto relazionali”(V. Ruggieri, 1989).
A questo proposito la Martinelli (1975) in una ricerca sull’immagine corporea in adolescenza, afferma che “il corpo può diventare un fattore importante di adattamento e di integrazione nel gruppo, o di mancata integrazione se certe caratteristiche fisiche, disarmonie momentanee, assumono un significato affettivo e sociale tale da essere vissute come causa di insuccesso e di isolamento”(R. Martinelli, 1975).
Come afferma Schilder (1973) a livello psicologico l’immagine corporea implica lo studio delle motivazioni personali, dei ricordi passati, dello sviluppo affettivo, della situazione emotiva ed esistenziale, dei propositi d’azione che cambiano ad ogni momento e, cambiando determinano una diversa integrazione dei dati sensoriali e, conseguentemente, una diversa immagine del proprio corpo.

Fattore sociale:
“Il corpo va considerato come relazione fin dai primi stadi della vita, in quanto rappresenta la premessa essenziale del rapporto dell’Io col mondo. Con esso si percepisce il mondo e il soggetto si auto-percepisce. Dal modo come percepiamo il mondo, dal modo come siamo nel mondo, abbiamo un diverso modo di auto-percezione. L’immagine che ho di me, è soggetta a modificarsi continuamente per lo scambio costante fra le pulsioni dell’Io e l’ambiente. Ed essa si altera quando il rapporto col mondo si altera” (C. Gentili, 1965).
Mettendo in evidenza l’importanza dei processi interpersonali sul concetto che l’individuo forma di se stesso, spicca il ruolo svolto durante l’infanzia dal contatto e dall’atteggiamento della madre e dell’intera dinamica familiare sottostante.
Come afferma
F. Cassese (1973) “l’atteggiamento familiare esercita un ruolo determinante sulla formazione dell’immagine positiva o negativa del bambino. La formazione dell’immagine di sé avviene nel bambino mediante l’interiorizzazione delle valutazioni dei genitori su di lui e l’assunzione di un ruolo interrelato con gli altri nella costellazione familiare. Atteggiamenti di approvazione, di affetto, di comprensione delle esigenze del figlio, suscitano nel bambino il senso di essere amato e di essere accettato come individuo. La sicurezza, la stima in sé, l’identità che così sorgono rappresentano la base per il costituirsi di una immagine di sé positiva”.
In una ricerca condotta su soggetti dai 6 ai 10 anni, F. Lisi (1974) ha studiato il rapporto che intercorre tra la maggiore o minore dif ferenziazione del concetto corporeo e la dinamica dei rapporti all’interno dei gruppi, cioè tra sviluppo del concetto corporeo e modalità di relazione tra gli individui componenti un gruppo. I risultati mettono in luce l’esistenza di correlazioni positive tra i due aspetti considerati. Si evidenzia che una scarsa differenziazione del concetto corporeo implica una correlazione significativa con il comportamento di esplorazione, mentre ad una maggiore differenziazione corrisponde una più elevata correlazione significativa con l’efficienza esplorativa, mano a mano che aumenta la differenziazione dell’articolazione del concetto corporeo le correlazioni si fanno più elevate.
L’individuo che ha difficoltà a percepire il suo corpo come separato dall’ambiente presenta anche delle difficoltà nel percepire, cogliere e vivere la propria posizione nell’ambiente, e quindi nel gruppo; e, viceversa l’individuo che ha un chiaro senso del sé e delle relazioni fra le persone che lo circondano, avrà anche un definitivo senso del proprio ruolo nei vari gruppi sociali. Infine, è da aggiungere che il modo con cui un individuo percepisce sé stesso e stabilisce il rapporto con gli altri si può considerare una caratteristica stabile durante lo sviluppo.

