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RACCOLTA DIFFERENZIATA DELLA FRAZIONE ORGANICA : COSA UTILIZZARE?

Le prime esperienze di raccolta differenziata della frazione organica dei rifiuti in Italia risalgono al 1994, quando erano 5 i Comuni che sperimentavano questa raccolta con l’obiettivo di ridurre la quantità di rifiuti da inviare in discarica, per far fronte alla progressiva chiusura delle discariche in molte realtà del Nord Italia e al conseguente drastico aumento dei costi di smaltimento. Alla fine del 2007, in seguito aibuoni risultati ottenuti da molti comuni che hanno attivato questo tipo di raccolta e alle evoluzioni legislative, Europee e nazionali, i Comuni coinvolti erano 1.863, per un totale di 7.600.000 famiglie (Rif. Rapporto dell'Osservatorio Nazionale sui Rifiuti 2008, Cap. 8.1).I l nodo nevralgico della raccolta dell’organico sta nella purezza del materiale in ingresso agli impianti, che ne determinerà la diversa destinazione.

Per capire l’importanza della qualita possiamo paragonare la filiera del compostaggio alla filiera di un ristorante: come il successo di un ristorante e determinato soprattutto dalla bontà delle materie prime oltre che dalla bravura del cuoco, cosi la qualità del compost e influenzata più dai materiali disponibili che dall’efficienza delle tecnologie o dagli accorgimenti tecnici nella gestione degli impianti. La filiera del compostaggio è molto affine a quella della cucina, non solo perche agli impianti giungono gli scarti organici che escono dalle cucine di famiglie e ristoranti, ma anche e soprattutto perche la chiusura della filiera dovrebbe essere l’utilizzo agronomico del compost.

Negli ultimi 15 anni, l’efficienza della raccolta differenziata della frazione organica e stata oggetto di numerosi studi e valutazioni; questo perche:

Ø è la piu rappresentata in termini quantitativi nel rifiuto; Ø è la piu delicata in termini di gestione per le complicazioni legate agli odori e ai percolati;

Ø è la piu difficile da far accettare all’utenza, sia per i consolidati pregiudizi e sia perche si tratta di una raccolta relativamente recente;

Ø è alla base sia della normativa nazionale, che di quelle normative regionali e provinciali, perche per l’ammissibilità della frazione secca in discarica si deve garantire la completa intercettazione e separazione della frazione organica.

In questo contesto e indubbio che la raccolta differenziata della frazione organica sia un elemento strategico nella gestione dei rifiuti di un Comune, soprattutto alla luce dell’obiettivo di ridurre la quantità e il volume di Rifiuto Urbano Biodegradabile da avviare in discarica, previsto dal DM 13/3/2003 di attuazione dell’art.7 del D.Lgs. n.36/2003.

Ci si prefigge di porre l’accento sui fattori che contribuiscono ad accrescere l’efficienza della raccolta dell’organico e la qualita del materiale differenziato, tra i quali emergono l’acquisto del sacchetto biodegradabile e la sua distribuzione alle utenze. I sacchetti biodegradabili per la raccolta dell’organico alla luce delle recenti modifiche apportate al “Codice ambientale” con il D.Lgs 4/2008, che introduce una nuova definizione di raccolta differenziata della frazione umida, ritenuta tale solo se effettuata sfusa o con contenitori riutilizzabili piu volte o con manufatti biodegradabili (art.183, lettera f). Tali manufatti “dovrebbero anche essere compostabili, considerato il destino finale del rifiuto organico, che prevede lo smaltimento in impianti di compostaggio, anche in abbinamento al pretrattamento in fase anaerobica per la produzione di biogas ed energia”1.

Grazie alla compostabilità dei sacchetti infatti e possibile produrre compost di qualita piu elevata. Andremo in definitiva a riflettere sui costi legati all’acquisto e alla distribuzione dei sacchetti per la raccolta dell’organico e a verificare cosa succede se l’Amministrazione sceglie di non sostenere questi costi: e un risparmio oppure no?

