Sei in: Articoli: Psicologia:

Ansia e attacco di panico

L’attacco di panico (DAP) è un disturbo che colpisce il 10 per cento della popolazione del mondo occidentale. E’ caratterizzato da brevi episodi di angoscia acuta (massimo 30 minuti) che insorgono in modo inaspettato e senza un apparente legame con eventi ansiogeni.

I sintomi di origine somatica che accompagnano la crisi sono: tachicardia, dolori al torace, dispnea, iperventilazione ed sudorazione abbondante, difficoltà di deglutizione, nausea, diarrea, tremori e formicolio.

La persona ha la sensazione di morire, il cuore batte molto forte e non capisce cosa le stia succedendo. I disturbi sono molto invalidanti ed inoltre dopo i primi attacchi di panico la persona inizia a soffrire di una forma di ansia che si può definire anticipatoria che consiste nella paura della paura ed entra in un circolo vizioso nel quale più ha paura più si sente bloccata e più si mettono in atto comportamenti di fuga ed evitamento . Infatti è terrorizzata dal fatto che l’ attacco di panico può di nuovo insorgere senza nessun preavviso e pertanto senza avere la capacità di prevenirlo.

Di solito il primo passo è quello di rivolgersi al pronto soccorso e solo successivamente con l’aiuto spesso del proprio medico di riferimento la persona inizia a capire che l’attacco di panico ha una natura psicosomatica e che si ha bisogno di un intervento di psicoterapia.

Quando queste persone entrano in uno studio di psicoterapia sono terrorizzate dall’ attacco di panico e si sentono impotenti di fronte ad esso. Il lavoro iniziale è quello di rassicurarle e di far loro capire che non sottovalutiamo il problema e che capiamo la loro profonda angoscia.

Winnicott parla dell’ angoscia legata all’ attacco di panico ponendo al centro le vicende relazionali infantili distorte, mancate o fallite. Infatti nella teoria psicoanalitica di Winnicott attraverso l’ attacco di panico verrebbe rivissuta la carenza originaria materna consistente nell’incapacità di decifrare il pianto e gli stati d’ animo del bambino, questa incapacità porta ad una disfunzionale funzione materna di contenimento.

Minuchin , massimo esponente della teoria sistemico relazionale, interpreta l’ ansia derivante dall’ attacco di panico come qualcosa di funzionale al sistema famiglia nel quale il singolo individuo si inserisce come anello di una catena familiare, e l’ attacco di panico diventa un sintomo equilibratore in un nucleo disfunzionale. Da qui l’importanza per questa teoria di vedere in terapia il sistema famiglia o coppia.

Nelle prime fasi della terapia lo psicoterapeuta valuta attentamente i sintomi specifici che descrive il paziente e cerca di capire il significato che il disturbo ha per il singolo individuo ma anche per le persone che ruotano intorno a lui: madre padre, moglie marito ecc.. Successivamente si cerca di capire il significato profondo che l’ attacco di panico può avere ed il messaggio che il corpo sta mandando. Infatti questo disturbo può essere visto come una potente forza, energia vitale di cui disponiamo che se non ben utilizzata ci si rivolge contro e ci soffoca per avvertirci che c’è qualcosa che non va che c’è un qualcosa in noi che non riesce ad uscire fuori. Quindi l’attacco di panico metaforicamente ci blocca poiché bloccandoci non ci fa percorrere una strada che sentiamo sbagliata. Ci vuole far cambiare direzione.

Pertanto è importante non contrastare l’attacco di panico ma viverlo come un alleato sentendo nel profondo la strada che ci vuole indicare, sentendo che ci permette di svincolarci dai ruoli fissi e ci permette di liberare le energie che abbiamo dentro di noi.