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LA DEPRESSIONE

Che cos’è?
Un cambiamento dell’umore in forma leggera è
un’esperienza che tutti fanno di tanto in tanto. Anche
se siamo abituati ad usare frasi del tipo: “Oggi mi
sento un po’ depresso”, con molta probabilità in
questi casi non si soffre di un disturbo psicologico
vero e proprio. La depressione più grave (depressione
clinica), quella che richiede un trattamento
psicologico, presenta un gran numero di sintomi, oltre
quello ovvio dell’umore depresso.
La depressione è caratterizzata da cambiamenti
fisiologici, dell’umore, del modo di pensare, del
comportamento. L’Associazione di Psichiatria
Americana definisce episodio depressivo maggiore
l’avere 5 o più sintomi tra quelli qui sotto elencati
durante il giorno, quasi ogni giorno, per un periodo di
almeno due settimane:
• umore depresso;
• perdita di piacere per quasi tutte le attività durante
il giorno;
• cambiamento di peso significativo (aumento o
diminuzione);
• cambiamenti nelle abitudini del sonno;
• essere agitato o essere rallentato;
• mancanza di energia;
• sensazione di essere inutile;
• difficoltà nella concentrazione;
• pensieri ricorrenti di morte o di suicidio.
Naturalmente nessuna persona depressa può avere
tutti questi sintomi contemporaneamente e nessuna
corrisponderà esattamente a questi modelli.
Quanto è diffusa?
La depressione, che è conosciuta come sindrome
clinica da più di duemila anni, ha causato più
sofferenze umane di qualunque altra singola malattia
che affligge l’umanità. In base alle statistiche, quasi
una persona su 6 ne soffre almeno una volta nella
vita. Supponiamo che tu faccia parte di una classe
elementare di 30 alunni, probabilmente 5 dei tuoi
compagni di classe saranno clinicamente depressi
almeno una volta nel corso della loro vita.
Cause
La depressione può colpire chiunque, giovani o vecchi,
ricchi o poveri. E’ dovuta a cause molteplici e diverse
da persona a persona (ereditarietà, ambiente sociale,
lutti famigliari, problemi di lavoro…). Le ricerche
mostrano tuttavia la presenza di due fattori principali
che aumentano il rischio di svilupparla:
• il fattore biologico: alcuni di noi nascono con una
maggiore predisposizione genetica verso questa
malattia;
• il fattore psicologico: le esperienze che hanno
caratterizzato la nostra vita, particolarmente quelle
dell’infanzia, possono favorire una vulnerabilità
acquisita alla depressione. Questa vulnerabilità non
necessariamente, condurrà tutti alla depressione.
Alcune delle persone vulnerabili possono vivere
tutta la vita senza mai sperimentare la depressione
o fino a quando succede qualcosa che la fa scattare.
Questo fattore scatenante è spesso qualche tipo di
tensione, o un evento spiacevole che sconvolge la
vita. In genere sono proprio questi eventi che si
accordano con il nostro tipo di vulnerabilità ( la
rottura di una relazione, la perdita del lavoro, la
morte di una persona cara, la morte di un animale
domestico)
I due fattori possono anche interagire tra di loro:
possiamo anche essere nati con una tendenza
ereditaria alla depressione (fattore biologico), ma
non svilupparla realmente fino a quando nella nostra
vita non accade un evento sconvolgente (fattore
psicologico).
Trattamento
Alcuni recenti studi hanno dimostrato
che l’abbinamento della teapia cognitivocomportamentale
a un trattamento farmacologico,
sotto stretto controllo medico, è tra i sistemi più
efficaci per curare la depressione. Quando le
persone sono depresse, infatti, cambiano sia il
loro modo di pensare, di comportarsi e di sentire,
sia i meccanismi biochimici del cervello, sui i
quali agiscono i farmaci antidepressivi. E’ stato
documentato come il trattamento psicologico - possa
essere migliore rispetto alla farmacoterapia per
prevenire le ricadute future, frequenti in chi ha già
avuto un episodio depressivo o per gestire lievi o
moderate forme depressive.
La terapia cognitivo-comportamentale, applicata
alla depressione fin dagli anni ’70, muove dall’idea
che parte di ciò che mantiene le persone in stato
depressivo è il modo in cui esse guardano il mondo.
Secondo questo approccio, il pessimismo, il senso
di disperazione e l’autocritica, così caratteristici
della depressione, sono il punto centrale per capire
come una persona diventa depressa e come rimane
in quello stato. È come se qualcuno ci inseguisse
tutto il giorno sussurrando nel nostro orecchio: “Sei
inutile, non piaci a nessuno, sei debole, non hai
personalità, sei un cattivo genitore, non sei capace di
fare il tuo lavoro…”.
La maggior parte delle persone rimarrebbe
sconvolta.
La terapia cognitivo comportamentale ha un duplice
scopo:
• ridurre i tempi della guarigione;
• ridurre la possibilità di eventuali ricadute in
futuro.
Essa ha come interesse primario il miglioramento
della qualità della vita dei pazienti.
Il terapeuta cognitivo-comportamentale aiuterà il
paziente ad identificare e cambiare i modi di pensare
(fattori “cognitivi”) e i comportamenti (fattori
“comportamentali”) distorti che lo mantengono
in stato depressivo, a ristabilire i precedenti
livelli di attività, a riprendere le proprie relazioni
sociali, e soprattutto a prevenire eventuali ricadute
riconoscendo i sintomi della depressione appena si
manifestano.