La raccolta e il trattamento della frazione organica hanno un ruolo preponderante nella gestione dei rifiuti. “Il quantitativo di RUB, rifiuti urbani biodegradabili, raccolti in modo differenziato e stato nel 2007 di circa 6, 3 milioni di tonnellate (circa 105 Kg/abitante per anno), con una crescita rispetto al 2006 di circa l’11%. La percentuale sul totale della raccolta differenziata e 70, 6%. Nel complesso, la raccolta dell’umido e del verde si attesta, a livello nazionale, a circa 2, 4 milioni di tonnellate, corrispondenti ad un valore pro capite di circa 48, 4 kg/abitante per anno suddivise in modo paritetico tra frazione umida e frazione verde. La raccolta di questa frazione organica (umido+verde) e diffusa soprattutto al Nord, dove e stato intercettato nel 2007 il 71% del totale della frazione organica raccolta a livello nazionale, con un valore procapite di circa 80, 0 Kg/ abitante per anno (al Centro 32, 2 Kg/ab anno, al Sud 17, 6 Kg/ab anno), a fronte, come visto sopra, di una media nazionale di 48, 8 Kg/ab anno. I dati ISPRA2 confermano un’altra linea di tendenza: per il terzo anno consecutivo la frazionecompostabile raccolta (umido+verde) supera la carta la cui RD ammonta a circa 2, 4 milioni di tonnellate, con un aumento del 7, 4% rispetto al 2006”3.

I sistemi di raccolta differenziata dell’organico possono essere raggruppati in due macroclassi:

• Porta a porta

• Bidoni carrellati stradali

Da un’analisi merceologica realizzata da Idecom Srl su 964 campioni provenienti da 18 province italiane, emerge che con il sistema porta a porta la quantita di Materiale Non Compostabile (MNC) e inferiore rispetto al sistema con cassonetto stradale, a dimostrazione che il sistema di raccolta influenza in modo determinante la qualità del materiale raccolto. Anche la tipologia di sacchetto utilizzata per la raccolta dell’organico influenza la qualita, come emerge da una seconda analisi, che distingue i campioni non solo in base al sistema di raccolta (porta a porta/bidoni carrellati stradali) ma anche in base alla tipologia di sacchetto: compostabile/non compostabile.

Se un Comune sceglie di non fornire ai cittadini un sacchetto apposito per la raccolta dell’organico ottiene l’effetto immediato di ridurre i costi diretti della raccolta, risparmiando appunto sull’acquisto dei sacchetti. Cerchiamo di analizzare brevemente cosa succede. In assenza di altre indicazioni da parte del gestore, l’utente sceglierà quasi sicuramente di utilizzare un sacchetto in plastica (PE) per raccogliere il rifiuto organico, dal momento che questa tipologia di rifiuto crea particolari problemi di odore e di percolati, che rendono poco praticabile la raccolta del rifiuto sfuso. Questa situazione puo tendenzialmente creare un problema dal punto di vista normativo: secondo le recenti modifiche al “Codice ambientale” (D. Lgs. 4/2008), infatti, la raccolta differenziata del rifiuto umido può essere considerata tale solo se effettuata sfusa o con sacchetti biodegradabili. Per questo insieme di motivi, il materiale raccolto sarà impuro perche costituito da frammenti di plastica (PE) non biodegradabile: ciò comporta un aumento del costo totale del servizio, in particolare dei costi di smaltimento dei residui plastici; inoltre, il materiale trattato dall’impianto di compostaggio, di bassa qualità, non può essere venduto come compost, vendita che per l’Amministrazione costituirebbe un ricavo capace di abbassare il costo totale del servizio.

