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Si può insegnare ad avere autostima?

Cosa è l’autostima? E’ possibile insegnarla? Perché così tante persone oggi cercano e chiedono percorsi che li aiutino ad accrescerla?

Certo oggi le richieste e le pressioni esterne sono davvero molte: bisogna essere magri, scattanti, in forma, sempre giovani, allegri, brillanti, spiritosi e l’elenco potrebbe essere ancora molto lungo ma purtroppo non tiene conto del fatto che è praticamente impossibile essere sempre al massimo. Questo naturalmente lo sappiamo tutti, ma il bombardamento mediatico e non, cui siamo sottoposti ogni giorno ci fa sentire sempre in difetto, pertanto il livello di autostima diminuisce paurosamente.

Una scarsa considerazione di se stessi porta spesso alla difficoltà di relazionarsi con gli altri ed alla scarsa autonomia di pensiero e di giudizio. Questa condizione è ancor più frequente tra gli adolescenti, poiché essi ancora non si sono completamente formati né fisicamente né psicologicamente, pertanto il confronto con il mondo esterno e l’accettazione di sè è un processo ancora più complesso e delicato.

Aiutare i ragazzi nella costruzione della personalità, della coscienza di sé e delle proprie capacità è una sfida costellata di insidie: fin da bambini attraverso il superamento di piccoli ostacoli accrescono e costruiscono una certa sicurezza e autonomia; basta pochissimo però perché questo cammino si interrompa. In quei momenti gli adulti di riferimento devono essere pronti ad agire in modo efficace perché aiutare un giovane a costruire la sua autostima significa preservarlo da tanti pericoli, egli sarà infatti in grado di rifiutare proposte che ritiene inaccettabili, pretendere di far valere le sue idee e difendere la sua identità, senza omologarsi con il gruppo.

Se però gli adulti di riferimento non hanno autostima e autorevolezza, il bambino e il ragazzo avranno delle difficoltà perché non riceveranno esempi che li aiutino nel delicato percorso di costruzione dell’amor proprio.

A tale proposto abbiamo intervistato la Dott.ssa Maria Rita Parsi, psicologa, psicoterapeuta e scrittrice che si occupa all’interno delle Scuola per Genitori dei percorsi sull’autostima.

Buongiorno Dottoressa Parsi, vorrei chiederle innanzitutto cos’è realmente l’autostima.

L’autostima è quella condizione interna che permette di sentirsi a proprio agio con se stessi, di valutare in modo positivo le proprie capacità e di rapportarsi con gli altri facendo valere in modo autorevole le proprie opinioni. Inoltre l’autostima è anche quel complesso di emozioni, idee, obiettivi che dà la possibilità di dire si o no e di fare considerazioni autonome in relazione a ciò che ci accade intorno.

Mi piace anche definirla come una “compagna di viaggio”, una base interiore sicura che permette di affermare con equilibrio e dignità il nostro diritto ad esprimere idee ed opinioni in modo consapevole. Infine possiamo dire che è rappresentata da quel processo di valorizzazione di sé che parte già dal momento del concepimento: come siamo stati generati, come abbiamo vissuto i primi momenti della nostra vita, quale è stato il rapporto dei nostri genitori.

Avere autostima è una difesa, è la garanzia di poter contare su noi stessi e sulle nostre capacità ed è la possibilità di amare ed essere amati senza dover per questo accettare compromessi.

Come può un genitore o un educatore insegnare l’autostima ai ragazzi?

Non è possibile insegnarla con le parole, ma semplicemente con l’esempio e le esperienze di vita vissuta. Un genitore può dire qualunque cosa al figlio, se però è il primo a non agire di conseguenza non sarà di esempio e non risulterà credibile.

Gli atteggiamenti più efficaci che un genitore e un educatore possono mettere in atto sono quasi banali, ma a volte sembrano impossibili: TEMPO, SPAZIO, ATTENZIONE, ASCOLTO, INVESTIMENTO, SACRIFICIO, SIMPATIA, ALLEGRIA. Un genitore deve dedicare del tempo ai figli, deve illuminarsi quando li vede, fare il tifo per loro, diventare “Partigiano dei loro risultati” e ricordarsi di ciò che dicono e cercano di comunicare. In questo modo i bambini cresceranno consapevoli di valere e contare. Altra questione importante e delicata: i bambini devono avere del tempo e degli spazi per la “loro” vita, non possono sempre essere trascinati in quella dei genitori.

