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Chimica e fisica del lattice.

Chimica e fisica del lattice.

Chimica. - Lattice di Hevea brasiliensis. - Il lattice di Hevea brasiliensis, al pari di quello delle altre piante da gomma, è una soluzione colloidale (v. colloidi) di gomma dispersa in mezzo acquoso: l'aspetto è simile al latte, da cui il nome, e il colore, ordinariamente bianco, può essere anche giallastro sino a grigio. Non è stata data una spiegazione sicura sulla funzione del lattice nell'economia fisiologica della pianta. Non è certo che esso sia da considerare come un liquido nutritizio per la pianta (D. Spence, R. Ditmar, G. Harries), specie per le proteine e i carboidrati presenti, perché in questo caso rimarrebbe da vedere con quali possibili reazioni l'idrocarburo caucciù potrebbe passare a prodotti solubili capaci di essere utilizzati dalla pianta. È ammesso da alcuni che esso faccia parte del sistema di escrezione della pianta, o che esso costituisca una protezione contro le punture degl'insetti (O. De Vries, ecc.), ma quest'ultima supposizione è stata abbandonata. È stata anche avanzata l'ipotesi che il sistema latticifero sia un serbatoio d'acqua per la pianta (A. Zimmermann, 1927).

Nella tabella che segue è data la composizione chimica del lattice (C. Beadle e H. P. Stevens).

Le proteine sono presenti come strato assorbito sulle particelle di gomma e impartiscono alla dispersione le caratteristiche di un colloide idrofilo; secondo le ultime ricerche queste proteine hanno la massima importanza per la stabilità del lattice; in esse sono stati isolati diversi corpi azotati ma a nessuno si è potuto finora assegnare una costituzione ben definita (R. O. Bishop, 1923). Le ceneri sono costituite principalmente da sali potassici, di manganese, di calcio, degli acidi solforico e fosforico. L'estratto acquoso poi del solido complessivo contiene, oltre ai sali solubili, circa l'1, 5% di quebracite (levometilinosite) (A. Contardi, 1924), sostanza che quantunque non appartenga al gruppo degli zuccheri non è senza qualche relazione con essi. Oltre alla quebracite sono presenti nel lattice, per circa 0, 4%, degli zuccheri (R. H. Biffen, 1897; R. Van Dillen, 1922) non identificati e probabilmente anche acidi grassi, dato che essi sono stati trovati (G. S. Whitby, 1926) nella gomma coagulata. Diversi ricercatori hanno trovato anche presenti nel lattice numerosi enzimi, ma il loro isolamento e la loro identificazione non è completa. Mentre non è certa la coagulasi di De Vries e di Whitby, sembra essere certa la presenza di un'ossidasi e di una perossidasi (D. Spence, 1908; W. Bobilioff, 1924). In quanto alle resine, v. appresso. Il lattice come cola dall'albero ha generalmente reazione alcalina; reazioni neutra o acida sono generalmente dovute al tempo trascorso sino all'arrivo del lattice alla località in cui si fanno i saggi chimici. Il lattice lasciato a sé qualche tempo, specie quello preservato, può formare uno strato superiore di crema (creaming) che è dovuto all'aggregarsi di globuli di gomma. Con la centrifugazione (G. Loomis, 1923; W. L. Utermark, 1924) si può esaltare questa separazione con formazione di una crema superiore e di siero sottostante contenente solo poche unità di gomma. La crema può però venire nuovamente dispersa nello strato sottostante sieroso per semplice agitazione. Nella flocculazione che si raggiunge per azione di coagulanti deboli, specie su lattice preservato, si formano aggregati più estesi di globuli che rassomigliano a fiocchi e che permangono per agitazione. La coagulazione infine che è la separazione completa dei globuli di gomma dal siero può aver luogo naturalmente o col calore o per aggiunta di particolari reagenti. Nel primo caso l'azione dovrebbe esser data da batterî tanto più che è stato dimostrato che il lattice raccolto sotto condizioni sterili (M. Barrow-Cliff, 1918) e chiuso in un vaso sterile si conserva per mesi (la coagulazione in questo caso è accompagnata da putrefazione). Nel secondo caso la coagulazione può essere ottenuta per riscaldamento vero e proprio (per affumicazione, per ebollizione del lattice), per evaporazione spontanea o a contatto di essudati umani. Nel terzo caso, di gran lunga più comune, si fa uso di acidi minerali, di acidi organici, di estratti di piante, di sali minerali: quanto alla capacità di coagulare dei sali metallici è il catione che ha la più grande influenza sulla coagulazione: gli ioni alluminio e calcio hanno il più grande effetto e successivamente il bario, lo stronzio, il magnesio. mentre gli ioni degli alcali producono coagulazione solo se sono presenti in grandi quantità. In piantagione si usa quasi esclusivamente acido acetico per la coagulazione (R. H. Biffen, 1898): 3 cmc. di acido acetico magulano prontamente 1 litro di lattice, ma in pratica se ne usano quantità assai minori. D'altro canto a differenza di quanto accade col lattice di Heven, in quelli di Funtumiae di Castilloa non si ha coagulazione con acidi e ancora a dimostrazione della diversità di comportamento dei varî agenti chimici coi diversi lattici può servire il fatto che la formaldeide che produce coagulazione nel lattice di Funtumia, è uno stabilizzante del lattice di Hevea.

