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ANSIA E PAURA: DUE EMOZIONI A CONFRONTO

L’ansia è uno degli stati emozionali più intensi, pervasivi e conosciuti della società attuale. Spesso viene scambiata con la paura ma ciò che permette di distinguere i due termini è che quest’ultima è di solito rivolta ad un oggetto specifico, è più intensa ed episodica.
Negli stati d’ansia, al contrario, è spesso difficile identificare la causa della tensione anticipatoria e del disagio generalizzato per cui questi sentimenti possono essere sconcertanti per chi li vive.
Le relazioni tra ansia e paura possono essere complesse; l’ansia segue spesso la paura ( ad esempio di poter essere nuovamente colti da un attacco di panico), e le esperienze in cui si è sperimentata l’ansia possono a loro volta generare “la paura di un ritorno dell’ansia”.
Esistono però delle differenze soggettive nella predisposizione a provare questa emozione, in quanto nella sua percezione sono coinvolte diverse componenti biologiche, personali, educative e sociali.
Il paziente ansioso che affronta una situazione potenzialmente minacciosa compie un “grossolano esame della realtà” temuta: dirige il focus dell’attenzione verso di essa, aumenta la sua sensibilità verso la persona e/o oggetto ansiogeno portandolo ad interpretare la realtà con degli “errori di ragionamento” che il più delle volte sono responsabili della formazione degli schemi rigidi di pensiero. Inoltre, di conseguenza, attua delle strategie comportamentali apparentemente risolutorie, quali la fuga e l’evitamento.
Vi è pure un nesso significativo tra il nostro stato d’animo e il modo in cui respiriamo: quando siamo calmi e sereni il respiro è regolare, mentre nel momento in cui ci sentiamo ansiosi o irritati anch’esso diviene in breve tempo rapido e affannoso fino a farci iperventilare”.

→ Che cosa significa iperventilare?

Tutti ormai sanno che per nutrirsi bene non è sufficiente riempire lo stomaco con la maggior quantità possibile di cibo: ciò che occorre è che gli alimenti vengano mangiati ed assorbiti nelle moderate quantità e qualità, e assimilati bene al punto da produrre energia per il corretto funzionamento dell’organismo.
Allo stesso modo non è necessario “respirare più del necessario” per raggiungere un buon equilibrio psico-fisico. In particolare, quando lo sforzo che dovremo affrontare non è fisico bensì mentale sarebbe bene non intensificare la respirazione, perché in tal modo si viene a creare uno squilibrio tra l’entrata di ossigeno e l’uscita di anidride carbonica dall’organismo mettendolo così sotto inutili sforzi (ad esempio, come nell’ansia da prestazione).
Perciò respirare bene non significa respirare più della norma o più velocemente!

→ I benefici di una respirazione diaframmatica

Anziché respirare “di pancia”, adottare una lenta respirazione diaframmatica rappresenta una delle tecniche migliori per abbassare il nostro livello di tensione e di attivazione fisiologica, intesa sia come ansia da prestazione (es. ansia d’esame) che come ansia anticipatoria correlata alle situazioni di natura fobica (es. attacco di panico, agorafobia, fobia sociale, ecc.).
Tale respirazione risulta benefica non solo perché il movimento del diaframma ottimizza la circolazione linfatica ma anche perché in questo modo l’aria introdotta nell’organismo finisce nella parte bassa dei polmoni per cui l’ossigeno contenuto nell’aria respirata passa dai polmoni al sangue in quantità maggiore.
In alternativa, se si comincia a respirare affannosamente, gonfiando i nostri polmoni, l’apparente abbassamento dell’ansia rischia di divenire “il peggiore rimedio” tale da creare le condizioni migliori per arrivare ad iperventilare inutilmente e mettendo il fisico sotto stress.
In effetti, molti studi attinenti all’orientamento cognitivo-comportamentale, hanno validato l’esistenza di una relazione significativa tra attacco d’ansia, panico e iperventilazione.
Imparare a gestire le situazioni di natura ansiogena e fobica è possibile attraverso degli specifici esercizi di respirazione lenta, previsti e introdotti anche in varie tecniche di rilassamento tra cui il Rilassamento
Progressivo Muscolare di Jacobson, il Training Autogeno, la Mindfullness, l’Ipnosi, ovvero tecniche di natura comportamentale dell’approccio sopra citato.


(scritto da Dott.ssa Silvia Artuso 24 Ottobre 2013)