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La vera essenza e l'autostima

La vera essenza e l’autostima

“All’inizio, io ero una persona, che non sapeva niente al di fuori della propria esperienza. Poi mi dissero delle cose, e divenni due persone…In principio ero IO, e io ero buona. Poi venne l’altro Io. Un’autorità esterna. Questo mi confondeva. E poi l’altro Io divenne molto confuso perché c’erano tante autorità esterne. Stai seduta bene. Esci dalla stanza per soffiarti il naso. Non fare questo, non sta bene…Sii sempre carina con gli altri anche se non ti piacciono, non devi urtare la loro suscettibilità. Sii franca e onesta, se non dici agli altri cosa pensi di loro, questa è vigliaccheria. Coltelli per il burro. E’ importante usare il coltello per il burro. Coltello per il burro? Che scemenza! Parla bene. Stupidina!...la cosa più importante è far carriera. La cosa più importante è sposarsi…la cosa più importante è piacere a tutti. La cosa più importante è vestirsi bene….la cosa più importante è essere sempre il primo…Tutto il tempo l’Io dice: vivi la tua vita. E’ questo che è importante. Ma quando l’Io vive la sua vita, gli altri dicono: no, non va bene. Tutti gli altri Io lo dicono. E’ pericoloso. Non è pratico. Andrai a finire male. Entrambi gli Io hanno una casa e un marito e figli e tutto il resto, e amici e rispettabilità e tutto il resto e sicurezza e tutto il resto, ma entrambi sono confusi perché l’altro Io dice: ‘Vedi? Sei fortunato’, mentre l’Io piange. ‘Perché piangi? Perchè sei così ingrato?’. L’io non conosce la gratitudine o l’ingratitudine, e non sa rispondere. L’io continua semplicemente a piangere…L’altro Io si stanca, e continua a ridere, perché questa è la cosa giusta da fare. Sorridi e sarai ricompensata. Gli altri saranno gentili con te e questo ti renderà felice…Sii allegra, sorridi, sorridi…l’Io sta piangendo…’Non essere triste! Esci e fa qualcosa...’

L’io continua a piangere, ma ormai non lo si sente e avverte molto. Improvvisamente: ‘Che cosa sto facendo?’(B. Stevens).

Trovo questo estratto di Stevens davvero significativo per riassumere ciò che, dal mio punto di vista, influenza la formazione della persona e della propria autostima fin dalla nascita. Nel corso della vita ci abituiamo a ricevere opinioni su di noi, su come siamo e su ciò che possiamo fare, e questo accade attraverso i nostri genitori, gli insegnanti, gli amici, il partner, insomma chiunque…spesso ci diranno frasi come: “Non puoi farcela! Sei troppo vecchio! Sei troppo giovane! Non funzionerà mai! Non hai i titoli! Non hai abbastanza soldi! Non si può fare! Tu sei fatto così”.

Finchè lentamente queste convinzioni possono entrare a far parte di noi e risuonare più vividamente nei momenti di maggiore difficoltà o di stress. In quel caso il nostro dialogo interno può portarci a ripetere le cognizioni negative su di noi che tante volte abbiamo ascoltato da altri o che abbiamo dedotto; compromettendo così l’autostima. Solo dinnanzi ad un atteggiamento di accettazione e riconoscimento per la nostra vera essenza ci possiamo sentire persone OK. Il bambino e poi l’adulto, ricavano questa convinzione dalle “carezze”, cioè dai riconoscimenti che provengono dal mondo esterno. Ogni comportamento può essere influenzato, modificato o inibito mediante le carezze, che possono essere: condizionate o incondizionate, positive o negative. Per esempio:

“Vai bene così come sei” positiva incondizionata,

“Vai bene perché fai quello che mi aspetto da te!” positiva condizionata,

“Non vai bene” negativa incondizionata,

“Non vai bene quando litighiamo” negativa condizionata.

Non siamo abituati a ricevere carezze positive incondizionate, né a darle a noi stessi o agli altri, piuttosto tendiamo ad utilizzare e ricevere carezze negative incondizionate, molto più deleterie di quelle negative condizionate, che sono circoscritte ad un comportamento specifico e non attribuiscono una connotazione alla persona nella sua interezza.

Inoltre talvolta non consideriamo importanti i nostri e altrui pregi, mentre facciamo molta attenzione ai difetti. Spesso dinnanzi ad un successo ci possono dire quanto siamo bravi, ma da noi ci si aspetta: “Oh, non è stato niente!”, e ogni volta ci sminuiamo. Insomma quando ci comportiamo bene abbiamo fatto il nostro dovere e le nostre azioni sono date per scontate o ignorate, mentre quando sbagliamo tutti lo sottolineano e ci criticano, perfino noi stessi.

Tutto questo fa sì che ciascuno utilizzi un filtro per leggere la realtà circostante, che se troppo rigido e pervasivo può contribuire a tenerci bloccati prevalentemente sugli aspetti negativi della nostra persona e della nostra vita. Per esempio, invece di dire “ho sbagliato” diciamo “sono un incapace”, ci biasimiamo continuamente o biasimiamo gli altri, facciamo le vittime e ci rendiamo impotenti.

Fortunatamente una bassa autostima non è una condizione immutabile, ma un importante segnale che indica che stiamo trascurando i nostri reali bisogni e il nostro vero Io. L’autostima, si costruisce durante tutta l’esistenza e richiede un impegno costante. Ciò su cui si può lavorare è la valorizzazione e l’ampliamento delle nostre risorse e al contempo l’accettazione, con atteggiamento non giudicante, anche delle nostre zone di vulnerabilità, imparando a convivere con esse. La consapevolezza nutre la fiducia in sé stessi, perché determina il rispetto per il proprio mondo interiore. Vivere in modo consapevole significa comportarsi in sintonia con i nostri bisogni e i valori di appartenenza, dopo averli riconosciuti.

“Il potere è dentro di noi, è nella cura che abbiamo di noi stessi, nelle capacità di volerci bene” (W. Pasini, 2001)