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Synchro-levelsŪ

Sulla rivista Oncology Research i risultati di uno studio su 179 pazienti. Una miscela di sostanze estratte dall'embrione di un pesce tropicale, lo Zebrafish , ha mostrato buoni effetti contro il carcinoma del fegato, e non solo!

L’embrione, almeno in certi momenti ben precisi del suo sviluppo, produce una serie di proteine che sembrano in grado di bloccare le cellule staminali “cattive” responsabili di alcune forme di tumore, spingendole a differenziarsi in una forma non pericolosa. La scoperta, che apre le porte a un innovativo approccio terapeutico, arriva dopo oltre vent’anni di ricerche eseguite da
Pier Mario Biava , un medico del lavoro (è primario all’ospedale di Sesto San Giovanni, vicino a Milano) prestato all’oncologia.

Biava e altri colleghi, fra cui Luigi Frati, preside della facoltà di medicina all’università La Sapienza di Roma, hanno sperimentato su 179 malati di carcinoma al fegato in fase avanzata una miscela di queste proteine a basso peso molecolare, estratte dall’embrione dello Zebrafish (un pesce tropicale).

Pier Mario Biava è un medico, ricercatore illustre dell’Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico Multimedica di Milano. Alla base del suo percorso, la critica verso il modello dominante nella medicina occidentale, medicina deumanizzata-cosificata in un riduzionismo che ha preso il sopravvento su ogni altro tipo di pensiero, che guarda agli organismi viventi come ad un insieme di meccanismi biochimici, in cui ciascuna cellula costituisce un’entità individuale, per cui può essere trattata indipendentemente dal contesto in cui si trova. Biava ha accolto invece la visione olistica nella quale il tutto caratterizza il contesto che determina il comportamento delle parti e questo lo conduce inevitabilmente ad un discorso filosofico sul cancro, interpretato come patologia della significazione, metafora di un’epoca, la nostra, in cui il male maggiore sembra proprio la perdita di senso, a tutti i livelli.

La riprogrammazione delle staminali è una linea di ricerca che si basa sulle prime ricerche realizzate da Pier Mario Biava circa 15 or sono.

Cosa ha scoperto Pier Mario Biava?

Nell'utilizzo di un modello animale da laboratorio, un pesce classificato come Brachydanio Rerio più comunemente conosciuto come Zebrafish, per le ricerche sulla nascita e sviluppo dei tumori, Pier Mario Biava si accorse che mentre i tumori impiantati nell'organismo di Zebrafish crescevano e proliferavano, impiantati nelle sue uova venivano in qualche modo contrastati fino a dissolversi del tutto. L'intuizione che seguì portò lo scienziato a cercare quali sostanze all'interno delle uova di Zebrafish avevano queste proprietà.
Dopo lunghe ricerche trovò che alcune sostanze proteiche all'interno delle uova svolgono proprio il ruolo di programmare le staminali affinchè compiano il giusto percorso di sviluppo. Così, ipotizzando che le cellule tumorali abbiano origine da cellule staminali alterate, capì che attraverso la somministrazione di queste sostanze a bassissime concentrazioni è possibile riprogrammare le cellule staminali tumorali.

Quando iniziò queste ricerche Pier Mario Biava si trovava pressochè solo, soprattutto in Italia; attualmente le ipotesi che stanno alla base delle sue ricerche sono state ampiamente accettate e tutti gli scienziati concordano nel dire che la lotta al cancro deve dirigersi verso le staminali tumorali, responsabili della malignità della malattia.

Gli estratti di Zebrafish, un pesciolino tropicale che ha circa l'80% dei geni in comune con l'uomo, sono già oggi utilizzati da diverse strutture ospedaliere e da diversi specialisti oncologici. Non trattandosi di terapie collocate nelle linee guida il loro utilizzo dipende dalla sensibilità e dalle conoscenze del singolo specialista che ha in carico il paziente.

Per quanto riguarda alcuni tumori, come l'epatocarcinoma, i risultati raggiunti indicano che il 36% dei pazienti risponde alle terapie, di cui la metà circa ottiene una risposta completa, nel senso che la malattia al successivo controllo radiologico non è più rintracciabile nel corpo del paziente.

Per eseguire queste terapie bisogna sospendere o rinunciare ad altre terapie "tradizionali"? No! Gli estratti di Zebrafish non antagonizzano alcun farmaco, anzi, in molti casi sinergizzano. Le terapie tradizionali non devono mai essere pregiudicate o sospese se non è lo specialista a indicarlo.

Gli estratti di Zebrafish possono dare disturbi di qualche tipo? No. Non sono mai state registrate tossicità a carico di alcun organo o dell'organismo nel suo insieme, anzi, nei casi di alcuni pazienti sofferenti a causa di terapie a base di chemioterapici hanno migliorato la qualità della vita.

Approfondimento in lingua inglese

(fonte: redonda.it )


Synchro-levels®


Synchro-levels® è un integratore nutrizionale studiato come trattamento farmaco-nutrizionale per i pazienti con cachessia.

Il prodotto contiene un mix vitaminico (
Vitamina A, B1, B6 e lattoferrina ) associato ad estratto di uova di pesce embrionate in grado di riequilibrare il metabolismo alterato del paziente oncologico ed in generale di fornire un valido aiuto al paziente affetto da cachessia con deperimento generalizzato. Synchro-levels® è quindi un supporto farmaco-nutrizionale in grado di migliorare il performance Status e la qualità di vita del paziente oncologico.


Synchro-levels® è un integratore nutrizionale eccezionale ed unico nel suo genere che si dimostrerà nel tempo molto utile in diverse patologie cronico-degenerative. E' stato studiato e realizzato attraverso la competenza e la preparazione tecnico scientifica dell'esimio Prof. Biava, medico e scienziato da lungo tempo impegnato nella ricerca sul cancro.

Posologia: 1 ml di soluzione (due dosi da 0, 5 ml a distanza di 1 minuto l'una dall'altra usando il contagocce graduato) per via sub-linguale 3 volte al giorno. Prima di deglutire, trattenere il prodotto alcuni minuti affinche i suoi principi attivi vengano assimilati attraverso i recettori della mucosa del cavo orale.

Gli estratti di Zebrafish sono già oggi utilizzati da diverse strutture ospedaliere e da diversi specialisti oncologici. Non trattandosi di terapie collocate nelle linee guida il loro utilizzo dipende dalla sensibilità e dalle conoscenze del singolo specialista che ha in carico il paziente.
Per quanto riguarda alcuni tumori, come l'epatocarcinoma, i risultati raggiunti indicano che il 36% dei pazienti risponde alle terapie, di cui la metà circa ottiene una risposta completa, nel senso che la malattia al successivo controllo radiologico non è più rintracciabile nel corpo del paziente.