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Avere l'ansia

COS'E' L'ANSIA
L’ansia è in relazione con l’emozione di base della paura, entrambe le emozioni guardano al futuro in modo catastrofico (il loro substrato chimico comune è l’adrenalina).
Paura: è una attivazione circoscritta ad un oggetto specifico ed è episodica; cessa quando l’oggetto spaventante si allontana
Minaccia: attivazione più vasta, tocca i nuclei centrali del sé (come la sopravvivenza); anche in questo caso, cessa quando l’oggetto minaccioso si allontana.
Ansia: il disagio è più prolungato, la fonte è meno evidente ed è legata ad oggetti scatenanti più remoti. L’esordio e il termine sono meno netti. Si configura spesso con una aumentata attivazione fisiologica ed una aumentata vigilanza. Il pensiero prende una forma simile al problem-solving, ma in realtà è un rimuginio.
L’ansia è prettamente umana: per determinarla è infatti necessario un sé autobiografico che genera la coscienza stessa, la percezione di unicità e estensione nel tempo del proprio percorso vitale (Damasio, 2000). L’ansia è vantaggiosa perché induce a pianificare e affrontare il futuro.
Gli SVANTAGGI dell’ansia:
- lo scenario futuro che ci preoccupa è spesso poco modificabile anche quando non è più utile
- le reazioni fisiologiche spesso sono controproducenti
- il rimuginio distoglie preziose risorse dall’organizzazione efficace del futuro

STORIA I disturbi d'ansia sono stati per lungo tempo considerati forme di nevrosi, ovvero un insieme molto vasto di disturbi caratterizzati da ansia non legata a ragioni obiettive e da altri problemi associati. Questi disturbi vennero concettualizzati grazie al lavoro clinico svolto da Sigmund Freud sui suoi pazienti; di conseguenza, la categoria diagnostica delle nevrosi finì per essere inestricabilmente connessa con la teoria psicanalitica. Inizialmente vennero inseriti nel gruppo delle nevrosi disturbi molto diversi fra loro, utilizzando come criterio diagnostico il fatto che alla base di tutti vi fosse un problema di ansia rimossa.Col trascorrere del tempo diversi psicopatologi iniziarono a mettere in discussione l'opportunità di mantenere in vita il concetto di nevrosi, dato che era diventato talmente esteso e onnicomprensivo da svuotarsi di ogni significato quale categoria diagnostica. A partire dalla terza versione del DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), e specialmente nella quarta, le vecchie categorie delle nevrosi vengono redistribuite tra nuove e più precise categorie diagnostiche; fra queste i disturbi d'ansia.

Il DSM propone sei categorie principali:
- fobie,
- disturbo di panico,
- disturbo d'ansia generalizzato,
- disturbo ossessivo-compulsivo,
- disturbo post-traumatico da stress,
- disturbo acuto da stress; tutti i disturbi.
Accade di frequente che una persona che soffre di un disturbo d'ansia manifesti anche sintomi considerati parte di un altro disturbo d'ansia; in questo caso si parla di comorbilità. Ciò dipende da due fattori: innanzitutto dal fatto che i sintomi che rientrano in questa categoria di disturbi non sono completamente specifici; per esempio i segni somatici dell'ansia (sudorazione, battito cardiaco accelerato ecc.) sono comuni sia al disturbo di panico, sia a quello d'ansia generalizzato che al disturbo post-traumatico da stress. In secondo luogo, le teorie correnti circa l'origine dei disturbi d'ansia sono applicabili a più di un disturbo; è stato proposto, per esempio, che l'incapacità di controllare i fattori di stress in cui ci si imbatte sia un aspetto importante nell'origine sia delle fobie che del disturbo d’ansia generalizzato.L’ansia rappresenta l’energia vitale che vuole venire a contatto con la nostra consapevolezza, con la nostra coscienza, col nostro Io che è forse troppo rigido. Normalmente funge da richiamo per la nostra attenzione, ci mette sul “chi va la” nelle situazioni di pericolo, ci orienta e ci stimola a realizzare obbiettivi a volte indispensabili per la vita stessa. Non c’è da stupirsi quindi che accompagni l’uomo da sempre sin dall’età della pietra. A quei tempi era certamente un’ansia naturale, positiva, che serviva da campanello d’allarme in un ambiente carico di minacce. Quando però questo meccanismo continua a persistere anche dopo la fine di eventi potenzialmente ansiogeni, si parla di un’ansia patologica caratterizzata da uno stato permanente di tensione che compromette le capacità operative e di giudizio. Via via che la civilizzazione è andata crescendo si è affermata un’ansia di successo personale, di popolo e di razza, ovvero l’ansia di potere e di conquista per ottenere prestigio e benessere.

