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COMPOSTABILI, È L'ORA DELLE BIOPLASTICHE

Il CIC ha presentato a Ecomondo 2006 il MARCHIO per la COMPOSTABILITA’ dei manufatti biodegradabili. Il marchio sarà riconosciuto alle aziende che dimostreranno di possedere i requisiti tecnici tali per cui si possa trasformare un manufatto biodegradabile in ammendante compostato.
Questo significa andare a valutare la degradabilità effettiva nella filiera del compostaggio e la compatibilità ambientale dei prodotti che ne derivano.
E’ una novità assoluta che offre una ulteriore opportunità soprattutto al produttore di bioplastiche e garanzie al consumatore che i materiali di natura organica che ha differenziato vadano ad un effettivo recupero.
I materiali polimerici di sintesi, le plastiche tradizionali, svolgono oggi un ruolo ormai fondamentale per la produzione di una vasta gamma di articoli di largo consumo. Circa il 40% dei materiali polimerici oggi prodotto è utilizzato per ottenere imballaggi e la tendenza all’espansione è in crescita, soprattutto se vengono considerate anche le potenzialità dei paesi in via di sviluppo.
Nel 2005 il mercato dell’imballaggio in Europa Occidentale ha registrato una crescita del fatturato pari a circa un punto percentuale, raggiungendo un valore di 9, 29 miliardi di euro e le esportazioni di imballaggi fuori all’Europa si sono attestate a 707 milioni di euro (7% della produzione totale). Ma la maggiore domanda di prodotti eco-compatibili sta spingendo l’industria della plastica verso nuovi polimeri, ottenuti dall’utilizzo di materiali biologici (bioplastcihe) in grado di degradarsi in modo naturale nell’ambiente.
I manufatti in bioplastiche riguardano diversi settori, che vanno dai sacchetti per la spesa, agli imballaggi, ai componenti per l’interno delle automobili, agli assorbenti per bambini, ma anche vasetti per le piante e teli di pacciamatura. Ma anche protesi biomedicali e biocomposti in associazione a fibre vegetali in sostituzione della fibra di vetro. Tra i processi attualmente più adatti alla gestione post-consumo delle bioplastiche, il compostaggio rappresenta sicuramente la soluzione migliore. Realtà ormai consolidata per il trattamento dedicato esclusivamente a materie organiche biodegradabili (con l’esclusione di plastiche e altri materiali recalcitranti la degradazione), il compostaggio può essere realizzato anche con l’utilizzo di materiali organici che dimostrino però di avere caratteristiche di decomposizione simili alla sostanza organica. Unitamente agli aspetti di riduzione dello scarto organico da avviare a discarica, previsto dalla norma italiana che recepisce la direttiva discariche, l’avvio degli imballaggi compostabili nel settore del compostaggio permetterà di ottenere un prodotto di qualità: diminuirà infatti la frazione di inerti indesiderati quali le plastiche attualmente utilizzate per gli shoppers, e consentirà di limitare la produzione di sovvalli, ovvero altri rifiuti il cui destino non potrà che essere la discarica.
Gli standard di riferimento attuali individuano le caratteristiche che devono avere gli imballaggi compostabili: si tratta delle norme UNI 10785:1999 e UNI EN
13432:2002; per essere compostati, ovvero perché ne sia certa la compostabilità, tali manufatti devono dimostrare di possedere alcuni requisiti: essere biodegradabili, disintegrabili/frantumabili in un ciclo produttivo e non inficiare la qualità finale del compost prodotto.
Mente per la determinazione della biodegradabilità e della qualità del compost ci si può riferire a ben precisi standard, per quanto riguarda la disintegrazione si è rilevata la necessità di definire nel dettaglio le condizioni di prova, fornendo al laboratorio di riferimento un vero e proprio protocollo analitico.
Il CIC, data la carenza di specifiche tecniche nelle norme di cui sopra, si è impegnato ad implementare lo standard attuale di riferimento, proponendo un test di disintegrazione su scala reale per i manufatti compostabili. Dopo esperienze pluriennali condotte presso impianti di compostaggio per determinare l’efficienza del processo e la qualità del compost ottenuto, è stata messa a punto una metodica che oltre ai materiali plastici biodegradabili potrà essere indirizzata anche a tutti i manufatti biodegradabili.
Oltre all’impegno per implementare lo standard attuale di riferimento, il CIC ha depositato un marchio per la compostabilità delle bioplastiche.
Il programma di certificazione è stato avviato questo autunno e riguarderà dapprima il rilascio del marchio per sacchi e film compostabili, ma in seguito riguarderà tutti i manufatti realizzati con biopolimeri.

di Massimo Centemero, Direttore tecnico del Cic

Fonte: La nuova ecologia