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Cresce l'esercito dei bambini cattivi

SEMPLICEMENTE BAMBINI DIFFICILI

Non vanno ancora a scuola e sono sempre più rabbiosi e aggressivi tanto che spesso vengono appellati come “bambini difficili o peggio bambini cattivi”.
E non sono la minoranza perché ben un piccolo su dieci in età prescolare, ovvero fino ai cinque anni, presenta disturbi del comportamento di vario grado. Se è vero che gli esperti rassicurano che spesso non si tratta di una patologia vera e propria, è un segnale da non sottovalutare e che va letto come la crescente difficoltà dei genitori di educare i proprio figli in una società sempre più complessa e con punti di riferimento troppo mutevoli.
Fortunatamente il più delle volte si possono escludere difetti della sfera cognitiva o particolari patologie organiche, mentre si riscontra appunto una forte tendenza a crisi di rabbia, collera e opposizione. Una carica di aggressività, "che rende questi piccoli estremamente difficili da educare".
E bisogna considerare gli effetti a lungo termine di queste difficoltà che emergono già nella prima infanzia, infatti sono proprio i bambini oggi difficili quelli con maggiore probabilità domani di sviluppare condotte a rischio, dalla fuga alla micro-delinquenza.
La rabbia e l'aggressività dei piccoli sicuramente dipende in buona parte dal condizionamento sociale. Un fattore di rischio, ad esempio, può essere la presenza di madri giovani e sole, senza una figura paterna con cui il bambino possa confrontarsi e che sia in grado di contrapporsi adeguatamente al piccolo.
"I disturbi del comportamento riguardano il 10-15 per cento dei bambini tra 0 e 5 anni e rappresentano il motivo principale di consultazione dello specialista".


BAMBINI DIFFICILI O BAMBINI INFELICI?
Lo sapevate che i bambini sono sempre più cattivi, intrattabili, irrispettosi dei grandi? Sempre più "difficili"? Probabilmente, lo sapevate, è una storia che si sente in giro; anche se bambini non si hanno. Famiglie improbabili, tripli lavori, tempi sociali che soffocano i tempi biologici, televisione, spazi precari di incontro con l'altro. Difficoltà che forse emergono all’interno di dinamiche familiari con genitori che se da un lato non vogliono opprimere i propri figli dall’altro non trovano la misura adeguata. Alla fine, se non ricorrono a tragici clichè autoritari, facendo danni anche peggiori, si rassegnano alla disattenzione verso i bisogni reali dei bambini che identificano invece nelle forme di “bambini difficili, bambini cattivi”.
Quindi rimane da chiederci se... "Non esistono bambini difficili, solo bambini infelici" (A. S. Neill, Summerhill School).


COSA FARE SE IL BAMBINO HA UN COMPORTAMENTO “ATIPICO”?
Tuo figlio è diventato improvvisamente timido e pauroso quando è fuori casa mentre in casa non smette mai di strillare o piangere quando vuole ottenere ciò che desidera diventa una furia, corre urla ed ha un comportamento insopportabile?
Il tuo bambino manifesta comportamenti così diversi da quando è a scuola a quando è a casa o in ambienti extrascolastici? Ti sei chiesta più volte “cosa accadrà quando diventerà più grande?


CHIEDI CONSIGLIO AD UNO SPECIALISTA DELLA PISCOLOGIA DELLO SVILUPPO.
La psicologia dello sviluppo ha messo in evidenza come, durante i primi anni di vita, i bambini attraversino diverse fasi di sviluppo. Tali periodi evolutivi comportano importanti modifiche a livello corporeo, affettivo e cognitivo. Spesso possono presentarsi “disarmonie transitorie”, caratterizzate da eccessiva timidezza, esplosioni di rabbia violente, difficoltà nelle relazioni con gli altri. Quando si verificano questi episodi è necessario valutarne intensità, frequenza e durata. Inoltre è importante considerarne la “pervasività”: cioè il mantenimento nel tempo e in differenti contesti. Se è vero che talidifficoltà compaiono in modo transitorio e soltanto in alcune circostanze uno specialista del campo può aiutare i genitori a “monitorare” (cioè a registrare e considerare) i comportamenti “atipici” del bambino ed eventualmente sostenere i genitori e fornirgli strumenti per poter gestire in modo autonomo la situazione oppure là dove sussistono dei problemi diagnosticabili intevenire preventivamente allo strutturarsi di un disagio di difficile gestione poi nell’età adolescenziale.