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La Rocca di Pietracassia

La prima volta che mi sono imbattuto nella possente Rocca di Pietracassia , ho subito capito che si trattava di un posto dal fascino arcano.
Poche erano le informazioni in mio possesso su questo possente bastione se non un nome misterioso ed una zona abbastanza “sperduta”, per quanto lo possa essere l’area in oggetto.
Studiando i vari percorsi di avvicinamento alla Rocca, ho capito che era possibile partire dall’affascinante Teatro del Silenzio di Lajatico per un cammino piuttosto lungo ma vario e graduale, configurando così il raggiungimento della Rocca come un mini viaggio lungo un giorno.

Da camminatore-viaggiatore, questo è uno degli approcci che preferisco: non tanto e non solo la ricerca della meta, ma una maniera di conoscere il suo territorio in modo da capirne i vari aspetti storici e naturalistici, e perché no una scusa per un giro più lungo.
Fatti i consueti preparativi, mi metto in cammino in una Domenica di Ottobre.

I primi raggi di sole mattutino illuminano una dorata Valdera già impreziosita da una profonda luce Autunnale che dona profondità al paesaggio, sembra di muoversi in uno degli scenari dipinti dai celebri Macchiaioli.
La luce è il tema dominante di questa parte del cammino, un chiarore che nei mesi della canicola assume un carattere feroce e spietato, crea adesso un’area di profonda spazialità.
I campi dissodati in enormi zolle arse dal sole contrastano con il cobalto del cielo creando giochi di colore, mentre gazze, cornacchie e passeri volano tra gli annessi agricoli.

Arriviamo di fronte alla cinta di colli che separano Valdera e Valdicecina , attraversandoli si potrebbe arrivare fino al mare.
Le fattorie lasciano spazio ad una folta macchia, lecci, querce ed odore di bosco rimandano a vecchie storie di taglialegna e carbonai, mentre la salita si fa più accentuata.
Il colli si aprono a ventaglio in direzione della costa mentre da una erta rupe si staglia la mole imponente della Rocca di Pietracassia.
Siamo a 530 mts sul livello del mare, sotto di noi il torrente Sterza ed uno strapiombo calcareo di circa 80 mts caratterizzato da una fenditura dalla quale pare derivi il toponimo “Pietra Cassa” o “Pietra spaccata”, da cui “Pietracassia”.

Il luogo emana un fascino veramente particolare, suggestivo e mistico allo stesso tempo, ed era già noto agli Etruschi come luogo di controllo sulla via delle miniere di rame di Montecatini Val di Cecina.
Le prime notizie risalgono al 1028 d.C., e Pietracassia è indicata come posizione strategicamente importante sul confine tra l a Diocesi di Volterra e il Contado di Pisa . Attorno al 1100 fu acquistata dal Vescovo di Volterra che ne perse il possesso, in favore dei Fiorentini, dopo la battaglia della Meloria (6 agosto 1284) per riaverlo nel 1355. Il complesso e’ diviso in un castello di origine Longobarda con merlature e torri angolari, ed una cinta muraria costruita successivamente a cinta della struttura sul colle.

La porta di accesso al castello è sopraelevata, mentre all’interno sono rintracciabili i resti della Torre del Mastio , usata come torre di collegamento con i castelli di Montevaso, Chianti, Terricciola, Lajatico, Orciatico, Peccioli, Miemo. Le mura sono costruite con una particolare tecnica atta a permettere il tiro difensivo fiancheggiante, con due corpi simmetrici protesi in avanti separati da un tratto di muraglia e testimoniano una pregevole maestranza in contiguità con l’ambiente naturale circostante.
L’importanza strategica della rocca declinò nel 1405 quando fu consegnata ai fiorentini e successivamente demolita per infedeltà e rappresaglia.

La suggestione del luogo mi accompagna lungo la via del ritorno attraverso i boschi che gradualmente lasciano spazio all’orizzonte dei colli di Orciatico, un’altra giornata di cammino sta per volgere a termine.