Ansia: "paura di perdere quello che si ha"
Oggi, il boom economico ha introdotto l’idea del benessere fondato sul possesso, l’inquietudine si sgancia dai bisogni reali e si orienta sull’effimero. L’ansia cresce freneticamente e si presenta come ansia di possesso. Oggi abbiamo tutto e spesso l’ansia riguarda il superamento dei propri limiti. Sedici italiani su cento hanno l’ansia di non farcela, di rimanere indietro, di venire tagliati fuori. Posto fisso, certezze solide, sicurezze economiche e affettive, sono questi gli obbiettivi che negli ultimi 50 anni si sono imposti nella nostra cultuara finendoci per convincere che la vita sia tutta qui. Quando questi diventano gli unici valori attorno a cui gira la nostra esistenza, ecco arrivare l’ansia, cioè l’insinuante paura di perdere tutto. La sua comparsa rappresenta la nostra voce interiore che ci spinge a fermarci e a riflettere.
Potremo dire che l’ansia è tutta la vita che non viviamo, che non abbiamo vissuto, che non vogliamo vivere. E’ come se fosse la rappresentazione del nostro non voler perdere la testa, del nostro voler metterci sempre al posto giusto nel momento giusto, del saper sempre cosa fare. L’ansia ci ricorda che tutto questo in un attimo viene spazzato via, sparisce. L’ansia è il simbolo di una vita che forse è sprecata, noi siamo ansiosi perché stiamo perdendo il senso della vita, perché non ci sentiamo utili, necessari, perché ci sembra di non servire a qualcuno o a qualcosa, perché non sappiamo dove stiamo andando, perché forse non c’è un senso nelle cose che facciamo.
I sintomi: psichici e fisici
Psicologicamente compaiono
• Tensione
• Nervosismo
• Eccessiva preoccupazione per se’ e per gli altri
• Insonnia
• Facilità al pianto
Progressivamente aumenta la paura dei luoghi affollati, del buio fino ad arrivare agli attacchi di panico caratterizzati da un profondo disagio che porta alla progressiva riduzione delle attività. L’ansioso vive in un costante stato di allarme e di tensione che lo induce da un lato a temere disgrazie, incidenti e insuccessi e dall’altro a non tollerare le attese e le situazioni competitive.
I sintomi somatici dell’ansia sono:
• Palpitazioni
• Vertigini
• Nausea
• Aumento della sudorazione
• Disturbi della sessualità
• Disturbi visivi
• Emicranie
• Debolezza
• Tremori
• Aumento della frequenza respiratoria
• Coliti cause

Le teorie sulla genesi dell'ansia
Sono state elaborate numerose teorie sulla genesi dell’ansia. Alcuni la fanno derivare da conflitti psichici già esistenti, altri privilegiano la componente biologica, vale a dire la modificazione di alcune sostanze chimiche presenti nel sistema nervoso, dette neurotrasmettitori. Da queste modificazioni deriverebbero poi i disturbi psicologici. I neurotrasmettitori coinvolti sarebbero: noradrenalina, serotonina e gaba. Esperimenti svolti su animali hanno dimostrato che la stimolazione di aree cerebrali precise, come il locus ceruleus, dove ci sono cellule nervose che utilizzano la noradrenalina, induce un comportamento simile alla paura mentre la sua asportazione ne impedisce l’insorgere.