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la mafia dei sentimenti

La mafia delle relazioni

Come sempre l’essere umano si trova piu a suo agio, sia nel bne sia nel male a parlare di ciò che sta lontano, lontano intendo dal suo intimo, da ciò che lo riguarda profondamente. Parliamo di mafia da sempre, a volte è diventato una moda con molta facilità in molti affrontano questo argomento con grande superficialità, con grande facilità usandolo come bandiera, come manifesta, come attrazione di interesse e calamita di consensi. Perché parlare della mafia è come parlare di ciò che c’è più radicato in noi, ma che noi riconosciamo solo negli altri, solo nelle altre città, nelle altre famiglie. Mi chiedo e se parlassimo di sentimenti? Se parlassimo della mafia dei sentimenti? Una e riconoscibile, oggi più che mai dilagante attraverso l’uso dei nuovissimi strumenti di comunicazione che ti permettono di entrare in modo mafioso, violento, irrispettoso nella vita altrui, di soddisfare i propri momentanei e virtuali bisogni per poi scappare. Come i mafiosi (veri) i mafiosi delle relazioni scappano, hanno bisogno di nascondersi, per non sentire forse lo scempio che hanno provocato nella vita della proprio vittima. Certo, non sono conseguenze irreversibili, ma che restano segnano e cambiano, soprattutto in esseri fragili e speranzosi. La mafia non ruba solo i soldi, ruba anche le vite, vite che non si vedono scomparire, ma che pur scompaiono, pezzi di vita che vanno via perché condizionate dalla mafia, impaurite da narcisisti mafiosi che hanno facilmente accesso alla vita altrui non camminando sui marciapiedi per chiedere il pizzo, ma girando in rete dove il pizzo che si paga è emotivo. Un modo di violenza oscuro e subdolo, che attacca tutti e i più fragili cadono. Sicuramente è questioni di “bisogni”, è il lupo che ha fame (a volte solo languorino) e cappuccetto curiosa e speranzosa di essere vista che pensa di offrirsi alle tante parole vuote dell’affamato.

Non si tratta, certo, di una vera è propria violenza, non si tratta di bambini e di pedofilia, si tratta di soggetto adulto, consenzienti nel’ atto della conoscenza, dell’approccio, ma non avendo di fronte l’interlocutore proiettano tutti i loro desideri che vengono poi confermati dalle “belle e false” parole.

La piattezza delle emozioni è stata invasa dalle allegre signore del web, “signore” ignote che sfogano i loro istinti repressi su chiunque sia di loro gradimento, su chiunque possa inconsapevolmente soddisfare quei tiepidi e momentanei bisogni dal web. Un abbraccio, il contatto con l’anima, la luna piena e il tramonto sul mare, immagini banali ma d’effetto, che vengono usualmente usate per l’immagine romantica che si vuol dare; come se poi il romantico, deve necessariamente essere un qualcuno a cui affidarsi, di cui fidarci, una sorta di narcisismo costruito, di “trisessuale” dove l’unica cosa vera sono le lettere con cui vengono scritti i fiumi di parole. Niente è vero, nemmeno la possibilità di stringersi la mano guardandosi in faccia. Si anche questo spesso è falso, perché si scappa prima di poter e dover sostenere il peso della persona di fronte, della responsabilità del vis a vis.