Analizziamo ora il caso opposto, ovvero quello in cui l’Amministrazione sceglie di acquistare il sacchetto per la raccolta differenziata dell’organico e di distribuirlo gratuitamente all’utenza sostenendo nell’immediato un aumento dei costi diretti della raccolta. Per prima cosa questa scelta consente all’Ente Pubblico di agire nel rispetto della normativa recentemente entrata in vigore con la modifica del “Codice Ambientale”: partendo dal presupposto che la raccolta sfusa e un “problema” per l’utenza, e opportuno organizzare un sistema di raccolta che preveda l’utilizzo di sacchi biodegradabili.

Se il sacchetto fornito dall’Amministrazione è resistente e inoltre riduce la formazione di percolati e cattivi odori, queste caratteristiche sono “facilitazioni” offerte all’utenza per collaborare piu efficacemente alla raccolta differenziata dell’organico: attivita che per l’utenza e “volontaria” ma che per l’Amministrazione e collegata all’esigenza di rispettare la normativa che prevede la riduzione del Rifiuto Urbano Biodegradabile da avviare in discarica (DM 13/3/2003 di attuazione dell’art.7 del D.Lgs. n.36/2003). In altre parole, è ruolo di un Ente rendere il piu possibile semplice e agevole la raccolta differenziata dell’organico da parte dei cittadini, e questo avviene anche grazie alla scelta dei supporti più idonei. Se il sacchetto fornito dall’Amministrazione e resistente e inoltre riduce la formazione di percolati e cattivi odori, queste caratteristiche sono “facilitazioni” offerte all’utenza per collaborare piu efficacemente alla raccolta differenziata dell’organico: attività che per l’utenza e “volontaria” ma che per l’Amministrazione e collegata all’esigenza di rispettare la normativa che prevede la riduzione del Rifiuto Urbano Biodegradabile da avviare in discarica (DM 13/3/2003 di attuazione dell’art.7 del D.Lgs. n.36/2003).

In altre parole, e ruolo di un Ente rendere il più possibile semplice e agevole la raccolta differenziata dell’organico da parte dei cittadini, e questo avviene anche grazie alla scelta dei supporti più idonei.

Le componenti di costo sono state individuate come segue:

• il costo diretto di raccolta che comprende tutti i costi che direttamente sono intervenuti sulla specifica raccolta, quali i costi degli addetti, l’ammortamento degli automezzi, i consumi, le manutenzioni;

• il costo totale della raccolta in cui si imputano anche i costi indiretti e generali;

• il costo totale del servizio in cui, insieme ai costi totali della raccolta, si imputano tutti gli altri costi necessari per smaltire il rifiuto raccolto quali per i rifiuti indifferenziati i costi di smaltimento finale di discarica o di incenerimento e per i rifiuti differenziati i costi di t rattamento, di trasporto, di smaltimento dei residui e gli eventuali ricavi da vendita del materiale selezionato. se il gestore sceglie di non acquistare il sacchetto biodegradabile, diminuiscono nell’immediato i costi diretti della raccolta; di contro il materiale raccolto e impuro e ricco di residui plastici che richiedono maggiori costi di trattamento e quindi a valle aumenta il costo totale del servizio.

Se viceversa il gestore sceglie di acquistare il sacchetto biodegradabile, aumentano a monte i costi diretti ma a valle il materiale raccolto e di qualita migliore e quindi comporta minori costi di trattamento (abbassando il costo totale del servizio). Le stesse considerazioni valgono per la distribuzione dei sacchetti all’utenza: voce di costo diretto della raccolta, la cui eliminazione produce a valle un peggioramento della qualita del materiale raccolto e quindi un aumento dei costi di smaltimento.

