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I giovani e i social network

(OSTIA LIDO, 30 Gennaio 2010)

I giovani di oggi vivono una realtà profondamente diversa da quella anche solo di dieci anni fa. Hanno opportunità di comunicazione dove lo spazio e il tempo si annullano in pochi click. La nostra lettera all’amico americano sino a qualche anno addietro “viaggiava” almeno un paio di giorni per essere ricevuta e letta. Oggi, con le nuove tecnologie e con i social network, quell’amico non solo “parla” in contemporanea con noi ma può anche vederci. Rintracciare una persona cara persa di vista è un gioco; Facebook (e altri consimili che sempre più lo stanno sostituendo) ci da una mano in tal senso.

I giovani hanno capito le diverse opportunità che il social network può dare. E’ uno strumento dove chiunque può esprimere le proprie idee liberamente senza essere censurato e dove, anche i più timidi, possono avvicinarsi con maggior coraggio, instaurando relazioni che altrimenti sarebbero risultate estremamente difficoltose ed impregnate di ansia e paura. In generale internet rappresenta per i giovani una esperienza di libertà e di informazione interattiva molto importante. Il mondo esterno e i nostri timori nel viverlo, invece, ci fanno chiudere nelle quattro mura di casa, ci fanno temere lo sguardo del vicino, non ci permettono di lasciar giocare i figli all’aria aperta, di lasciarli liberi di socializzare, di toccare, di confrontarsi con altri coetanei. I nostri sono figli che se non teniamo impegnati in molteplici attività pomeridiane, tra piscina, basket, danza, inglese e, perché no, anche spagnolo, francese e quant’altro, pensiamo che “si annoiano”; sono figli dove la creatività non passa più attraverso una matita, una chitarra o un pezzo di carta. Tutta la fantasia viaggia sempre in quei click alla ricerca di qualcosa di già scritto e pensato ma che, comunque, anche se nello spazio ristretto di un monitor e di una tastiera, permette loro di incontrare e di discutere in questa nuova forma di condivisione.

Queste sono affermazioni che chiaramente non vogliono mistificare sulla realtà di internet e dei social network in generale. I pericoli possono essere tanti, dal rischio che il bambino venga “contattato” dalla perversione dell’adulto, allo scoprire in maniera poco guidata aspetti della vita che possono confondere e deviare la naturale crescita emotiva. E’ primaria la presenza dei genitori e lo scambio comunicativo continuo tra questi e i figli. Uno scambio che però deve passare anche attraverso il mondo dei ragazzi e la condivisione dei mezzi comunicativi che usano per permettere loro di aprirsi e far capire che da parte degli adulti non c’ è solo critica ma anche condivisione dei loro interessi, delle loro passioni. Devono sentire che si possono confidare se dovessero avere problemi proprio attraverso gli strumenti che amano di più.

Luca è un ragazzo di 14 anni chiuso nel suo mondo. Figlio di genitori separati, Luigi e Rita, “naviga” dalla casa della madre a quella del padre per i fine settimana alternati decisi dal giudice. Quando si reca dal padre si porta sempre appresso gelosamente il suo portatile e si chiude nella sua camera con il PC. Il padre prova a comunicare con lui perché lo vede sofferente e troppo introverso ma il ragazzo pone un muro. Esce dalla sua “tana” solo per mangiare insieme al padre e poi va di nuovo a rintanarsi. Quando sta con la madre esce un po’ di più con gli amici ma è sempre molto chiuso nel suo mondo.

Quindi i genitori si rivolgono a noi terapeute per un consulto . Luca si rifiuta di venire. Già dalle prime sedute emerge un’ incapacità dei genitori di trovare un accordo sulle regole da impartire al figlio, conflittualità che, anche se latente, viene percepita dal figlio. Il lavoro terapeutico iniziale è stato proprio quello di ridurre questa conflittualità presente tra i genitori e in un secondo momento si è lavorato sulla comunicazione genitori- figlio. Vista l’età di Luca, 14 anni, e visto che in questa fase adolescenziale, essendo un maschio, è importante il rapporto di identificazione del figlio con il padre, si è pensato di iniziare ad abbattere il muro che divide i genitori dal figlio facendo entrare Luigi nel mondo comunicativo del ragazzo. L’idea è stata di avviare uno scambio comunicativo, tramite Messanger, del padre con il figlio. Inizialmente la comunicazione tramite e-mail era titubante ma pian piano Luigi è riuscito a conquistare Luca e i loro messaggi sono stati sempre più emotivamente coinvolgenti. Pertanto, in questo modo il figlio si è sentito accolto nel suo mondo e ha sentito di poter parlare con dei mezzi da lui molto apprezzati e su un terreno conosciuto e meno ansiogeno.

In questa nuova atmosfera conquistata il padre ha chiesto al figlio, sempre attraverso Messanger, la sua partecipazione ad una seduta di psicoterapia e Luca a questo punto ha accettato. In questo contesto finalmente si è riuscito a far parlare madre, padre e figlio. E’stato l’inizio di un rapporto più forte.

E’ chiaro che davanti a queste tre persone, seppur nei differenti ruoli, c’è ancora un lungo cammino. Comunque una breccia in quel muro si è aperta. Il mondo di internet è risultato essere uno strumento che ha permesso a padre e figlio di creare un contenitore protetto in cui entrambi misurarsi e “sentirsi” emotivamente e dove far sciogliere paure ed ansie che altrimenti mai si sarebbero placate con l’iniziale incapacità a guardarsi.

Anche la madre, facendo uso di quella oramai usuale tecnologia del messaggio via cellulare, può mandare al figlio il suo sms di buona notte o quel suo t.v.t.b. quando il ragazzo è con il padre comunicando la semplicità e la naturalezza di un affetto profondo.

a cura dello STUDIO ASSOCIATO DI PSICOLOGIA