Differenza di genere:
Per quanto riguarda il fattore sesso, in vari studi è emersa una differenza di genere; sinteticamente si è visto che le donne hanno un’immagine corporea più bassa rispetto agli uomini, si percepiscono in sovrap p eso e ciò sta a dimostrare che l’immagine corporea non è l’esatta replica del corpo, ma in questa rappresentazione subentra il vissuto corporeo, con il grado di accettazione del proprio corpo.
Inoltre risultano essere più insoddisfatte del proprio corpo rispetto agli uomini e complessivamente le donne presentano una distorsione nell’immagine corporea.

Immagine corporea in gravidanza:
Lo studio condotto da K. Davies (1994), ha valutato l’immagine corporea, la soddisfazione del corpo e le pratiche di dieta in gravidanza , che è una fase della vita in cui ci si aspetterebbe che le pressioni sociali per dimagrire siano allentate.
L’obiettivo è stato quello di indagare se la gravidanza conferisce accettabilità su un aumento di peso che altrimenti sarebbe inaccettabile.
I risultati evidenziano che le donne non incinte mostrano caratteristici livelli di insoddisfazione corporea, con una discrepanza significativa tra il loro percepito e la taglia corporea ideale, e una tendenza a valutare se stesse come in sovrap p eso e parti individuali del corpo come troppo grandi. Le donne incinte percepivano fedelmente se stesse come più grosse rispetto alle donne non incinte. Comunque, le donne incinte accettavano di più il loro corpo e non facevano tentativi di controllo del peso. I punteggi di insoddisfazione corporea e guida a dimagrire erano più bassi. Meno del 25% delle donne incinte riportava sentimenti di scombussolamento dell’aumento del loro peso e molte si sentivano compiaciute. Donne incinte che non erano a dieta prima della gravidanza risultarono essere più propense a provare sentimenti piacevoli per l’aumento del peso , mentre quelle che erano a dieta tend evano ad avere sentimenti misti .
L ’assenza di ansia da aumento del peso associata con una maggiore deviazione dall’ideale sostiene la prospettiva che il ruolo della gravidanza è associato all’allentamento della pressione ad attenersi all’ideale.
Il ruolo della gravidanza, che include cambiamenti psicologici, ruoli femminili psicologici e sociali, sembra produrre uno stato in cui un corpo con forme grosse viene tollerato dalla maggior parte e persino accettato con piacere da altre. L’immagine corporea diviene più positiva e la guida a dimagrire si riduce.

Disturbi di immagine corporea:
L’immagine corporea, quindi non è un fenomeno statico, ma è in continuo cambiamento, il quale tende alla stabilità, ossia alla coesione dell’Io, all’unità psicofisica; per generare un vissuto di soddisfazione e piacere, ossia il vissuto dell’esserci.
Nel caso in cui non si porta a compimento questa integrazione corporea, si avranno dei disturbi di immagine corporea, ovvero si avrà una frammentazione dell’Io. Molti studi si sono indirizzati sui disturbi dell’immagine corporea, mettendola in relazione ai disturbi alimentari.
La letteratura a proposito è molta vasta e discordante; si è visto che nei disturbi alimentari, il sintomo più eclatante sembra essere l’investimento distorto che il soggetto attua nei riguardi del proprio corpo, molti autori hanno considerato la presenza di un disturbo dell’immagine corporea quale possibile fattore di rischio per l’insorgenza di un disturbo alimentare. Proprio a partire
da questa ipotesi, alcuni studi si sono occupati di valutare le popolazioni non cliniche: infatti, l’insoddisfazione verso il corpo sembra essere un vissuto diffuso nella popolazione femminile, o in quella adolescenziale, ma il suo ruolo come fattore di rischio nei disturbi alimentari non è tuttora chiaro. Vari studi evidenziano che il disturbo dell’immagine corporea non costituisce di per sé, un prodromo per l’insorgenza di un disturbo alimentare, i risultati dimostrano che esistono soggetti i quali, pur possedendo queste caratteristiche, non sviluppano un disturbo alimentare. È da evidenziare che, comunque, sia nell’anoressia che nella bulimia il pervenire da parte della paziente ad un più realistico concetto d’immagine corporea, costituisce una condizione per la guarigione.
E. Molinari (1995) in uno studio sulla valutazione della dimensione del corpo nell’anoressia, rilevò che le anoressiche rispetto al gruppo di controllo sovrastimavano la loro totale area corpor ea di circa il 20%. L’ area addominale e pelvica sono sovrastimate di circa il 50%, mentre nel gruppo di controllo l’area addominale e pelvica risultò aderen te alla reale dimensione (30%).