A queste considerazioni dobbiamo aggiungere un elemento economico di grande importanza, la vendita del compost ottenuto negli impianti di compostaggio e i relativi ricavi che ne possono derivare per il gestore. Non bisogna infatti perdere di vista “il valore strategico della frazione umida e dei suoi volumi (12 milioni di tonnellate all’anno che oggi finiscono in discarica e decine di milioni di tonnellate che al contrario servono per migliorare le caratteristiche chimiche, la struttura fisica e l’attivita biologica dei terreni)”7. “Il mercato potenziale del comparto agricolo risulta in espansione tendenziale per i seguenti motivi:

• Il suolo agricolo abbisogna di reintegrare la sostanza organica per effetto della sua mineralizzazione, causata da fattori climatici; • La biomassa messa a disposizione dal comparto zootecnico risulta essere insufficiente in rapporto alla superficie agraria utilizzata (S.A.U.);

• La distribuzione degli insediamenti zootecnici e squilibrata rispetto alla collocazione delle aziende frutticole ed orticole.

Questo stato di cose, associato alle metodiche di coltivazione che vedono l’impiego di mezzi meccanici capaci di interessare strati piu profondi del suolo agricolo, ha portato negli ultimi decenni ad una perdita di sostanza organica (humus) che ha determinato condizioni di predesertificazione dei terreni”8.

In definitiva, mentre per le altre filiere del riciclo c’e un mercato piu strutturato, per la filiera del compost ancora c’e da lavorare molto sulla qualita. Se il compost ottenuto dagli impianti e di qualità puo essere commercializzato come ammendante agricolo e produrre ricavi per il gestore dei rifiuti, contribuendo ad abbassare il costo totale del servizio.

Dallo studio di Federambiente precedentemente citato emerge infatti che “Il costo totale del servizio tende ad essere in tutti i casi [indipendentemente dalla modalità e dalla frequenza di raccolta, ndr] superiore del 20-30% rispetto al costo totale della sola raccolta in quanto non sono stati registrati ricavi da vendita del materiale raccolto, ma al contrario costi aggiuntivi di selezione e trasporto, con costi che variano da 126 a 240 Euro/ton”.

Fonte: ACQUISTI VERDI OTTOBRE 2009

CONCLUSIONI

Premesso che il sacchetto scelto deve essere necessariamente biodegradabile e compostabile secondo la norma UNI EN 13432 che ha recipito la EN 13432 e sia sufficentemente resitente , sulla base di quanto detto dunque la miglior scelta nel tipo di sacchetto è quella che permette di:

1) avere il miglior rapporto qualità/prezzo in relazione alla destinazione d’uso del sacchetto. In pratica che sia biodegradabile e compostabile e che costi io meno possibile.

2) che la confezione di sacchetti sia la più compatta e leggera possibile e che il sacchetto sia resistente e leggero per facilitare il trasporto, la distribuzione, l’utilizzo e pertanto i costi di distribuzione e di ritiro del rifiuto.

3) che il sacchetto sia resistente anche all’acqua, facile da utilizzare da parte del utente finale, sia facile da chiudere, da conservare nella propria abitazione

4) che il sacchetto sia sempre accettato dalle aziende che fanno compost in modo che non ci sia spreco di risorse.

Sulla base di queste considerazioni la miglior scelta sembrerebbe essere i sacchetti in materiale bioplastico , che siano biodegradabili e composatabili secondo la norma UNI EN 13432 . Per avere una maggiore certezza che in sacchetto in materiale bioplastico sia conforme a questa norma si può ricercare il marchio di certificazione di prodotto finito di sacchetto per rifiuti biodegradabile e compostabile OK COMPOST dell’ente di certificazione belga Vincotte e il marchio CIC del Consorzio Italiano Compositori.

Untilizzo sinergico con biopattumiere ( per gli utenti privati), ovvero pattumiere areate che permettono la circolazione dell'aria e il contemporaneo utilizzo di cestini piu grandi che possano accogliere 3 o 4 sacchetti una vota pieni , oppure l'utilizzo di sacchi/fodere per bidoni di grandi dimensioni, 120 o 240 litri, ( per gli utenti industriali e commerciali) possono ottimizzare l'uso del sacco biodegradabile e composatabile in bioplastica.