Che vita ha un individuo con scarsa autostima?

…….. Una vita d’inferno…

La mancanza di autostima ti obbliga ad essere al servizio delle ragione altrui. Non hai passioni perché sei assoggettato a gusti, mode, passioni ed impostazioni degli altri. E ricorda che già Platone diceva che un pensiero senza passione è un pensiero debole; quindi un uomo senza passioni e autostima non potrà far valere le sue idee.

Autostima e passioni sono tra loro fortemente collegate: senza passione non c’è autostima perché ti adatti a ciò che gli altri ti impongono. Le passioni invece aiutano ad aumentare l’autostima perché ti identifichi in qualcosa, hai un obiettivo da raggiungere, una giusta causa per cui lottare e anche al limite commettere errori da cui imparare.

C’è al contrario il rischio di avere una autostima troppo elevata?

Una autostima ostentata e smisurata nasconde sempre un complesso di inferiorità, pertanto non è realmente autostima.

C’è però il rischio che persone molto in gamba ma con una bassa considerazione di sé ritengano ottimi risultati mediocri e non raggiungano dunque i livelli che le loro capacità permetterebbero. In quel caso genitori ed educatori devono intervenire affinchè i ragazzi dotati riescano ad esprimere pienamente il loro talento indipendentemente dai disagi dovuti a problematiche interne o legate alla crescita.

Che rapporto c’è tra autostima e autorealizzazione?

Grazie ad una buona autostima tu puoi realizzare meglio te stesso perché non scendi a compromessi e non ti adatti a ciò che gli altri vorrebbero importi. Inoltre l’autostima aiuta a esprimere in modo autorevole e consapevole le proprie idee e dà quindi la possibilità di essere più convincenti e di raggiungere risultati migliori in tutti gli ambiti.

Cosa accade quando in una coppia una persona ha una grossa autostima e l’altra non ne ha affatto?

Il mondo è pieno di persone con scarsa autostima che si accostano a chi ne ha molta. Questo permette alle prime, se sono in grado di apprendere e se vogliono farlo, di migliorare perché ricevono sicurezza “di riflesso”. Non è molto positivo perché si instaura una sorta di dipendenza del più debole nei confronti del più forte, però è possibile che si crei un buon equilibrio.

In alternativa, quando il soggetto con scarsa autostima non riesce ad apprendere e a migliorarsi, l’altro lo lascia indietro perché non accetta compromessi che limitino la sua possibilità di crescere.

Terminata l’intervista ringrazio Maria Rita che con il suo calore e la sua empatia trasmette sempre emozioni forti e aiuta a riflettere in modo positivo ed efficace su questioni spinose e difficili da affrontare perché ci toccano profondamente e chiamano in causa la nostra parte più nascosta e fragile.

L’autostima dunque è una competenza che si inizia a costruire fin dai primi momenti di vita, grazie alla vicinanza e all’affetto di chi ci mette al mondo e delle persone che ci accompagnano durante la crescita.

Di contro, chi non dovesse avere la fortuna di crescere in un ambiente sano che doni la sensazione di sentirsi amato e valutato, ha la possibilità di costruirsi l’autostima grazie alle passioni.

Queste ultime infatti aiutano e accrescono la consapevolezza di sé, perché avere uno scopo, un obiettivo, una causa per cui lottare ti fa sentire parte di qualcosa di importante e aiuta a tirare fuori le risorse interne che tutti abbiamo in quanto esseri umani.

Le parole di Maria Rita sicuramente saranno di aiuto e conforto per molti di noi che ancora non hanno trovato la chiave giusta per guardarsi dentro scoprendo i talenti e le meraviglie nascoste che attendono di esplodere per farci diventare ed essere ciò che realmente vogliamo e possiamo.