Si considera che il lattice sia un'emulsione resa stabile dalla presenza di colloidi protettori, le proteine in esso contenute, e che l'aggiunta di un adatto precipitante dei colloidi stessi ne causerebbe la coagulazione. A riprova di ciò starebbe il fatto che filtrando ripetutamente lattice fresco attraverso filtri di argilla è possibile ottenere (Stevens, 1925) una dispersione di gomma praticamente libera da proteine, la quale non coagula che in parte per aggiunta di acidi (H. Freüdlich e E. A. Hauser, 1925). Se tuttavia si aggiunge a tale lattice un po' di siero filtrato o la soluzione di un'altra proteina vegetale o animale e poi si tratta con la solita quantità di acido, si ha coagulazione. Sarebbero dunque i costituenti non gomma che provocherebbero la coagulazione e più particolarmente le proteine che secondo Weber si insolubilizzerebbero.

Un' ipotesi probabile è quella che attribuisce la coagulazione naturale del lattice all'azione d'un enzima presente nel lattice (G. S. Whitby, M. Barrow-Cliff) e la cui attività è stimolata dalla presenza di acidi (a dimostrazione di ciò starebbe il fatto che il lattice sterilizzato non è più coagulabile nel modo usuale con una piccola percentuale di acido acetico, ma diventa tale se è trattato con poche gocce di lattice non sterilizzato); inversamente l'aggiunta di alcali dovrebbe impedire quest'azione dell'enzima e difatti gli alcali sono degli anticoagulanti ossia degli stabilizzatori del lattice. È stata suggerita come possibile spiegazione dell'azione dei coagulanti la neutralizzazione delle cariche elettriche negative delle particelle di gomma; contro questa ipotesi sta però il fatto che per quanto nel lattice di Funtumia e di Hevea le particelle siano in entrambi cariche negativamente, gli acidi fanno coagulare il lattice di Hevea e non quello di Funtumia. Circa la coagulazione spontanea E. A. Hauser osserva che il lattice fresco ha pH da 6 a 7 che poi si abbassa sino al momento in cui coagula, ma la diminuizione è così piccola da non poter spiegare i marcati cambiamenti a cui va soggetto il lattice in questo frattempo. Per questo piccolo cambiamento del valore di pH gli autori ammettono che nel lattice fresco si abbia un certo equilibrio fra ioni idrogeno e ioni OH del mezzo disperso. Se aumenta la concentrazione in ioni H un certo numero di ioni OH assorbiti sulle particelle sono spinti nel liquido per stabilire l'equilibrio. Al momento in cui gli ioni OH sono rilasciati, l'acido formato nel siero non può più a lungo essere neutralizzato ed è proprio in questo momento che il valore di pH diminuisce provocando così la coagulazione del lattice fresco.

Fra i preservanti del lattice (A. F. Fourcroy, 1791) che ne permettono il trasporto e la lavorazione a grande distanza dal luogo di raccolta, vanno ricordati, oltre l'ammoniaca (W. Johnson, 1853) che nella proporzione del 3 a 4 per mille (concentr. riferita al tenore in NH3gasosa) è un ottimo stabilizzante, la formaldeide (C. Beadle e H. P. Stevens 1912) e l'idrato sodico (O. De Vries e N. Beumée Nieuwland). È opportuno però ricordare che il lattice così preservato dall'azione dei batterî è per parecchi rispetti diverso dal lattice fresco; specie quando il lattice è stato preservato con formaldeide, meno quando è stato preservato con ammoniaca. Nel primo caso l'azione preservante è più apparente che reale e in realtà in un tale lattice i globuli di gomma formano agglomerati a movimento browniano ridottissimo (v. più oltre).

Tratto da Enciclopedia Treccani