Strumenti operativi per una valutazione dell’immagine corporea:

1) Test Body Percep tion di V. Ruggieri (1983). Il Test Body Perception è costituito da un disegno che riproduce una figura dello stesso sesso del soggetto, vista anteriormente e posteriormente, suddivisa in diversi quadranti. Il disegno ha lo scopo di aiutare il soggetto ad individuare più facilmente le diverse zone del corpo. Il soggetto è invitato a segnare sul disegno la parte del corpo che percepisce, con la lettera V, se la vede e, con la S, se la sente oppure V e S se simultaneamente la vede e la sente. Inoltre il soggetto deve indicare con un numero da 1 a 10 il grado di intensità che attribuisce alla sua sensazione, mentre le parti non percepite vengono segnate con zero.

2) Questionario di Body Cathexis di Jourard e Secord (1954) . Il Questionario di Body Cathexis si riferisce al grado di accettazione del corpo da parte del soggetto. In esso sono elencate 27 parti del corpo. Il soggetto è invitato a segnare accanto alla parte del corpo presa in questione un punteggio da 1 a 7, in cui 1 ) corrisponde a “ti piace moltissimo”, 2) “ti piace”; 3) “ti piace un po’”; 4) “non provi niente”; 5) “un po’ non ti piace”; 6) “non ti piace”; 7) “non ti piace per niente”. Quindi il punteggio 1 rappresenta l’accettazione corporea, mentre 7 rappresenta la non accettazione.

Bibliografia:

Allamani A., Allegranzi P. et alii (1990) “ Immagine corporea: dimensioni e misure, una ricerca clinica ” Archivio di psicologia, neurologia e psichiatria, 51, 171-195

Cassese F. S., Benedettini G. G..(1973), “ L’influenza della dinamica familiare sulla formazione dell’immagine di sé del bambino ” Archivio di Psicologia, Neurologia e Psichiatria, 34 (1), 25- 52

Davies K., Wardle J..(1994), “ Body image and dieting in pregnancy ” Journal of Psychosomatic Research, 38 (8), 787- 799

De Rosa A. S., Carli L..(1980), “ Il corpo come mediatore di sviluppo ” Neuropsichiatria infantile , 226, 499- 512

Gentili C..(1965), “ Corpo come relazione ” Sistema nervoso, 17, 174- 187

Lisi F..(1974), “ Sviluppo del concetto corporeo e modalità di relazione ” Bollettino di Psicologia Applicata, 24, 129-140

Martinelli R..(1975), “ Immagine del corpo e immagine di sé in un gruppo di 160 adolescenti studenti: scopi, metodi e risultati di una ricerca sperimentale ” Archivio di Psicologia, Neurologia e Psichiatria, 36 (1), 65-89

Molinari E..(1995), “ Body size estimation in anorexia nervosa ” Perceptual and Motor Skills, 81, 23- 31

Ruggieri V., Galati D., Lombardo G..(1993), “ Processi di costruzione dell’immagine corporea ” Realtà e prospettive in psicofisiologia, 5-6-7, 71- 89, Maggio

Schilder P. (1973), “ Immagine di sé e schema corporeo ” Franco Angeli, Milano

Zazzo R..(1978), “ Immagine speculare e immagine antispeculare, Esperienze sulla costruzione dell’immagine di sé ” Età evolutiva, 1, 5- 11